Pubblichiamo qui di seguito il post pubblicato da Marina Treggia nel gruppo su Facebook Baskettiamo.com …il portale di chi ama il basket!  

L’articolo è stato scritto da Maurizio Roveri

Nella sala Blu della sede storica della Fortitudo casa-madre, in via San Felice 103, ho rivissuto le belle e intense emozioni dei miei “primi passi” da giornalista di basket. Le ho rivissute, lunedì sera, assieme agli interpreti di quella pallacanestro spontanea, sincera, istintiva, passionale, festosa, creativa, di fine anni sessanta e primi anni settanta. Una pallacanestro dove c’era più spazio per l’amicizia, per la goliardia. E dove esistevano ancora le “bandiere”. In Furla la seconda puntata dell’iniziativa denominata “Serata del Fortitudino”, è stata dedicata alle origini, alle prime stagioni della Fortitudo nella massima serie, quel periodo straordinario che vide nascere il proverbiale “Spirito Fortitudo”. Bellissima idea, quella di ricordare l’Eldorado da battaglia, l’Eldorado da sacrificio, l’Eldorado grande cuore, “povera” economicamente ma enorme nell’orgoglio. Era l’Eldorado degli anni ruggenti di coach Beppe Lamberti e del mitico Gary “Baron” Schull. Personaggi indimenticabili e indimenticati. E’ stato bello rivedere gli “eroi” di quella pallacanestro: “Picchio” Orlandi, Paolo Bergonzoni, Lino Bruni, Pierone Angelini, Marco Calamai, Sergio Sgarzi, l’assistant coach Rodolfo Perini (il fedelissimo di Lamberti), Franz Arrigoni (che cominciò la sua carriera in Fortitudo giocando assieme a Schull nell’ultima stagione bolognese del grande “Barone” quando la Fortitudo si chiamava Alco). In sala c’erano anche gli avversari di quella Fortitudo: i virtussini di allora, Renato Albonico e Gigi Serafini, che hanno accettato molto volentieri l’invito del Centro Coordinamento Club Fortitudo e simpaticamente hanno anche loro raccontato divertenti aneddoti legati a quel periodo. Interessante e gradevole anche l’intervento telefonico di Dino Meneghin. Con grande piacere ho rivisto Gianni Paulucci, il dirigente che s’inventò speaker e per primo in Italia si produsse nella presentazione all’americana. Paulucci ebbe l’intuizione geniale di presentare quell’Eldorado, prima di ogni partita, tenendo regolarmente per ultimo Gary Schull. Perchè era la star, ma soprattutto perchè aveva intuito che “Il Barone” era un guerriero che amava essere in prima linea, aveva bisogno di essere coinvolto e di trovarsi sempre nel vivo del gioco. Quando, dopo aver presentato tutti gli altri giocatori e dopo aver creato… la giusta dose di suspense con qualche attimo di teatrale silenzio, Paulucci introduceva enfaticamente “e con il numero 13 Gary baron Schuuuuull…” tutto il palasport s’infiammava. E lui, il Barone, si esaltava! Una serata piacevolissima ed emozionante, con tanti racconti, tanti episodi curiosi ricordati, diversi filmati. Il tutto magistralmente coordinato e condotto da Fabrizio Pungetti. A lui e agli altri organizzatori faccio vivissimi complimenti. E’ bello e giusto ricordare gli uomini che hanno fatto la storia di un club. E’ bello e giusto che ci siano le serate della Memoria. La Fortitudo con queste iniziative dimostra di non avere dimenticato i suoi primi “eroi”. Nè da dove viene. Ed è importante che sia così. E che abbia conservato questo spirito. Perchè, come scrisse un poeta, “un popolo che non ha memoria, è un popolo che non ha futuro”.