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EASTERN CONFERENCE #7: MILWAUKEE BUCKS. Prima dell’infortunio a MIddleton i Bucks erano il nostro SICURO settimo posto. Ora sarà dura, ma, complici il caso-Bosh a Miami e l’equilibrio della Eastern, hanno tenuto il posto. Per evitare rapine, han fatto firmare a Giannis Antetokounmpo (The Greek Freak per gli USA, Il Mio Grande Lungo Pterodattilo Greco per noi) un’estensione da 100 milioni per 4 anni. Era dai tempi di Ray Allen e della squadra che per un pelo non andò alle Finals 2001 che a Milwaukee non risiedeva un giocatore con il quale la franchigia potesse fondersi e nel quale potesse riconoscersi. Quando si compiono certe scelte, e quando il coach è anche GM come accade per Jason Kidd, si intende che giocatore, staff, franchigia si vincolano per raggiungere qualcosa di grande. Perciò, oltre che per ragioni tecniche, attendevamo un grande salto dai Bucks. Il salto avrà minor raggio, ma il progetto tecnico resta intrigante. Vede lo Pterodattilo agire da pg o point forward, a seconda dei momenti della gara, e nel back-court si alternerà con un altro giocatore di dimensioni “spurie” per il ruolo: Michael Carter-Williams, pg di 2 metri. Quello che stimola il nostro istinto di aficionados è la dimensione stritolante che può assumere questa squadra in difesa, per la propensione dei ragazzi e le loro misure (maggior chilometraggio di lunghezza braccia mai raggiunto in NBA); spesso Il Greco lascerà a MCW la marcatura della pg avversaria per andare ad oscurare il pick and roll/pop, visto che può marcare chiunque da 1 a 5, anzi: Antetokounmpo si trova meglio vs i grossi che i piccoletti. Il greco che attacca da 1 e difende da 4 o da 5 permette di panchinare Monroe, e aggiungete a questo assetto la tigna di Dellavedova arrivato dai Cavs (uno che non si dispiace di giocare 15 invece di 20 minuti e che da 3 può solleticare se non valicare la soglia del 40%). Il tiro puro avrebbe dovuto essere competenza di Kris Middleton, infortunatosi al bicipite femorale destro e out 6 mesi: immediata trade e arrivo del talento senza controllo di Beasley, molto meno tiratore e più votato al gioco 1 vs 1, che sarà specialità primaria di Jabari Parker. Resta il pitturato: tutti si attendevano che Monroe (piedi di Nijinskji in attacco, paracarro in difesa, atteggiamento da plumcake) partisse, invece è rimasto, ma sarà il principale pezzo da trade da ora fino alla fine della stagione, e oltre. L’ancoraggio sottocanestro è rappresentato quindi da Miles Plumlee e non è una notizia da prima pagina; c’è poi l’eterno incompiuto Henson e i Bucks pagano ancora lo stipendio al re del thc (ex grande stoppatore) Larry Sanders: pare abbia iniziato carriera musicale. La sorpresa dovrebbe giungere da Thon Maker, pf/c, il rookie meraviglia, passato alla NBA dalla High School per cavilli sulla posizione scolastica (aumentati dall’aver vissuto e studiato in 3 continenti); la chiamata 10 al Draft ha fatto scalpore, ma secondo noi il ragazzo è pronto, anche se alla SL ha stabilito un record: in SL il limite di falli personali è 10…lui è uscito fouled out, in una ventina di minuti. L’altro rookie è Malcolm Brogdon, guardia/ala tuttofare e molto disciplinata, un tipo adattissimo agli Spurs, per chiarire. Sia stato per necessità tecnica (Bucks tragici lo scorso anno per % di squadra da 3), oppure per capacità veggenti, Kidd aveva ingaggiato 3 tiratori, in estate. Tra “Threerza” Teletovic, Jason Terry, Steve Novak almeno due eran destinati a occupare le parti più buie del pino, ora, fino al ritorno di KM, saranno utilissimi. PAYROLL: 103 milioni, lieviterà l’anno prossimo con l’entrata in vigore dei 25 per il Greco. Le calibrature del monte stipendi, dato che fra due anni (non il prossimo come scritto da quasi tutti) scadrà anche Jabari Parker, saranno complicate per Kidd, e per questo liberarsi in fretta dei quasi 18 milioni di Greg Monroe dovrebbe essere una priorità.

WESTERN CONFERENCE #7: MEMPHIS GRIZZLIES. 30-26-21. Se volete giocateli, ma non sono numeri del lotto: sono le gare saltate l’ultima stagione dai 3 uomini più pagati dei Grizzlies. Conley-Gasol-Parsons (che era a Dallas). La fragilità è stato il vero problema dello scorso anno per Memphis, che ha dovuto schierare 27 giocatori per riempire i buchi che continuamente si aprivano. Per quanto costosa (e con effetti dal potenziale non solo positivo nel futuro) è stata un’estate dal pollice in alto per i Grizzlies, che, è vero, hanno salutato il magnifico coach Joerger, ma hanno compiuto le due principali missioni: tenere come pg Mike figlio di Mike, e trovare un tiratore. Parsons è un tiratore, e Mike Conley jr resterà. E resta con uno WOW: è diventato infatti il giocatore di singolo contratto più pagato della storia della NBA: 152 milioni e qualche spicciolo da pagargli in 5 anni. Quel che Memphis ha provato e sta provando a fare è rimanere nella élite della Western Conference, basandosi, old school, su quello che veniva chiamato “asse play-pivot”, e aggiungendoci il necessario sfogo oltre l’arco. Gli infortuni (Parsons in particolare ha una media di 15 gare perse a stagione, e la media non tiene conto del fatto che sono sempre aumentate), e una certa pesantezza della carta d’identità sono la principale zavorra ipotizzabile; aggiungiamo che, a parte Parsons e Conley, il tiro perimetrale non abbonda, e che al di fuori del trio il roster è abbastanza povero di punti nelle mani, soprattutto in post basso, se escludiamo il vecchio Zach Randolph, che prima o poi comincerà a pagar pegno alla data di nascita. Né lo stoppatore Brendan Wright né il secondo anno Jarrell Martin (quello che non sa nulla della storia NBA a parte gli ultimi 3 anni) risultano particolarmente pericolosi in post, così come l‘elicotterone JaMychal Green (altra stelletta di Baskettiamo dalla SL 2014), che a dispetto dei limitati mezzi tecnici è sempre utile nella NBA, e si è meritato l’ennesimo annetto di contratto. Le sorprese? Potrebbe essere Tony Wroten, uno dei pochi a lottare nei Sixers 2014-15, poi infortunatosi rovinosamente, e tornato senza troppo costrutto nella parte finale della passata stagione. Ha la stazza di una grossa sg, gli istinti di una pf, gioca di solito pg: abbastanza per capire che il talento c’è, ma la confusione anche, unitamente a un certo disordine nelle abitudini di vita, per così dire….però i mezzi fatti vedere nel pur povero panorama di Philly son considerevoli. I due rookies sono Deyonta Davis e Wade Baldwin, buoni ma davvero bisognosi di sviluppo, e dai curricula opposti: Baldwin è una pg dal percorso universitario corretto, Davis è stato il caso umano del Draft 2016, one and done da Michigan, preteso lottery pick, è scivoltato al primo posto del secondo giro, e all’intervista post-draft era quasi in lacrime. Il grande Vincredible Carter continua a giocare, e anche Tony Allen invecchia ma morderà chiunque in difesa. Memphis è tutt’altro che perfetta, ma farà i PO. A guidarli un nuovo coach: David Fizdale, 14 anni da assistente 9 dei quali a Miami. Ha dunque vinto due Anelli, passa per essere un maniaco dei dettagli, e della difesa, e ha voluto allenare i Grizzlies fin dalla SummerLeague. Ha già informato la squadra che i primi 6 secondi di ogni possesso saranno di Mike figlio di Mike, il che implica che buona parte dei restanti 18 saranno di Marc fratello di Pau….Taaaaaanto p’n’roll in arrivo, ragazzi. PAYROLL: sfiora i 110 milioni. Sesto totale della NBA, ma più preoccupante nel futuro: nel 2019 saranno 85 i milioni legati a un solo trio, quello dei numeri all’inizio.