Manca ancora tantissimo alla data di definizione dei rosters NBA: ecco chi è ancora a spasso e perché.

Senza contratto essenzialmente per usura e raggiunto limite di età sono ANDRE MILLER (pg, 40), STEVE BLAKE (pg, 36), KRIS KAMAN (C, 34, spesso infortunato), TAYSHAUN PRINCE (36, uno dei grandi della NBA 2K, ma già da un paio d’anni meditabondo sul ritirarsi o meno), KIRK HINRICH (pg, 35, ripudiato da coach Hoiberg dopo una vita ai Bulls). Nessuno di questi è particolarmente fresco, ovviamente, ma Blake e Miller in primis potrebbero trovare facilmente un contratto nelle prossime settimane. Blake ha giocato un’ennesima ottima stagione da back-up pg ai Pistons, mentre l’Uomo del Paleolitico è fisicamente integro anche se non reattivo come un 20enne, ed è uno di quelli che alle feste riesce a imbucarsi sempre. In questa categoria metteremmo anche GARY NEAL, che non ha più saputo ripetere le gesta di quando era agli Spurs: i 33 anni, uniti ai balbetii del dopo-SA e alla tendenza ad infortunarsi a ripetizione non lo rendono tra i più appetibili.
Altra categoria di giocatori sono quelli al palo per motivi caratteriali: troppo “comunicativi”, come JOSH SMITH (pf, 30), che ha finito di venir pagato (per la maggior parte di quanto recitava il suo salario) dai Pistons pur di stare al largo da Detroit, ed ora, ovviamente, è un affare meno goloso per rischiare di mettersi in spogliatoio un rompiscatole acclarato. Potrebbe essere uno dei principali indiziati per un annetto in Cina. All’opposto di JS potremmo indicare KEVIN SERAPHIN, centro francese che va per i 27, molle come pochi in campo. E’ tecnico, con ottima mano, ma il suo approccio “siesta” alle gare potrebbe condurlo fuori dalla NBA. Tornando nel girone degli estroversi troviamo senza dubbi LANCE STEPHENSON (sf, 26): per lui si tratta solo di una questione di tempo, perché un contratto lo trova di certo. Lance è uno strano tipo: incredibilmente talentuoso, ha anche dimostrato dal terzultimo approdo in poi (Hornets) di non essere eccessivamente attaccato ai soldi: è purtroppo anarchico e umorale fino all’autolesionismo. Oltre l’autolesionismo va spesso, invece, PJ HAIRSTON (pf, 24), uno che qualche problema con i poliziotti lo ha avuto, e in campo rende sempre meno di quanto il suo innegabile talento gli permetterebbe.
Pagano un’ultima stagione non eccellente, invece, NORRIS COLE (pg, 27) e KEVIN MARTIN (sg, 33). Cole ha fallito ai Grizzlies e ha anche avuto un infortunio serio nella seconda parte dell’anno; Martin è un realizzatore da 19 in carriera, ma l’ultima stagione, spesa fuori dal progetto Minnesota e deludendo nel ruolo di cambio di lusso per i PO a San Antonio, lo hanno fatto calare nelle preferenze dei GM. E’ nell’età in cui o trova uno spot in una squadra da titolo, oppure, se accetta di lasciare gli USA, può andare a caccia di dollari per chiudere la carriera, il che lo potrebbe proiettare in Cina o in una qualche squadra ricca di Eurolega. L’ultimo anno speso quasi per intero in infermeria ha bloccato la crescita di DONATAS MOTIEIUNAS. Nell’anno precedente il Lituano aveva mostrato di essere a pieno titolo un giocatore NBA, tanto che a Houston paragonavano i suoi movimenti offensivi a quelli del suo allora coach McHale (una delle migliori 5 pf ogni tempo). Ora i dubbi sulla sua salute, oltre ad un certo richiamo verso la natìa Europa, potrebbero anche, con molta gioia da parte nostra, riportarlo al di qua dell’Atlantico.
Chi deve guarire prima di trovare una linea tratteggiata sopra la quale mettere la firma in fondo a un foglio è MARIO CHALMERS. –Rio si è sfasciato il tendine d’Achille nel finale di stagione a Memphis, e la squadra lo ha messo in lista waivers. Non è detto che non rifirmi proprio coi Grizzlies, e in ogni caso siamo certi che tante squadre lo vorrebbero….Atlanta? Infine JR Smith: è solo questione di soldi, di tempo, e probabilmente di un paio di telefonate da parte di LBJ.