QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND. GOLDEN STATE WARRIORS 108 – CLEVELAND CAVALIERS 97. 3-1 WARRIORS

Dopo tre atti a senso unico prima da una parte poi dall’altra, il quarto regala finalmente dal punto di vista del punteggio e della competizione una gara degna delle finali NBA. Tuttavia punteggio relativamente basso ed equilibrio non sono però necessariamente segni d’intensità, così come andare piano non significa volersela giocare punto a punto. Piano cominciano i Cavs, che sembrano avere in mano il ritmo della partita dall’inizio. Il primo quarto assomiglia decisamente ad un “trading buckets” con qualche picco di Cleveland ma nulla di devastante per gli avversari. Una vera novità di gara 4, rintracciabile già nei primi possessi, è la partenza finalmente aggressiva degli splash brothers: Thompson riesce a segnare per la prima volta in un primo quarto di queste finali, Steph attacca anche se non al massimo dell’energia, ma da subito. Dall’altra parte LeBron inizia a ritmo decisamente compassato, Kyrie sembra non essere invece mai uscito dalla Q e mostra subito la stessa forza d’animo e gli stessi colpi di gara 3. Love parte in panchina dopo la commozione che lo aveva tenuto fuori nella gara precedente. La partita dell’ex lupacchiotto sarà senza grandi acuti, ma nemmeno gli errori saranno troppi. Troverà più spazio nel finale, quando coach Lue preferirà il suo tiro a quello di Jefferson, “colpevole” di non aver avuto lo stesso impatto visto nelle ultime due uscite. Nella prima metà di gara Cleveland riesce a tenere le percentuali adatte, non tanto per volume, quanto piuttosto per frequenza (di cui il mio attentissimo collaboratore aveva parlato nella preview), a contrastare Golden State. I campioni infatti, sia da rimbalzo difensivo che da canestro subito, non ripartono mai velocemente, non riuscendo quindi ad essere pericolosi nei primissimi secondi dell’azione. Chiaramente giocando in questo modo gli Warriors sono costretti a ragionare di più in attacco, girando palla contro la difesa schierata e perdendo dunque la loro arma migliore e la capacità di far partire le loro temutissime ondate. La continuità di realizzazioni dei padroni di casa arriva, anche se non soprattutto, grazie ad un’enormità di rimbalzi in attacco nella prima metà di gara; inutile dire che dominante in questo senso è stato Tristan Thompson. Le due squadre vanno a riposare sul 55-50. Ad inizio ripresa gli Warriors appaiono leggermente disattenti, come quasi sempre all’inizio dei quarti. LeBron prova ad accendersi, e nonostante i numeri incredibili che tirerà fuori, non sembrerà mai convincere realmente, mai dominare come ci si aspetterebbe da lui, palesando anche del nervosismo in un paio di occasioni. Coach Kerr privo di Barbosa, concede minuti a James Michael McAdoo, che aggiunge qualcosa fisicamente alla rotazione dei campioni. All’incirca dalla metà del terzo quarto in poi, Golden State alza l’intensità difensiva, mostrando di avere più energia, e spuntandola, grazie soprattutto a Varejao, nelle sanguinose lotte a rimbalzo. Gli splash brothers entrano in azione, Klay da centrocampo e Steph in transizione, servono il parziale vincente: 29-22 nel terzo periodo. Mentre Varejao domina sotto i tabelloni, Irving li trafigge in reverse, torna in difesa cercando la mano del “capo” per non trovarla (primo nervosismo di LeBron). L’atto finale comincia con i campioni avanti di 2 lunghezze (79-77), i Cavs pareggiano subito con un Irving sempre più fenomenale in attacco, le due squadre si scambiano ancora qualche punto, ma presto Cleveland cadrà in un blackout incredibile. James infatti segna a 9 minuti dalla fine l’ultimo canestro per i 6 minuti successivi, durante i quali Golden State avrà più di un’occasione di chiuderla, Cleveland avrà più di un’occasione di pareggiarla, ma nessuno ci riuscirà mai per davvero. Nessuno se non Steph, che a poco meno di 3 minuti dalla fine inchioda la tripla del +10, che a parte le storie tese tra LeBron e Dray (secondo scatto di nervi del Re), rappresenterà l’ultimo momento esaltante della partita. 38 punti per Steph, che ha mantenuto la promessa di aggressività e prolificità, anche se aiutato dai tanti falli, ormai inutili, dei Cavs nell’ultimo minuto. 25 per Thompson, con un limpido 50% dal campo e con una impagabile, impareggiabile, ed impenetrabile difesa su chiunque gli si parasse davanti. 10 e +15 di valutazione per Iguodala, mai banalmente il plus/minus migliore dei suoi, autore di un palleggio arresto e tiro del macigno dritto alla mente degli avversari che sigla il +4. 25-13-9 per LBJ, in veste di perfetta macchina da statistiche ma poco di meglio. 34 punti, altro 50% dal campo per Kyrie Irving, secondo trentello consecutivo per uno che sta giocando per la prima vera volta i playoff, e che per la prima volta assaggia le Finals, il che la dice già lunghissima su chi sia questo ragazzo. Doppia cifra anche per JR, TTT e Love  per un buon contorno che magari dovrebbe essere più ricco: nella notte i Cavs non hanno avuto praticamente nulla di consistente dal pino. I campioni battono un altro record, stavolta quello di triple segnate in una gara di finale, sorpassando con 17 le 16 degli Spurs del 2014. La serie torna in California, dove lo slogan “win or go home” tornerà ancora di moda per i Cavs. Con 3 match point sulla racchetta diventa non impossibile, ma parecchio difficile per i campioni della Eastern Conference, che hanno forse trovato qualche arma per giocare contro Golden State, ma avranno certamente bisogno di arricchire l’arsenale se vogliono avere speranze. Queste Finals potrebbero finire prima del previsto senza averci ancora saziato al meglio, con una sola gara combattuta anche se non spettacolare, e povera d’intensità se paragonata al turno precedente dell’Ovest. La speranza è nella speranza, dei Cavs, che dovessero veramente giocarsi il tutto per tutto contro dei campioni seriamente motivati, potrebbero dar vita a gare epiche nelle prossime uscite. In attesa di tutto ciò, possiamo solo sperare nell’inversione di tendenza guardando ai numeri: prima di questa gara c’erano stati soltanto 14 cambi di vantaggio in 144 minuti di gioco, stanotte 15 solo nel primo tempo. La competizione forse l’abbiamo riaccesa, ora aspettiamo lo show.