Gara5 è sempre un punto di svolta nelle serie di 7 partite: stanotte se ne giocavano tre, tutte ad Ovest.

TOYOTA CENTER, HOUSTON. OKC THUNDER 99 – HOUSTON ROCKETS 105

Houston vince e va avanti. Il 4-1 rifilato ai Thunder nasce da una serie che ha mostrato (a parte Gara1) punteggi stretti ed equilibrati, ingannevoli rispetto alle chances che OKC aveva di passare il turno: equivalenti a 0. Russell Westbrook esce presto dai PO, come quasi sempre gli è accaduto, a prescindere dal contorno presente a roster. Certo, ora si dirà che avrebbe bisogno di compagni più talentuosi per “fare come Jordan” e vincere un certo numero di Anelli in serie. Lo si dirà e ci si dimenticherà che RW ha già avuto un contorno decisamente superiore (KD, Harden, Ibaka), e una sola volta è arrivato (quasi) in fondo. La cosa “come Jordan” che resta da fare è quella di smettere di giocare a Russ-Ball e cominciare a giocare a Basket-Ball. Anche stanotte abbiamo avuto una dimostrazione di come il parossistico agonismo del rampollo di UCLA sia alla fine di danno alla propria squadra. 2/11 nel quarto periodo, tirando scriteriatezze dai 3 punti, rubando tap-in ai compagni (Jerami Grant), lasciando in giro solo confusione ed egotismo. Ciononostante, complice una frequente paura di vincere che attanaglia i Rockets nei finali (e così era a Phoenix, e così a NY, per Mike D’Antoni), Houston ha rischiato di rimettere in gioco una gara già vinta, uscendo con palle perse dal pressing full-court dei Thunder e mettendo sul ferro o altrove 9 degli ultimi 12 possessi. Alla fine ne sono usciti, ma servirà più istinto del killer per battere, eventualmente, gli Spurs (o i Grizzlies) nelle Conference Semis. Harden, coinvolto anche lui nel panico finale, ha chiuso con 34-8-4, 3 rec e 2 stoppate, MA 2/13 dietro l’arco e 5 perse, con -6 di plus/minus; in questo campo i più positivi tra i Razzi sono stati Beverley (15-8-3 e +10) e Sweet Lou Williams, che non gira più con due fidanzate una bionda e una mora, ma mai come stavolta, in carriera, è vicino ad una cosa chiamata Anello: 22-5-1 col 50% dal campo e +/- a +16, il migliore dei suoi. Tripla doppia sfiorata per RW: 47-11-9, ma anche 7 perse e le ricordate nefandezze nel quarto decisivo.

 

AT&T CENTER, SA. MEMPHIS GRIZZLIES 103 – SA SPURS 116

La serie inspiegabile resta tale, anche se la situazione volge a favore degli Spurs, ora 3-2. Il distacco finale è ingannevole, perché Memphis, dopo un primo half assolutamente equilibrato, è resuscitata da un -18 che pareva definitivo a metà del terzo quarto. Invece Mike figlio di Mike si è messo in modalità Refuse To Lose, e quasi da solo ha ricucito il gap. Quindi per Conley 26-2-6 con 4 rec e 10/17 al tiro, assistito da Gasol Marc (17-5-7) e da JaMychal Green (11+3 con 3/5 da 3), uno dei nostri primi mirtilli, datato alla Summer League 2014/15. Per continuare a far sì che, di questa serie, io non capisca nulla, agli Spurs è stato necessario un frangente extraterrestre da parte di Patty Mills, autore di 4/4 da 3 a partire da quando i Grizzlies, con circa 6 mins da giocare, si erano portati a 4 o 5 pti di distanza da SA, e in mano la palla per accorciare ulteriormente. Ora ci si sposta di nuovo in Tennessee: la gara5 ha dato il match ball agli Speroni, che, dopo 4 gare di nulla, hanno ritrovato Ginobili (10 di cui 8 nel primo quarto), e, dopo gare altalenanti, hanno avuto la migliore di Parker in questi PO: 16-2-6. Uno sguardo ai lunghi di SA, Dedmon escluso (solo 2 mins di gioco): LMA-Lee-Pau hanno avuto minutaggio a calare (36-26-16, ma rendimento simile (12+9, 11+8, 9+2), e in questa serie il meno atteso di tutti, ovvero David Lee, si conferma forse il più affidabile, avendo anche migliorato la concentrazione difensiva. Anche per lui, come per Sweet Lou a Houston, si tratta di un’occasione da non perdere per glorificare una buona carriera con un Titolo.

 

STAPLES CENTER, LA. UTAH JAZZ 96 – LA CLIPPERS 92

E Gara5 disse male a ClipperTown, sempre prigioniera, proprio come Paolino Paperino, di errori e inconsistenza propri (vedi coach Rivers e CP3) e di sfortuna per nulla cieca: Blake Griffin infatti, lo sapete, è fuori per la stagione, ma quello che forse non sapete è il tipo di infortunio. Si tratta di un problema alla sede dell’innesto del pollicione del piede destro al resto del piede, un problema che risiede nella parte plantare di tale innesto. Come quando la Ferrari si ritira perché si rompe un pezzo di gomma da 50 cents. Per maggior danno, in coincidenza dell’infortunio di Blake, gli avversari hanno recuperato Gobert (11+11 con 5 rec e 2 stoppate). Senza miglior marcatore e secondo rimbalzista i Clippers hanno vinto Gara3 (quella dell’infortunio), ma perso le due successive. Non ci ripeteremo sui difetti di Doc Rivers e Chris Paul, ma sono lì, evidenti a tutti. Così come è evidente che Gordon Hayward (27-8-4 con 2 rec e il 55% al tiro), al contrario di Paul (solito beautiful loser a 28-4-9), è una Star del tutto disposta a cedere le luci della ribalta, in particolar modo quando i compagni aiutano a vincere. Alludiamo ovviamente a Joe Johnson, che anche stanotte ha fatto faville; tenete presente che nel suo score tutto quel che è “errore” è stato commesso prima dei 7 minuti finali e decisivi, quindi fa lo stesso se ha avuto bisogno di 14 tiri per fare 14 punti (+8+3). A nulla è servita la prima bella partita della serie per Redick (26 con solo 12 tiri). Ora si torna a Salt Lake City, e a Paolino Paperino serve un miracolo. Storicamente non gli capita spesso, in più i Jazz (e sarà ora di tributare qualche onore a coach Snyder) giocano in maniera sempre logica e totalmente organizzata: tutto l’opposto dell’umorale, scapigliato talento di ClipperTown.