L’assemblea di Legabasket si è indirizzata sull’ipotesi di eleggere un presidente e un direttore generale, ma per Villalta e il gruppo di società allontanatesi dalla coalizione che ha affidato il mandato a Minucci e sta sgretolandosi incalzata dalla posizione molto grave, per il magistrato di Time Out, dell’ex presidente-factotum della Mens Sana srl, bisogna ribaltare le procedure. A qualcuno fra quelli che non sono andati a Milano alla riunione informale su invito dell’Armani (con tanto di biglietto omaggio per la finale di Coppa dei Campioni al Forum, vicino all’hotel Garden) è venuto il sospetto che fossero già pronti i nomi per far passare questo asse (il presidente brindino Marino e Francesco Vescovi di Varese), magari presentata come una soluzione economica quando con Minucci solo un mese fa c’era già un impegnativa per un milione di euro circa per tre anni, stipendio più bonus e rimborsi spese. Ecco quindi che sarebbe scattata subito la pregiudiziale della Virtus Bologna sottolineando la necessità di arrivare a questa scelta in un secondo tempo, e rovesciare l’iter con questo passaggio tecnico articolato: niente nomi, discussione sul progetto strutturale (priorità, contenuti, costi, scopi, etc) per trovare una convergenza, voto per la nomina di una commissione di tre persone per la scelta del candidato. Inoltre, per Villalta il presidente deve essere un soggetto terzo, neutrale, “basterebbe un arbitraggio e comincerebbero le discussioni di favoritismi, inoltre il campo dei presidenti proprietari è ristretto e alcuni non accetterebbero, quindi dobbiamo guardare con realismo a cosa ci aspetta, se vogliamo fare una riforma strutturale”. Sembra anche qualcuno abbia proposto a Villalta di farlo lui il presidente, ma ha svicolato perché la sua priorità è adempiere al mandato di rilanciare la Virtus e dargli stabilità per campionati di vertice. Così, in attesa della nuova convocazione, le attribuzioni per l’ordinaria amministrazione rimangono affidate al presidente uscente Valentino Renzi fino al 30 giugno, ma è chiaro che i tempi stringono e che dentro la Lega ci sono società che di fatto non dovrebbero più votare, ma hanno ancora questo diritto in virtù di uno statuto sul quale la Fip doveva stare più attenta perché potrebbero permettere soluzioni macroscopiche, come la presidenza a un soggetto che abbia problemi con la giustizia.

In ogni caso, all’inizio dell’assemblea i club hanno ratificato le dimissioni di Minucci e quindi questa ipotesi di procedere con uno Statuto imperfetto, che certamente la Federazione vorrà rivedere in alcuni punti, come i criteri di eleggibilità, decade ma al momento non ci sono le condizioni per votare un organismo che abbia requisiti di stabilità. Sembra però che nessuno abbia valutato bene il significato della lettera che Petrucci ha inviato ai presidenti prima dell’assemblea, ricordando che la Convenzione è scaduta, per cui potrebbe anche non essere rinnovata perché potrebbe essere oggetto di verifica della Corte dei Conti, così come si sente parlare dell’investimento Tv che sarebbe al di fuori dell’attività della promozione stretta dello sport per la preparazione delle nazionali, e non ben visto dal Governo nel momento in cui Matteo Renzi afferma che bisogna cambiare musica, e lo sport deve rivedere quelle che sono le priorità di spesa.

Sembra inverosimile che in questa assemblea abbiano diritto di voto Siena in “articulo mortis” presente col curatore fallimentare, Montegranaro già retrocessa, che si parli di un incarico per Vescovi dimissionario come presidente di Varese. Dovrebbero essere valutati bene, inoltre, gli eventuali strascichi che potrebbero portare la magistratura a richiedere dei controlli dentro la Lega, dove Minucci sembra facesse il bello e brutto tempo procurando anche sponsorizzazioni assicurativo-bancarie e contratti con Tv. Inoltre il fallimento sarebbe di portata ben peggiore di quello presentato, oltre al buco di bilancio di 5,4 milioni. Si tratta delle sanzioni per l’evasione (16 milioni), il pesantissimo filone “fatture false e triangolazioni” operato attraverso società riminesi che procuravano i contanti “per un arricchimento personale”.

Che ormai la società non si possa salvare è confermato dalla mossa della Polisportiva che col suo presidente Ricci e il liquidatore Bianchi sono andati a Rimini il 25 aprile per incontrare il presidente Petrucci e il suo vice Gaetano Laguardia chiedendo il fallimento e la costituzione di una nuova società (Polisportiva Basket Mens Sana?) magari per assorbire i dipendenti. Va bene che si può tutto, che in questi giorni si sono create le condizioni ad hoc, per riammettere Firenze con quattro-retrocessioni-quattro in altrettante stagioni, è stato sufficiente una delibera per cancellare il vincolo a due sole retrocessioni.

La certezza del diritto nel basket è un elastico che si tira e si restringe, ma è chiaro che Petrucci non rischierà la faccia e il suo mandato andando contro il Governo, per cui sarebbe saggio che la Lega scegliesse un Commissario forte, tipo Rossi che traghettò la Lega calcio verso le elezioni.

Comunque, qualche club ha cominciato a levarsi le fette di prosciutto dagli occhi sospettando di questa accelerazione inspiegabile per trovare subito un presidente-ponte, con la convocazione di una riunione dei club la domenica a Milano su invito dell’Armani, con tanto di biglietto omaggio per la finale di Euroleague. Arrivata curiosamente, si fa notare, in parallelo con le dimissioni del principale indagato dell’Operazione Time Out agli arresti domiciliari con la sua segretaria, Sammarini – socio unico della srl che ha acquistato il marchio nel 2012, anche se la GdF ha dichiarato nella conferenza stampa dell’8 maggio che i soldi del mutuo col Monte dei Paschi sono stati subito girati a Minucci per iscriversi al campionato – e il co-titolare della EsseDue Promotion. Anche la candidatura di Minucci, messa ai voti nell’assemblea di Lega – si sottolinea – arrivò quasi contemporaneamente – con inviti a fare in fretta dei vertici del club alle società – alla denuncia degli amministratori della Mens Sana srl da parte dei soci per “falsa informazione sociale e bancarotta fraudolenta”, azione che aggravata da tentativi di inquinamento delle prove, come la distruzione di documenti e file, diede il là alla richiesta di un mandato urgente di arresto da parte della Procura, formalizzato dal Gip Bellini il quale non poteva più esitare.

Una copia del verbale dell’infuocata assemblea della Mens Sana srl venne spedita anche a Roma, possibile – ci si chiede – che i club non fossero al corrente?

Si sarebbe evitata, con un’assunzione di responsabilità, l’assemblea di Lega grottesca che qualcuno ha visto come un tentativo di blitz per votare il presidente designato ma di fatto non ancora operativo, anche se dicono dai documenti che Minucci soggiornasse già a Bologna diversi giorni alla settimana e frequentasse già la nuova sede di lavoro ma si facesse vedere ancora alla Mens Sana.

Come noto, la proposta di voto della seconda assemblea per mancanza della presenza della proponente Anna Cremascoli, vicepresidente anche all’interno del Consiglio federale, e di informazioni sul contratto triennale (cifre, mansioni, vincoli, progetto) fu contestato da Villalta e alcune società intervennero per porre altre eccezioni. E si concluse con un rinvio a nuova data.

Il lavoro dei magistrati e della GdF, comunque, sembra ancora irto di ostacoli, ingarbugliato con la faccenda del marchio, prosegue nel più grande riserbo, raccontano di un interrogatorio lunedì a Firenze del principale accusato i cui avvocati non hanno ancora annunciato una linea di difesa, oltre nuovamente della sua segretaria. Si parla ancora di un giocatore importante e del suo agente che avrebbero ammesso le loro responsabilità e altri agenti e procuratori fra i 25 indagati.

E’ chiaro che l’inchiesta non piace a Siena, ma non da parte dei tifosi che potrebbero chiedere risarcimenti di danni. Hanno lasciato di stucco le dichiarazioni del sindaco Pd Valentini al Corriere Fiorentino, sempre freddo con le vicende del basket. “Dovrebbero essere indagate anche le squadre di altre città e di altre banche che facevano le stesse cose”, ha detto il primo cittadino. Una frase che mette i brividi, quando molti si aspettavano che le istituzioni che hanno finanziato generosamente attraverso la Fises, la Banca e la Fondazione per tre lustri il basket si costituissero parte civile, nel caso ovviamente fossero provati tutti i capi d’accusa. Invece non si preoccupano nemmeno di provare a riunire le tre società, la scusa pronta è l’accesa rivalità.

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