Come ogni anno da 3 a questa parte, ecco lo NBA Power Ranking per la stagione 2017/18.   Il PwRk di Baskettiamo include previsioni, divertimento, e sguardo attento ad un elemento sempre dimenticato/sottovalutato dalla media dei commentatori italiani: il payroll, lo spazio salariale presente e futuro a disposizione delle franchigie.

Saranno 15 uscite: in ognuna, partendo dal fondoclassifica, esamineremo la coppia di squadre Eastern+Western Conference meritevole di quella posizione.

 

EASTERN CONFERENCE #15: CHICAGO BULLS. Senza alcun dubbio il tonfo più sordo dalla passata stagione a quella attuale è stato fatto risuonare dal corpaccione dei Tori. Hanno perso Jimmy Butler a Luglio e Dwayne Wade a Settembre. In pratica: tutta la squadra. Nell’ottica di un fan medio della NBA e dei Chicago Bulls, il team che entra nella stagione 17-18 è puro incubo, perchè non solo non ci sono campioni, ma tutti quelli migliori sono non-americani. Parliamo di Mirotic (appena rifirmato con un biennale da 13MM di media), e Markkanen (Finlandese da Ariziona U. che ha ben impressionato agli Europei). Certo, torneranno sia Gemello Robin (Lopez) che Rajon Rondo (mercuriale sul campo ma ultimamente anche fuori, e non scommetteremmo su una sua lunga permanenza a WindyCity), oltre a poter contare sull’arrivo di Kris Dunn (che deve riabilitarsi dopo una stagione da rookie molto sotto le attese) e Cameron Payne, il quale, oltre a riprendersi dall’infortunio, dovrà anche dimostrare di poter essere più che il compagno preferito di Russell Westbrook nei balletti pre-partita. Aggiungendo l’arrivo di LaVine (anche lui in riabilitazione post-injury), Arcidiacono e Nwaba, alla permanenza di Jerian Grant e Denzel Valentine, vedete che si tratta di un roster imballato di pg, e con il grosso peccato di avere scarso tiro da 3 sugli esterni. I due Europei citati prima, insieme all’altra sf, Zipser from Deutscheland, avranno quindi sulle spalle gran parte della stagione offensiva dei Bulls. Non che il gioco interno sia molto meglio: Lopez, Felicio, Portis e il giovane Diamond Stone possono fornire rimbalzi e una certa intimidazione, ma non sono certo macchine offensive. L’ago della bilancia sarà il tiro da 3, e quindi ovviamente Mirotic è il giocatore-chiave della stagione dei Bulls, ma non sottovaluteremmo l’apporto che potrebbe fornire Justin Holiday; il fratello scarso di JRue, famoso per difesa e capacità da equilibratore, non è così scarso con la palla in mano e un canestro da segnare: siamo curiosi di vedere quanti minuti e quale rendimento avrà. Il monte-stipendi dei Bulls è quello di una squadra che si avvia ad essere la 30esima su 30: leggerissimo, inferiore ai 65 MM, ed è il più basso della Associazione. Definizione: ultimi al cubo.

 

WESTERN CONFERENCE #15: PHOENIX SUNS. Il ranking della Western Conference ha le stesse posizioni 1-15 della Eastern ovviamente, ma, per essere chiari, le peggiori 3 forse 4 squadre della NBA albergano tutte ad Est. I Suns sono quindi ultimi ad Ovest, ma oscillano tra la posizione 26 e la 27 in un ranking “All NBA”; sono circa a metà del processo di ricostruzione iniziato 2 anni fa: mostrano profondità e talento sugli esterni, molta meno qualità e abbondanza dentro il pitturato. Hanno a roster uno che in un paio d’anni sarà tra le prime 5 guardie della nazione: Devin Booker; hanno un giocatore di primo livello nell’altra combo-guard Eric Bledsoe (gran giocatore, brutto carattere); hanno una terza guardia di gran talento, di cui però devono sbarazzarsi al più presto ottenendone, in cambio, una contropartita adeguata: parliamo di Brandon Knight, equivoco e stella cadente per eccellenza nella NBA al momento, passato in due anni da essere prima riserva dell’Est all’ASG al vedere poco campo e poca gioia in una delle peggiori formazioni del campionato. Proseguendo ad indagare il back-court, troviamo Tyler Ulis (visioni immaginifiche contraddistinguono la pg dei vostri sogni: se giocate il campionato filippino, dal momento che a dispetto delle misurazioni non pare scollinare i 171 cm), Mike James, reduce da stagione splendida in Eurolega e tornato al livello che gli compete, e Troy Daniels, ovvero uno dei migliori tiratori da 3 della NBA. Le ali sono reparto in cui abbondano gioventù e atletismo: Marquese Chriss ha ben impressionato nel suo rookie-year, anche se è lontano ancora dall’essere “the next Dray-G”, Josh Jackson è la Quarta Assoluta di quest’anno e lo pronostichiamo noi come “the next Justise Winslow”, TJ Warren deciderà se usare la rampa di lancio o sparire, Jared Dudley ed Elijiah Millsap (ramo scarso della famiglia) non sono campioni ma solidi artigiani, Dragan Bender dovrà meritare di più, e sperare che il suo fisico croato venga lasciato in pace dagli infortuni, ed infine Derrick Jones ha già dimostrato di saper volare allo SlamDunk Contest, e ora deve dimostrare di saper giocare. Per le note dolentissime entriamo in the paint, trovando gli ormai soliti Alex Len (mai sbocciato, ma utile, ma mai sbocciato davvero, ma abbastanza utile, ma mai sbocciat…) e Tyson Chadler, 35enne all’anagrafe ma 90enne alla prova degli infortuni che ha sempre avuto frequentissimi in carriera, e continua…I Suns meritano anche un premio per le opere di carità, avendo avuto l’ardire di appoggiare un foglio da 1,5 MM sotto la firma di Anthony Disgrazia Bennett: prova che essere un bidone ma scelto al N.1 Assoluto paga sempre nella NBA. In argomento di payroll: i Suns sono a circa 87 MM di dollari, tetto basso e 27′ nella NBA, ma potrebbero alleggerire ulteriormente il peso salariale se riuscissero a muovere altrove i circa 15 MM di media/anno che devono a Knight fino all’estate 2020. Molto del destino di Phoenix passerà dalle mani di Booker e Bledsoe, e quindi molto dipenderà se il gioco dei Suns riuscirà a far sì che la palla in qualche modo giri: l’anno scorso infatti i due hanno dovuto prendere dal palleggio ben il 64% (Booker) e il 77% (Bledsoe) dei loro tiri, rendendo l’attacco il peggiore per percentuale nei tiri fuori dal pitturato (43,9%). Definizione: metà traversata, ma una bella barca.