Un’altra nottata ricca di emozioni, dopo quelle incredibili arrivate dal Tennesse, dove i Grizzlies hanno intrappolato gli Spurs come tante volte avevano fatto con le big in regular season. Nonostante un Kawhi da sogno infatti anche gara 4 è andata agli orsi, che grazie all’essenza del grit&grind ed un capolavoro di Marc Gasol all’overtime pareggiano la serie.

BANKERS LIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS. CLEVELAND CAVALIERS 106 – INDIANA PACERS 102

I Cavs completano lo sweep ai danni degli Indiana Pacers, che nelle due gare casalinghe hanno dimostrato quanto predetto da noi già in regular season. Indiana sarebbe una squadra, sulla carta, attrezzata per fare ben più di un settimo posto seguito da uno 0-4 al primo turno, ma dal punto di vista del coaching ha delle grossissime carenze. Coach McMillan, nonostante fosse anche stato sopra di 26 in gara 3, non ha mai mostrato una difesa adeguata su LBJ, né un attacco competente per punire una difesa decisamente imperfetta come quella dei Cavs. Il cambio sistematico è proprio quello che LeBron sembra chiedere ogni volta che prende palla; limitarsi a giocare isolamenti di PG13 o Lance il pazzo per 4 gare, contro una difesa che se mossa tende a collassare, significa non avere lucidità e controllo di quello che si sta facendo. L’ultima gara è esistita solamente grazie ad una bella prova di orgoglio di Stephenson (22) e Turner (20-9), mentre un George poco preciso ha incontrato ancora il Re nella sua versione migliore. LBJ ha chiuso con 33-10-4 e 4 steals, giocando la sua partita da accentratore e dominatore, infilando la tripla decisiva, come spesso accade di recente, senza ritmo né palleggio e con una mano in faccia. Cleveland ora avrà tempo di rifiatare, aspettando la vincente tra Toronto e Milwaukee, al momento sul 2-2, con entrambi i campi violati e probabilmente non troppe chance per il secondo turno.

CHESAPEAKE ENERGY ARENA, OKLAHOMA CITY. HOUSTON ROCKETS 113 – OKLAHOMA CITY THUNDER 109

I Rockets si portano avanti 3-1 nella serie, piegando OKC al termine di una partita tiratissima, in cui la difesa dei Thunder è stata quella che avevamo già considerato potenzialmente decisiva in una serie di playoffs. Harden è stato ben limitato, anche se non sembrava la sua serata migliore, a 16 punti e solo 7 viaggi in lunetta, che considerati i suoi ultimi numeri sono più che un affare. Donovan ha evidentemente scelto di arginare il tiro da 3 punti dei Rockets, anche a discapito della protezione del ferro. In questo senso è stato incredibilmente importante l’apporto di Nenè, che col suo 12/12 dal campo per 28 punti e 10 rimbalzi è stato la vera chiave di volta della partita. Nello scontro tra MVP, pur perdendo, la spunta Westbrook, che chiude con 35-14-14 e la bomba che riporta i suoi in condizione di poterla vincere. Al termine della gara abbiamo avuto la dimostrazione di come il Russ-ball non sia assolutamente un’imposizione del capo ai suoi sottoposti, ma di come invece sia il supporting cast di Westbrook a farsi condurre ciecamente dal candidato MVP. In conferenza stampa infatti un giornalista ha chiesto ad Adams un parere sulla netta differenza tra i Thunder con Russ in campo e quelli con Russ in panchina. Alla domanda ha prontamente risposto invece Westbrook, ringhiando di non cercare di dividere la loro “famiglia” e di passare alla prossima domanda, mentre il neozelandese non ha emesso un singolo suono.

UNITED CENTER, CHICAGO. BOSTON CELTICS 104 – CHICAGO BULLS 95

Tutto da rifare per i Bulls, probabilmente unica squadra di questa postseason capace di sprecare un 2-0 maturato in trasferta, e come già spiegato da noi, tra le compagini più incostanti di questa stagione. I Celtics ci hanno fatto vedere di nuovo la loro pallacanestro, dopo una gara 3 in cui la prova di squadra era stata impeccabile, questa gara 4 l’ha dominata IT4: 33 con 7 assist, accompagnato da un Horford ancora fondamentale. Al “leggero” centro di Boston veniva spesso imputata la poca presenza a rimbalzo, che già nella terza gara era migliorata. Proprio con il dominio sotto le plance di Lopez&co i Bulls avevano portato a casa le prime due vittorie, il numero delle boards di stanotte invece è praticamente lo stesso da entrambe le parti. Insieme alla ottima reazione degli uomini di Stevens, elmento imprescindibile delle ultime due gare è l’assenza di Rajon Rondo, che sembrava tornato proprio quello che vestiva la maglia biancoverde nelle prime due uscite. Prestazione scintillante anche di JB, che ne segna 33 presentandosi 23 volte in lunetta, ma non adeguatamente supportato da Wade, che era stato invece guerriero e professore in gara 3.

VIVINT SMART HOME ARENA, SALT LAKE CITY. LOS ANGELES CLIPPERS 98 – UTAH JAZZ 105

Altro pareggio e altre assenze pesanti, il forfait di Blake Griffin infatti ha equilibrato ancora di più una delle serie più incerte di questo primo turno. Sarebbe stato senz’altro tutto più godibile se ci fossero stati Blake e Gobert (assente dall’inizio e rientrato sanotte), ma la quarta e la quinta dell’ovest ci stanno comunque regalando partite che si lasciano guardare. Quello di stanotte è stato lo show dei sesti uomini: Crowford e Joe Johnson ne hanno fatti rispettivamente 25 con 13 e 28 con 17 tiri. Proprio la mancanza di Griffin è stata determinante in questo senso, Joe infatti viene spesso impiegato da Snyder come numero 4, per aprire maggiormente il campo e portare fuori proprio Blake, ma se a marcare l’ex Heat è Speights quella dei Jazz diventa una scelta quasi obbligata. Rimanendo in tema di big men, il rientrante Gobert si è fatto subito sentire, facendo tornare DAJ in contatto con la realtà e trovando i suoi numeri ideali: 15-13 e 2 stoppate. Si ritorna a Los Angeles, dove una gara simile a quest’ultima potrebbe essere fatale per i velieri, guidati da un CP3 da 27 punti e 12 assist, purtroppo unico insieme a Crawford in grado di far breccia contro una delle migliori difese esistenti.