Scadeva la prima settimana NBA con le gare di stanotte, e per celebrare sono arrivati due supplementari dal selvaggio West.

L’Ovest è selvaggio perchè, oltre ad essere ipercompetitivo rispetto la Eastern Conference, presenta squadre come i Pelicans che (solo 2 gare, ok) viaggiano a 140 pti/partita, i Lakers (ancora a 0, ma non in crisi) e i Kings 125, gli Spurs (lo scorso anno quart’ultimi per ppg) 121 e i Blazers 124. Più composta la Eastern, in cui militano le sole due squadre dal percorso credibilmente regolare: Raptors (4-0) e Bucks (3-0), mentre crediamo che i Nuggets (3-0) stiano vivendo attualmente al di sopra delle loro possibilità, nonostante l’immenso Jokic.

Inizio di Recap, dunque, con le due gare finite in OT. Sono anche due settimane dalla scomparsa di Tex Winters, quindi giunge grato parlare di triangolo, anche se non in riferimento allo schema preferito del grande coach. Il primo triangolo è quello magico dei Lakers, che ospitavano gli Spurs. In attesa di un assetto di squadra definitivo e del rientro degli squalificati Ingram e Rondo, coach Walton ha trovato i tre pilastri del suo quintetto: LeBron, Kuzma e Javalone McGee. Stanotte sono stati loro, e riteniamo lo saranno per tutto l’anno, i giocatori a tenere in mano la maggior parte del gioco della vera Los Angeles. Il più sorprendente è McGee, che ha in gran parte limato le svagatezze e le sciocchezze, compito non facile dal momento che gli si chiede un minutaggio quasi doppio rispetto le apparizioni situazionali cui si era abituato a Golden State. Kuzma (37-8-3, 15/25 dal campo con 4/10 da 3) è l’espressione del fatto che i giovani leoni gialloviola non sono schiacciati dalla presenza di LBJ; anche la rissa in cui si è lanciato Ingram vs Houston beccandosi multona e 4 giornate di stop è sintomo della stessa voglia di mostrarsi degni di cotanto compagno. Quel che manca a LA è un tiratore alla Belinelli (potrebbe esserlo il rookie Mykhailiuk ma è ancora troppo tenero) e un lungo vero per gestire i falli di McGee (per Zubac vale lo stesso discorso di Mykhailiuk). Stanotte i LAK hanno quasi doppiato gli Spurs nei punti in the paint (72 sui totali 143) e  li hanno dominati in quelli da contropiede (32 a 9). Però questi due punti di forza non sono stati molto presenti negli ultimi 8 minuti della gara (gli ultimi 3 dei regolamentari e il supplementare). LaMarcus Aldridge (37-10-5, 18 volte in lunetta) ha infatti catturato 3 reboff  fondamentali per costruire il +8 con cui Alamo l’aveva quasi vinta nei canonici 48 mins, così come da sottolineare che il 32-9 in contropiede era già 28-7 alla fine del terzo quarto. I Lakers sono talentuosi, entusiasti e ben guidati, ma hanno ancora parecchie cose da imparare. Coach Walton riesce bene a adeguare la propria conduzione alle esigenze dalla gara, ma la preparazione pare migliorabile: i suoi non hanno mai (anche se sono solo 3 gare) evitato di subire parziali rovinosi, nè hanno mai iniziato il quarto periodo in testa; dall’altra parte, il figlio di Bill è capace di individuare che, ad inizio OT su sesto fallo di Javalone (16+8), l’uomo da mandare in campo era il semisconosciuto John Williams (205 cm undrafted 2018 da Gonzaga), che in 4 minuti prenderà 4 reboff, stopperà una volta DeRozan, segnerà 4 pti. Anche la garanzia offerta da LBJ (32-8-14 ma 5 perse) a volte viene meno, in genere per nervosismo o egotismo: citiamo come esempio l’aver sbagliato, con meno di 1 min da giocare nell’OT avanti di 1, i due liberi che hanno spianato la strada al successo di SA, e vi aggiungiamo la plateale litigata con l’assistant coach Brian Shaw a metà del secondo quarto, nel periodo peggiore del -18. Gli Spurs hanno iniziato in maniera esemplare, 11/12 al tiro (LAK 4/14, James primo paniere dopo 4 mins di secondo quarto e primo tempo chiuso a 1/7), per poi resistere o cercare di resistere, fino a che, nell’OT, la capacità di esecuzione delle cose banali, come tiri liberi, blocchi, extra-passaggi, ha fatto la differenza. Se per Los Angeles si è trattato di triangolo, SA è andata soprattutto in tandem con Aldridge e DeRozan (32-8-14) senza dimenticare un robusto apporto di Bryn Forbes (16 con 4/8 da 3, tre delle triple nei famosi ultimi 8 mins di gara). Aldridge, oltre al fatturato, ha portato McGee a 6 falli, Zubac a 5 in 5 mins, e Williams a 4: da cui alcune osservazioni polemiche di Luke Walton sull’arbitraggio. In ogni caso, Spurs con la W 143-142: bene Belinelli anche se assente nel finale (15 con 2 rec) e career high nei rimbalzi per il veterano Dante Cunnigham (12).

Altra squadra che di solito va in tandem è  Portland, che ha perso in casa in OT vs gli Wizards, i quali hanno segnato il destino della loro W adottando senza remora alcuna il basket senza centri. I Blazers, però, sono stati traditi da CJ McCollum (5/25 al tiro), oltre che dal loro tiro da 3 (solo il 28%); hanno avuto una gran prova da Aminu (16+15) e Nurkic (22+18), ma il modo di giocare degli Wizards ha annullato l’apporto positivo dei due. Infatti, oltre al DinamicoDuo Wall-Beal (in coppia 41-12-16), i minuti da 36 a 53 sono stati giocati tenendo in campo sempre Oubre-Porter-Gemello Markieff, col più giovane dei Morris ad agire da centro e letteralmente rivoltare il povero Nurkic, che pur essendo abbastanza mobile, non ha certo il dinamismo per tenere -Kieff. Al conto dei Blazers mancano due punti: si tratta di due And1 evidenti (uno da 3, uno da 2) non concessi a Lillard (29-8-8 ma 7/21 e 5 perse), il primo soprattutto fondamentale, perchè, se concesso e realizzato, avrebbe evitato il supplementare. In ogni caso la prova di Washington è da rimarcare come esempio di una delle attuali frontiere del basket: due/tre guardie con tre/due ali, una delle quali abbastanza coriacea da poter giocare da 5 in difesa; se il gioco sarà questo per tutto l’anno allora dobbiamo dire che gli Wizards possono arrivare molto profondi nella stagione, perchè sono una delle formazioni meglio attrezzate per questo tipo di basket. Stanotte la prova di Morris (28+9 con 6/10 da 3 perchè Nurkic non riusciva a recuperare in tempo dall’aiuto sul pick and roll) è stata nevralgica, ma è impossibile non celebrare il continuo progresso di Kelly Oubre (39 mins, 22+6 con 9/13 dal campo, 3/3 da 3) che continua a partire dal pino ma sta davvero diventando uno dei primi 50 giocatori della NBA, anche se non ha atteggiamenti simpaticissimi.

Più normali, ma con parecchi significati, le altre gare. Boston perde in casa vs i Magic, trovando la prima serataccia di Tatum (7+10 con 3/12 a tiro: che con 21+11 si trovi ad essere sia miglior realizzatore che rimbalzista della squadra è un indice degli attuali problemi biancoverdi) e l’ennesima prova pigra di tutti: vero che mancava l’infortunato Baynes (il migliore dopo Tatum e Horford in questo inizio di stagione), ma davvero è molto scarsa l’intensità prodotta dai Celtics, che, a parte la notte d’aperatura, non hanno mai infilato 5 o 6 azioni buone tra attacco e difesa in 144 mins di gioco. Nei Magic ottimo il rookie Isaac (18+12 con 8/12 al tiro). I Raptors ne danno 21 a Charlotte confermando la loro attuale supremazia figlia più del  Subcomandante Lowry (16-2-14) che di Kawhi, ma si conferma anche l’immensità desolatamente solitaria di Kemba Walker (26-5-5, 11/22 dal campo, media stagionale 35-5-5), che sarà il…anzi IL…pezzo pregiato del mercato, forse senza aspettare l’estate: si tratta non solo di una guardia coi fiocchi, ma anche di un giocatore di tenacia e dedizione assolute (come dimostrato dagli anni di prediche nel deserto agli Hornets). I Knicks (Hezonja 18-4-3 con 2 rec)giocano ma non vincono, sbattendo contro i solidi Bucks dello Pterodattilo (31-15-4 con 2 stoppate); i T’Wolves sono sempre una bomba ad orologeria, tutti o quasi in squadra odiano il partente (ma non si sa quando) Jimmy Butler, però intanto vincono solo quando lui gioca e bene: 20-3-3 per battere Indiana in cui solo Bogdanovic ha trovato il tiro (20 con 4/5 da 3); sul + 6 con cui i Mavs battono i Bulls pesa il magistero assoluto di Luka Doncic (19-2-6) e la gran prova di DeAndre Jordan (18+16), mentre a Chicago Zach LaVine è un altro che, al momento, fa il profeta purtroppo per lui solitario: vero che perde 5 palloni, ma chiama 34 con solo 15 tiri. I Grizzlies (Marc 18+13) si portano a record vincente grazie ad una W modello Eurolega (92-84) vs i Jazz, che hanno al momento il problema delle % di Donovan Mitchell (6/17 stanotte, 21/61 finora in stagione). Dopo lo scivolone seguente alla W faticosissima vs Utah, GS (Steph 29-4-8 con 11/18) torna a vincere regolando senza sforzo i Suns che continuano a perdere ma mettono in mostra Ayton (20+14), Booker (28 con 11/21) e TJ Warren (27 in 24′ dal pino).