Data importante il 22 Aprile.

Eran rimasti pochi dubbi, e, come da copione, il “vertice” tra FIP, Lega e i rappresentanti delle 3 squadre che erano nella scomoda posizione di colpevoli dei futuri mali del basket italiano, a cominciare dal mancato svolgimento del Preolimpico a Torino, dalla probabile esclusione di Azzurra da esso, e dalla sicura esclusione da Euro17…ha fatto registrare il passo indietro delle tre società. A commento di quanto avvenuto useremo come canovaccio le dichiarazioni rese in merito dal Segretario Generale di FIBA Europe, Kamil Novak. Ceco, così come, con ammirevole continuità territoriale, è Tedesco il No. 1 di FIBA Europe, Patrick Baumann. Novak ha tra l’altro speso la sua carriera principalmente in Germania, soprattutto come GM di una squadra tedesca di vertice, di livello europeo, una di quelle che fan le Coppe, i Frankfurt Skyliners. Novak è il firmatario e propugnatore del documento di esclusione che ha colpito gli originariamente 14 paesi reprobi. Ecco le sue parole e il nostro commento.

1-“Sembra che soldi siano spesi solo dall’Eurolega, però anche la FIBA ne spende tanti, per la base e per dare una chance di crescita anche ai piccoli”. Eurolega è un Torneo a ammissione controllata: non basta vincere il Titolo Nazionale per approdarvi, ma si devono anche rispettare certe regole di capienza dell’arena, certi criteri finanziari, e certe caratteristiche del bacino d’utenza della squadra, oltre ad avere, per questi criteri, non solo una rispondenza momentanea, ma di lungo periodo. E’ falso immaginare che siano solo la FIBA o le Federazioni a stimolare la crescita dei piccoli (intesi come squadre e paesi): l’Eurolega ne stimola crescita e obbliga alla costanza del livello raggiunto, rifuggendo dal premiare l’exploit. Cosa che al contrario pare essere addirittura incoraggiata da FIBA Europa.

2-“(attacchiamo l’Eurolega) per riunificare le coppe in una visione legata non solo all’alto livello e ai soldi, per poter dare a tutti il sogno di competere e progredire”. Le Coppe NON sono riunificate. L’Eurolega rimane, e rimane al momento inattaccabile chi vi partecipa, perché il rapporto tra la FIBA e la creatura di Bertomeu è oggetto di una causa in corso alla Corte di Strasburgo (cui anche Novak fa riferimento) e dunque, fino al momento della sentenza e anche oltre (dati i probabili ricorsi), la posizione di stallo attuale potrebbe non mutare troppo in fretta. “Dare ai piccoli un sogno” somiglia molto ad uno spot elettorale un po’ logoro, perché ritengo preferibile il sogno dalle solide basi (criteri Eurolega) a quello di Icaro (modello Novak).

3-“vogliamo solo applicare un concetto che esiste già nel calcio con la Champions League, perché non ripeterlo?”. Viene un po’ a traballare il precedente “non lo facciamo per i soldi” espresso da Novak. La Champions League è uno dei Top5 tra gli eventi sportivi per capacità di creare ritorno in denaro, preceduto solo da NBA (ops, guarda un po’..), F1, Olimpiadi, Mondiali di calcio. Contemporaneamente, il “modello Champions”, con le attuali disavventure del Presidente della UEFA, non sembra un esempio di limpidezza e funzionalità in materia di equità competitiva. A proposito di “piccoli che sognano”, poi, il confronto con la realtà della Champions ottiene a nostro parere risultati opposti a quelli che la retorica di Novak voleva raggiungere: parliamo della meritocrazia sportiva e del suo supposto turnover, basti guardare al lotto dei partecipanti dello scorso anno e confrontare quante facce nuove comparivano in quello di quest’anno. Per non parlare di quel che si evince confrontando i nomi delle semifinaliste 2015 e 2016.

4-“Abbiamo un’idea più democratica basata sulla solidarietà”. Anche ammesso che la Eurolega sia biecamente oligarchica, la democrazia e solidarietà propugnate da FIBA Europa hanno seguito il metodo: ti mando una lettera, cara Federazione Pallacanestro, e o sei fuori tu o son fuori queste (tre, per noi) squadre. Per scrupolo divulgativo, Novak ha precisato che la lettera è stata mandata alle Federazioni e non alle squadre perché sono le Federazioni il referente giuridico di FIBA Europa. Per la stessa ragione le squadre erano le “colpevoli”, ma non potevano essere sanzionate direttamente dalla FIBA, bensì dovevano essere messe in riga dall’organismo nazionale. Per lo stesso motivo, motivo di limpida e pura oggettività e dunque non per ricatto (..), sostiene Novak che non potevano esser sanzionate solo le squadre “colpevoli” dei 14 paesi, ma dovevano esser punite le Federazioni (cioè Nazionali, eventi, eccecc). Posso sperare di non diventare mai, un giorno, referente giuridico di FIBA Europa?

5-“I vostri (italiani) campionati di basket sono un esempio: ora in Europa giocano squadre che pochi anni fa nemmeno erano in SerieA”. Questa dichiarazione è meno simile a un clamoroso autogol di quel che potrebbe sembrare. E’ un autogol normale, con tendenza al suffisso –onzo coniato dalla Gialappa’s. Novak intende che l’approdo di squadre nemmeno troppo difficili da individuare (Trento e Sassari) all’agone europeo è merito anche del lavoro sulla base e sui campionati minori che FIBA e FIP (e non Eurolega) conducono. E fin qui è un discorso condivisibile, anche se dimentica completamente il lavoro di quelle persone che la sua lettera ha messo alle strette (presidenti, consiglieri, sponsor, tifosi, abbonati). La parte “onzo” è che, così dicendo, sconfessa quanto dichiarato in precedenza su democraticità Federale vs oligarchia Eurolega, perché Trento-ReggioEmilia-Sassari hanno partecipato a competizioni ECA-Eurolega, competizioni dell’organismo di Bertomeu; che tanto oligarchico non è, allora.

Questa breve ma appassionata e precisa esegesi rende evidente da che parte sia tentato di stare il nostro pensiero sulla vicenda. Posso solo, di nuovo, sperare. Sperare che davvero non ci accontentiamo di un europeo cui ogni 2 anni arrivare settimi. Sperare che la si smetta di demonizzare la NBA, perché, semplicemente, è lo spettacolo/prodotto/agone sportivo migliore del mondo: prendete la foto del podio degli ultimi Mondiali e contate tra USA-Serbia-Francia quanti dei 36 premiati erano in quel momento o sono poi diventati giocatori NBA. Sperare infine che questa vicenda, che difficilmente si può far entrare nel Gotha degli esempi di democrazia ed avveduta gestione delle controversie, porti progressi effettivi al nostro basket pur se esso è governato sempre dagli stessi, e, quel che ancora pare peggio, con i medesimi criteri.