Da sempre la pallacanestro è stata più avanti degli altri sport, nelle idee, nel marketing, nel proporre novità, nell’usare i media, nel magnificare i suoi simboli identificativi. Fino a qualche tempo fa, la promozione dei giocatori, la crescita dei giocatori attraverso le scuole, l’informazione, la pubblicità era una delle prerogative del basket, letteralmente esplosa con le prime trasmissioni delle partite Nba e proseguita per osmosi in quella nazionale. Alcune squadre, come l’Olimpia (allora Simmenthal) anticiparono addirittura gli americani, con l’uso di divise particolarmente caratterizzate, in particolare con le Converse All Stars Rosse, che crearono il nickname che resiste ancora oggi, o il college creato in Brianza da Cantù e a seguire da tante altre squadre. I campetti fiorivano in moltissime città, supportati da oratori, scuole, comuni lungimiranti e famiglie che erano sicuramente più contente di veder giocare i propri ragazzi spesso in palestre ed in luoghi dove potevano essere più tranquilli e sotto controllo.

Poi? Poi il calcio e similari ha fagocitato tutto e tutti: una volta scoperto che lo sport poteva essere l’ideale per veicolare e vendere prodotti, tolta la patina negativa che aveva l’immagine del calciatore e amplificata ulteriormente quando l’accoppiata Tv / squadre di calcio divenne la regola e non più un’eccezione, molti campetti di basket vennero progressivamente sostituiti da quelli di calcetto, diversi oratori fecero lo stesso. In quel periodo la televisione pubblica, che aveva i diritti del campionato di pallacanestro, nonostante avesse il migliore dei giornalisti, Aldo Giordani, nel raccontare questo sport, non brillava per diffusione e completezza su questo prodotto: partite mandate in onda spesso solo un tempo e se c’erano i supplementari dovevi aspettare la Domenica Sportiva, dopo mezzanotte, per sapere i risultati.

Dall’altra parte l’Nba, aveva onori e spazio, mentre il campionato era letteralmente scomparso dai palinsesti del Biscione, cosa cronologicamente avvenuta dopo l’interruzione delle trattative tra la famiglia Gabetti e Silvio Berlusconi per l’acquisto dell’Olimpia Milano e relativa ricostruzione del Palasport crollato durante la famosa nevicata del secolo nel gennaio del 1985. Non si sa se fu una scelta editoriale o mirata, comunque di fatto avvenne questo. Poi col calare degli ascolti in casa Rai si riaprì il mercato con diversi esiti, ma nel frattempo, la promozione, la pubblicità, le scelte d’immagine erano virate irrimediabilmente sul calcio.

Facendo un salto carpiato con avvitamento e venendo ai tempi nostri, quest’anno il basket, un po’ sull’azienda di stato, molto su Sky ed altrettanto sul web, ha finalmente una “illuminazione” più consistente. Ora sta alle nostre squadre far mantenere l’interesse…