Nella notte NBA 6 partite, 3 di esse di particolare importanza, e un paio lo erano anche per i Nuggets di Danilo Gallinari.

Giocavano infatti i Kings, che han perso contro i Sixers: proprio Sacramento è la squadra che potrebbe più dare fastidio alla rincorsa-Playoffs di Denver.

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. SACRAMENTO KINGS 119 – PHILADELPHIA 76ERS 122
Nelle ultime 15 gare, cioè dall’inizio del 2017, i Sixers sono 10-5. Un paio di queste W sono state ottenute, come quella di stanotte, addirittura senza l’apporto di Embiid. Il lavoro di Brett Brown sui giovani comincia a dare frutti, e Philadelphia ora è conosciuta anche come la squadra di TJ Connell, stellina nascente del playmaking stelle e strisce, o la squadra di Dario Saric, che senza Embiid correrebbe per il riconoscimento di ROY, oppure per la formazione che occupa il settimo posto assoluto nella Associazione per triple imbucate per partita, con quasi 11 di media (e 11 infatti stanotte). Quando una formazione entra tra le prime 10 della NBA in una qualsiasi categoria statistica, significa che, nell’affrontarla, il coach avversario ha qualcosa di serio di cui preoccuparsi: pensare una cosa del genera a proposito dei Sixers era utopia degna di dileggio, ad inizio stagione. La gara di stanotte vs i Kings era dura anche per la presenza di DMC, presenza che andava a impattare pericolosamente l’assenza di Embiid. Cousins ha fatto una grandiosa partita (46-15-5: 11/16 dal campo di cui 4/6 da 3, e 20/22 in lunetta): prima ha creato il vantaggio Kings portato avanti fino ad inizio terzo quarto, poi ha guidato la rimonta terminata corta di 3 punti, ma SAC ha avuto in mano il tiro per pareggiare. Purtroppo per i Californiani, solo il pino ha supportato lo sforzo dell’immneso Boogie: parliamo di WCS (17 con 8/10 per il prodotto di Kentucky U.), di Matt Barnes (16 con 4/7 da 3) e degli 11 assists di Ty Lawson; il resto, quasi deserto. Per i Sixers invece vero team effort, con 6 in doppia cifra e un settimo a 9. TJ ha pareggiato gli assists di Ty, ma il vero MVP di Phila è stato Covington (un undrafted 2015 che grida vendetta) capace di 23+10 con 4 triple. In assenza di Embiid ha giocato discretamente, partendo in quintetto, Okafor (15+4), ma è sempre molto morbido nel suo gioco, e gli preferiamo Noel, con il suo 12-3-2, con 3 rec, 1 stoppata, 5/5 al tiro e +9 di plus/minus. L’esplosione di McConnell ha creato problemi a Sergio Rodriguez, che ha perso il quintetto e visto calare drasticamente il suo tempo di gioco: potrebbe venire riportato alle vecchie abitudini se Phila accettasse le offerte che i Cavs, secondo gli ultimi rumors, stanno facendo per avere la pg che LBJ chiede disperatamente.

AA CENTER, DALLAS. CLEVELAND CAVS 97 – DALLAS MAVS 104
Quando dovete valutare un playmaker, c’è solo una domanda cui rispondere, una volta appurato che abbia gambe e braccia e possa correre sulle tavole: ha leadership? Se la risposta è positiva, quella è la vostra pg: tutto il resto, tecnica e tattica e fisico e QI cestististico, viene dopo. Alla domanda si risponde positivamente nel caso di Yogi Ferrell: pg ad Indiana U. per la quale ha giocato tutti e quattro gli anni collegiali canonici, è uscito questa estate e al Draft è andato undrafted. Aver lasciato passare Ferrell senza sceglierlo è il più grande errore commesso da tutti i GM della NBA al Draft 2016. Dopo aver giocato una decina di partite per i Nets durante la prima assenza di J-Lin, Yogi si è accasato ai Long Island Nets, la succursale D-League di BKN, fino a sabato scorso, quando ha firmato un decadale con i Mavs, stante la perdurante assenza di Barea cui si era aggiunta il Venerdì anche quella per 2 o 3 gare di Deron Williams. La finestra NBA di Ferrell prevedeva dunque 3 o 4 gare con Dallas per provare a convincere i Texani a tenerlo almeno per il secondo decadale, e le prime due sarebbero state contro Spurs e Cavs. Le due gare contro la seconda e terza squadra dell’Associazione hanno detto che Ferrell non solo può, ma DEVE stare su quelle tavole. 28-7-10 con 6 rec e 2 perse, 10/24 al tiro comprensivo di 4/10 da 3. Il rapporto assists/perse, statistica cruciale per ogni pg, è 5 a 1, quindi di cosa stiamo parlando, suvvia. E’ divertente che Yogi abbia riconfermato le sue qualità proprio contro i Cavs, che di pg stanno, per così dire, morendo. La reiterata richiesta di James al proprio ftont-office perché gli mettano in squadra una pg sta distruggendo le sicurezze di Cleveland, che per la prima volta dal ritorno del Prescelto ha avuto un mese perdente (7-8) in questo Gennaio pre-trade deadline. Si sono ridotte le sicurezze di Kyrie (vs Dallas 18-5-5 ma 7/21 al tiro e 6 perse), che è un cattivo difensore e un esimio finalizzatore ma non è una pg e soprattutto senza LBJ non ha mai superato il 40% di W in stagione; si sono annullate le già poche sicurezze della unica vera pg di ricambio di Cleveland, il rookie tascabile Kahlil Felder; infine, anche coach Lue, che si è lanciato, ma forse costretto da James, nel prolungato utilizzo di LeBron (23-9-9 stanotte) da pg, anche stanotte ha fatto parecchi pasticci contro un mago della panchina come Carlisle. L’assenza di Kevin Love è un alibi che copre pochissimo le magagne dei Cavs, anche perché i Mavs erano senza Williams e Bogut. Cleveland ha difeso orrendamente in particolare su Harrison Barnes (24-11-3): nei quintetti strambi con LBJ da pg, quintetti con Thompson-Frye-McRae-Korver, per esempio, HB superava James in voglia, Korver e Frye in mobilità, TTT in velocità e McRae in tutto. La libertà dell’ex Warriors costruiva opportunità per Wes figlio di Wes (21-4-2 e anche buone difese su James), nonché per le pg ruotate da coach Carlisle: Ferrell-Devin Harris-Seth Curry (16-5-4 dopo i 24+10 vs gli Spurs). E’ divertente, nel campo del puro scherzo, che Cleveland abbia perso in maniera poco decente contro la squadra che, a parte quelli veri, ha il più alto tasso di Golden State nel sangue: parliamo infatti di Seth che è il fratello di Steph, e degli ex Guerrieri Barnes e Bogut, pur infortunato…però se andate allo American Airlines Center per la prossima casalinga dei Mavs vi daranno il pupazzetto Bobblehead dell’Australiano. Contenti?

TD GARDEN, BOSTON. DETROIT PISTONS 109 – BOSTON CELTICS 113
Isaiah Thomas (41pti di cui 24 nel 4’ periodo, 8 ass, 2 rec), dopo una decisione arbitrale che lo aveva fatto infuriare, guida come sempre l’attacco dei Celtics: un primo piano ne aveva rivelato la furia ora contenuta e la assoluta determinazione a vendicare l’affronto dei grigi. IT4, come si sa, è a stento 175cm; Bimbone Drummond, invece, è 2.10 per almeno 110 kg, ed è uno dei centri più potenti ed esplosivi della NBA. Thomas ha cercato apertamente il confronto con Bimbone (sontuoso stanotte: 28+22), per stabilire le gerarchie, e lo ha cercato nell’elemento di Drummond, il pitturato, andando a piazzare in faccia al centro dei Pistons un arresto e tiro nel rettangolo verde. Non ci sono record che IT4 possa battere/continuare a battere che valgano più di quella azione, che dice tutto del nanerottolo di Boston. Quella è un’azione che vale una partita e un biglietto per vederla, anche se la partita fosse terminata 109 a 2 per i Pistons. Invece i Celtics hanno vinto, ma se la son vista brutta, perché, dopo aver toccato anche 12-15 punti di margine nel terzo quarto, si son fatti superare dai Pistons a metà dell’ultimo periodo, prima che Thomas riprendesse in mano la gara. Il punteggio dell’ultimo quarto dice 39-34 per Detroit, ed è sintomo di come sia stato pazzo il quarto periodo, con un inizio da 83% al tiro e 0 perse per Detroit, ed un finale di puro orgoglio dei Celtics. Due cose sui Pistons. La prima: coach VanGundy è stato il primo che al TD Garden abbia provato a neutralizzare Thomas attaccandolo e facendolo faticare in difesa, commettere falli e anche un paio di figuracce: parliamo di un frangente in cui Calswell-Pope ha messo in seria difficoltà il nanerottolo, facendogli commettere due falli su altrettante triple (5/6 in quei liberi per KCP) e segnandogli in faccia un’altra tripla: alla fine per la guardia di Detroit 18-3-3. La seconda cosa: i Pistons sono esplosi tutti in un colpo tra fine terzo ed inizio quarto periodo, in coincidenza con la panchina di Reggie Jackson a favore di Ish Smith. E’ vero che Ish è uno dei notri Mirtilli, quelli che noi scoviamo nel sottobosco NBA prima che assurgano alla grande ribalta, ma il dato W/L dei Pistons dal ritorno di Jackson dall’infortunio è 10-17, mentre, quando era Ish a governare, il record era 11-10.

Nelle altre 3 gare della notte, successo in OT dei Lupacchiotti di Minnesota vs Orlando, con KAT a 23-12-7 e 3 stoppate; la nuova vita di Dion Waiters (19-6-9), che ora fatichiamo a continuare a chiamare “grandine sulle vigne”, garantisce a Miami il successo su BKN; Memphis supera agevolmente i Suns con 38-6-9 di Mike figlio di Mike Conley: i 38 sono suo career-high, le 7 triple anche, ma pareggiano altre 2 occasioni.