Posizione 7 del Power Ranking di Baskettiamo per la stagione NBA 2017/18: di scena Pistons e Nuggets. EASTERN CONFERENCE #7: DETROIT PISTONS. Detroit non è molto stimata al momento in USA, secondo noi invece farà i playoffs con tranquillità. Nulla è davvero peggiorato dall’anno scorso, e sono più di uno i miglioramenti. Andre Bimbone Drummond, con un lucroso contratto da quasi 26 MM annui fino al 2021, è stato reso l’architrave della franchigia e dato che lo scorso anno è stato orribile non potrà giocare peggio. Reggie Jackson, caratteraccio che ne frena spesso il rendimento, è atteso ad una stagione meno isterica e soprattutto col ginocchio guarito. Avery Bradley, arrivato da Boston, è di certo un upgrade rispetto al pur validissimo KCP. Coach Stan VanGundy ama le rotazioni non esagerate e ben definite, e quindi si troverà benissimo ad allenare un gruppo totalmente plasmato da lui, essendo anche GM dei Pistons. Tobias Harris, libero dalla equivoca presenza di Marcus Morris (possono o no giocare insieme? Se sì, come divido i loro tiri? Se no, chi faccio partire in quintetto? Come posso fare in modo che il panchinato non si offenda? eccecc..), avrà campo libero. La partenza di Gemello Marcus alla volta di Boston non è irreparabile, e siamo convinti che Tolliver nell’immediato, e Stanley Johnson col procedere della stagione non ne faranno sentire la mancanza. La panchina non è lunghissima, ma molto affidabile, a cominciare dalla nostra scoperta (uno dei primi mirtilli da noi individuati nel sottobosco NBA) Ish Smith, che è pg di razza, passando per gregarioni non banali come Jon Leuer (pf, mirtillo #4), l’elicotterone Eric Moreland, la guardia Galloway e, come cambio di Bimbone, uno che non ne fa rimpiangere la mole: il Serbo Bobanone (Marjianovic). Notate anche la presenza di due rookies, due bianchetti interessanti: Luke Kennard, sg da Duke già pronto per tenere il campo, ed Henry Ellenson, finto 5 con gran tiro da 3, meno pronto di giocatori simili quali il Finlandese Markkanen, ma capace di far sentire il suo contributo. Payroll sui 120 MM, non agilissimo, con parecchi contratti oltre o attorno ai 20 MM annui, però fra due anni, quando ci saranno rinnovi importanti da discutere sarà di 69, e intanto mancherà solo un altro anno per terminare di pagare i 16 di dead money a Josh Smith, pagato pur di farlo “giocare” altrove. Definizione: la sporca quindicina di Stan.

 

WESTERN CONFERENCE #7: DENVER NUGGETS. Al momento dell’ingaggio di coach Malone da parte dei Nuggets, un commentatore USA annunciò di volersi trasferire a Denver per poter andare sempre alle gare dei Nuggets, sostenendo che ci sarebbe stato da divertirsi. Il momento pare essere arrivato in fretta. Denver ha un roster giovane e talentuoso con alcuni veterani di valore, ha un monte stipendi basso e gestibile in futuro, e un solo vero problema attualmente: le bizze di Kenneth Faried. Manimal ha visto la sua carriera smettere di progredire negli ultimi due anni, per colpe principalmente del giocatore, che si ostina a rimanere il giocatore grezzo e selvaggio degli inizi. Con l’arrivo del grandissimo Paul Millsap lo spazio per Faried si riduce ulteriormente: in epoca di smallball e tiro da 3 è chiuso sia per lo spot di 4 che per quello di 5, complice l’esplosione di Nikola Jokic e l’arrivo estivo di un’altra pf, Trey Lyles in uscita da Utah. Denver è talentuosa e completa in ogni reparto. Forse manca qualcosa solo in sg, dove dietro a Gary Harris, che è reduce da una stagione buona ma resta ancora un talento da sviluppare oltre ad essere piccolino per il ruolo, non ha veri competitors, (Malik Beasley è tutto da verificare ancora) a meno di uno spostamento di Will Barton da sf a sg. Per il resto Murray e Mudiay assistiti dall’esperto Nelson si spartiscono la pg, le ali sono tante e molte hanno doppio passaporto small/power: oltre ai 3 già menzionati ci sono Chandler (titolare indiscusso), Hernangomez Minore (ma migliore), Darrell Arthur (strano giocatore senza un vero ruolo molto amato da Malone), il rookie Lydon; da centro, oltre a Jokic agirà Mason Plumlee. La scintilla davvero ulteriore potrebbe provenire non dall’ovvio miglioramento atteso grazie a Millsap e ai pronosticati progressi di Jokic, ma da Emanuel Mudiay, che entra nel suo terzo anno di NBA. Sorprendentemente buono il primo, mediocre il secondo, ma sono tanti a scommettere su questo ragazzo proveniente dall’inferno della Seconda Guerra del Congo in cui fu ucciso il padre: non dimentichiamo che ha iniziato davvero a giocare a basket a 15 anni compiuti. Nessun risultato potrà prescindere da un miglioramento della difesa. Dal 15 dicembre del 2016, quando Jokic fece la sua prima apparizione in quintetto, i Nuggets hanno avuto la peggior difesa ed il miglior attacco della NBA. In particolare, sono stati i peggiori per % da 3 concessa agli avversari e per recuperi su 100 possessi: in questa categoria hanno registrato un rating di 11,9 recuperi, che non solo è stata la peggiore della Associazione, ma la peggiore degli ultimi 40 anni, ovvero da quando la statistica viene registrata. Il monte stipendi, come detto, non desta attualmente preoccupazioni: solo 4 contratti in doppia cifra, solo quello di Millsap davvero pesante; ci sono ampi spazi di manovra, in particolare ad estate 2019, quando scadrà l’accordo da rookie ridicolmente basso (2 MM di media) di Jokic. Definizione: divertenti, non per gli avversari. PS. è esattamente di oggi la notizia di un quadriennale da 84 MM a Gary Harris. Tanti, ma giustificabili.