Al quinto tentativo la Virtus Roma riesce finalmente a portare a casa il primo derby stagionale. Lo fa piallando letteralmente una Rieti vissuta solo e soltanto sul talento di Dalton Pepper, ex Temple University come lo fu David Hawkins, autore di 27 dei 63 punti totali di una squadra sabina dominata dal primo all’ultimo minuto. Le due temutissime torri di coach Nunzi, Mortellaro e Buckels (devastanti nel match di andata a Campoloniano), sono state infatti limitate (20 punti in due ) da un tenente Callahan mai come questa sera al servizio comune, e da un Olasewere vicino alla tripla doppia come fu nella gara contro Casale. La piovra nera del Maryland, spesso bestemmiato dai più quest’anno per sciocchezze ed amnesie fuori dall’immaginario umano, ha iniziato da subito a prendere possesso con decisione del pitturato, non mollandolo più con le sue velenosissime ventose, e chiudendo una gara da incorniciare con 22 punti, 10 rimbalzi e 7 falli subiti a referto. E’stato lui a dare il via al luna park virtussino nella bolgia olimpica (2728 spettatori), chiudendo i primi venti minuti con sedici personali sul tabellone per un +6 Virtus (44-38) bugiardo perchè infettato da un Pepper impossibile da contenere. Ci hanno poi pensato il putto biondo Voskuil ed un Capitan Maresca ai limiti delle legalità, indispettito e stimolato oltretutto dai beceri insulti vomitati dalla foltissima curva ospiti, a regalare ai tifosi romani una vittoria che è una autentica boccata d’ossigeno dopo un anno nuovo iniziato con bastonate prese a destra e manca. Messa la prima tripla ad inizio gara, Voskuil ha preso a mano a mano fiducia nella gara, fino a diventare devastante nel terzo periodo, quando con tre ogive terra-aria ha messo il punto esclamativo ad un parzialone di 25-8 che ha in pratica consegnato alla Virtus non solo la vittoria, ma soprattutto ha ribaltato il -11 della gara di andata che pone adesso Roma in una situazione di vantaggio in classifica sui sabini. Maresca invece (22 ) ha dimostrato grande lucidità e freddezza nel tramutare in canestri ogni singolo insulto arrivatogli sul musone dai descamisados in sciarpa blu-amaranto sistemati cautamente in piccionaia. Senza dimenticare una serata super in regia di Meini ( 9 assist in oltre trentasette minuti sul parquet ) e la grinta sotto canestro di un Benetti senza paura e  con le palle quadrate come al Palamoncada. Da dimenticare invece,e anche in fretta, i momenti di follia del reatino Longobardi, capace di perdere a partita oramai finita (-23) staffe e faccia  con un comportamento che poco aveva a spartire con serata e protagonisti.