Stanotte erano impegnate nelle sole 3 gare in programma 4 delle migliori 8 squadre NBA (3 delle migliori 5).

 

BARCLAYS CENTER, BROOKLYN-NY. BOSTON CELTICS 109 – BROOKLYN NETS 102

Kyrie presente con maschera protettiva nello starting5 dei Celtics, mentre nei 5 partenti dei Nets troviamo Booker (12-8-2 con 1 rec) alla sua primissima volta da centro. Evidente l’idea di coach Atkinson di contrastare Al Sapienza Horford (17-11-3) con un uomo di pari dinamicità. Non che si vedano molti risultati, inizialmente: Boston parte senza sbagliare quasi mai, e in breve arriva il doppiaggio 24-12, poi 27; di questi ben 18 sono portati dalla ditta Jay&Jay (Tatum 8, Brown 10). Il TO dei Nets, e l’ingresso della panchina dei Celtics hanno però l’effetto di capovolgere la situazione: Smart è stranamente sonnolento e pigro, Aaron Baynes sbaglia qualsiasi cosa gli capiti per le mani, mentre dall’altra parte, oltre a una miglior difesa, arrivano 7 punti veloci di Caris LeVert: libero da infortuni il ragazzo da Michigan U. potrebbe finalmente dare sostanza al nostro pronostico di The Next Shaun Livingston. I Celtics si tengono a galla col tiro da 3 (6/10 iniziale) e con Marcus Morris, che alla fine (21+10) darà vita alla sua migliore gara, complessivamente, tra le poche in maglia Celtics, anche se molti preferiranno a ragione quella vs Charlotte in cui con una gran difesa lungo vs piccolo ha impedito a Kemba il canestro della W. Nonostante questi apporti positivi, però, nei 10 mins (tra fine primo quarto e seconda metà del secondo quarto) in cui hanno giocato senza Kyrie, i Celtics hanno solo subìto: 14-0 BKN e tra tiri sbagliati e palle perse una parentesi di 14 possessi offensivi con un solo paniere dal campo. Necessario aprire, a questo punto, un discorso su quanti lati inaspettati di Irving stiano emergendo da quando è a Boston. La difesa è molto, davvero MOLTO migliore di quanto sia mai stata precedentemente, ma soprattutto sono pienamente tangibili presenza e personalità del giocatore, forse offuscate o forse imbottigliate dalla coesistenza con l’Ingombrante, aka il Prescelto, a Cleveland. Kyrie (25-3-5 con 1 rec) ha governato la gara a suo piacimento, rendendosi indispensabile ben oltre le cifre del campo, che a un certo punto erano anche bruttine: 4/13 al tiro, per esempio. Finirà aggiungendoci un 4/7 e l’impronta decisiva sulla W 13 in fila dei Trifogli. E’ stato di Irving il 50-49 che ha riportato avanti Boston verso la fine del primo half, è stato suo il 65-65 che ha guarito nel terzo periodo un inizio da 5 perse in 5 minuti, è sua la rubata che fa nascere l’azione simbolo della partita: ruba, guida al centro, nutre Brown sulla corsia sinistra, Brown fa schiacciare al volo Tatum che plana dalla corsia destra; vale sempre solo 2 punti: ma bellissimi, e con un’età media su tre giocatori di 21 anni e mezzo. BKN ha giocato al limite delle proprie possibilità, subendo 1 pto meno del solito e obbligando Boston, la miglior difesa della NBA, a incassarne 8 in più della media: oltre a LeVert (15-1-4 con 6/7 dal campo), protagonisti Hollis-Jefferson ( 16-9-1 anche se si dibatte tra continui mini-infortuni) e Spencer Dinwiddie (12-3-11 con 1 stoppata), pg di quasi 2 metri molto apprezzata da Stan VanGundy, che stanotte ha faticato al tiro (4/14 di cui 1/6 da 3), ma ha guidato ottimamente i suoi.

 

TOYOTA CENTER, HOUSTON. TORONTO RAPTORS 129 – HOUSTON ROCKETS 113

In teoria i Rockets dovevano esser contenti di affrontare i Raptors: in casa infatti sono 18-4 contro i Rettili nell’ultima decade. E la partenza non era male, ma forse, stanotte, oltre a difetti conosciuti come la non eccezionale consistenza difensiva e la eccezionale suscettibilità di Harden, anche coach D’Antoni ha fatto un po’ di caos con le rotazioni. Sul massimo vantaggio (+8) abbastanza precoce nel primo quarto ha iniziato a sperimentare Tariq Black al posto di Capela e M’Bah-a-Moute al posto di Ariza, ha concesso molto riposo ad Harden e Gordon, e insomma ha fatto perdere ritmo ad una squadra che di ritmo vive. Parentesi consolatoria: CP3 è prossimo al ritorno, si parla della prossima gara o di quella dopo. Harden, sceso dalle tavole in vantaggio e ritornatovi sotto di 7, non ha lasciato dubbi sul fatto di non aver gradito la lunga sosta in panchina e di gradire Capela come bersaglio degli alley-hoops invece del palestrato Black: ha sparacchiato senza difendere nemmeno con gli occhi e in breve i Rockets sono finiti ancora più sotto, -11. I Raptors, al contrario, sono entrati in partita con pazienza e con la second unit, e, soprattutto, recitando bene la tabellina del 3. Nel parziale di 12 possessi quasi consecutivi (tra ultima azione del primo quarto e metà del secondo, 32-17) da cui son tornati indietro con punti sul tabellone, ben 8 volte han contato per 3: cinque triple e tre and1. La panchina dei Raptors è stata davvero fautrice della svolta, e coach Casey vi ha attinto per superare il difficile inizio, nel quale Valanciunas si rivelava troppo statico soprattutto in difesa e Ibaka trovava due falli precocissimi: il pick and roll di Houston tra Harden/Gordon e Ryan Anderson faceva finire l’Ispanoafricano sui due piccoli in due azioni consecutive, togliendolo dalla gara fino a fine primo tempo. Avere in campo Siakam e Wright (14pti con 5/5) insieme ad Anunoby (16-2-1 con 1 rec e 3/4 da 3) era la svolta difensiva per Toronto, che teneva l’ultimo (lungo, agile, mobile anche se un po’ ingenuo) sulla Barba, con buoni risultati. Altro panchinaro dal buon rendimento è stato VanVleet (8-3-4 con 2 rec): questa pg compatta, piccoletto ma potente, sta diventando una specie di sergente di coach Casey; undrafted 2016, subito raccolto da Toronto, è stato lo scorso anno Campione di D-League coi Toronto 905, la squadra satellite dei Raptors allenata da Jerry Stackhouse. VanVleet difende duro, segna i liberi e non è male da 3: il coach non chiede altro e lui per ora vede tanto campo. CJ Miles aggiungeva una gara da 6/9 da 3 per 19 pti. Una volta rientrati i titolari (DeRozan27-6-5; il Subcomandante Lowry 19-5-10) Toronto ha potuto persino gestire due ritorni dei Rockets, l’ultimo sul 108-103: Gordon dalla lunetta non ha infilato il secondo libero, quello del 104. Da lì, caos offensivo che costava due sfondamenti (Gordon e Harden: per La Barba era il quinto personale e il secondo in attacco) e brutte scelte: 116-103 e tutti a nanna. Era anche la sfida tra i due migliori catalizzatori di tiri liberi della NBA, e si son confermati tali: DeRozan 13/16, Harden 19/19.

 

AA ARENA, DALLAS. SA SPURS 97 – DALLAS MAVS 91

Nell’era Popovich, 23 anni quindi approssimativamente 6000 giorni di gare, gli Spurs hanno avuto record pari al 50% o inferiore solo per 48 giorni. OK? Era quindi un po’ sorprendente vederli arrivare da Mark Cuban e Dirkone con record vincente, sì, ma con più L che W nelle ultime 9 (4-5). Dallas non è stato un ostacolo facile, a dispetto del record dei Mavs che parla di 2 sole gare vinte su 15. Tra Pop/Messina e Carlisle la sfida dei coaches poteva facilmente sfociare in una gara di stampo Eurolega, ed è stato così, in particolare per i quarti iniziali delle due metà (primo+terzo: 37-35 Mavs) soprattutto per merito della difesa di Dallas, mentre quando la fatica iniziava a farsi sentire il gioco e il talento degli Spurs riuscivano a fare capolino, ma mai definitivamente. Per 3 volte infatti San Antonio ha raggiunto un vantaggio in doppia cifra, venendo sempre raggiunta: l’ultima volta, quella vincente, ci ha messo il pugnale Manu Ginobili (13 in 16 mins), scrivendo il 95-88 a pochi secs dal termine. Grande apporto da LaMarcus Aldridge (32-5-4 con 2 rec e 1 stoppata) e dalla panchina degli Spurs, che a parte il citato Argentino ha messo insieme 20-17-4. Per Dallas, Dirk a fine carriera è sempre capace di 12-7-6, e il rookie-maravilla Smith Jr. (LeBron in una recente intervista, con parafrasi e mezze frasi, ha detto in sostanza che se i Knicks a fine stagione vogliono avere una chance di vedere la sua Prescelta figura vestita in bianco-arancio-blu DEVONO fare in modo di portarlo nella Mela) ha aggiunto 27-6-2 (ma anche 6 perse).