Nella ouverture della stagione NBA solo James Harden (e noi infiliamo anche Paul George) non era in campo, tra i candidati al MVP dell’anno.

Sono emersi in 3, James, e, con particolare veemenza, Leonard e Lillard. Non KD nè Steph..

ORACLE ARENA, OAKLAND. SAN ANTONIO SPURS 129 – GOLDEN STATE WARRIORS 100
All’inizio furono le cravatte. Orrende, indossate da Kerr e Pop e ispirate alle giacche fantasiose di Craig Sager, uomo di bordocampo di TNT, famoso per i suoi outfits originali e da due anni in lotta contro la leucemia. Sager è costretto a mancare l’inizio della stagione, e viene ricordato così. Poi fu la gara. E iniziare la stagione con quella che potrebbe essere, tra qualche mese, la Western Conference Final, non è male. Era l’esordio di KD+Steph insieme, ma non è andata molto bene. E’ solo la prima, ovviamente, ma i difetti più evidenti di GS sono tutti venuti immediatamente a galla. Primo la panchina: la second unit degli Warriors è sempre riuscita a sfracellare quanto di buono (piccoli vantaggi, rimonte) fatto dal quintetto. In secondo luogo l’intimidazione, assente (e anche la difesa in generale: a metà gli Spurs erano in linea per farne 120): solo Gasol, stanotte, non si è accorto che poteva pasteggiare sotto il canestro di GS. Ma gli è toccato spesso il difensore peggiore per un fenicottero come lui: il tozzo e brevilineo Dray-G (18-12-5 con 5 rec e il solito fallo tecnico), che lo inibiva dal metter troppo per terra la palla e anche lo teneva lontano dal ferro con il fisicaccio. Kerr partiva con KD da 4 e Pachulia da 5 (perché non Varejao si sarebbe capito in seguito: totalmente fuori condizione, forse stanco causa Olimpiadi), mentre Pop e Messina si presentavano col Doppio Torrione: Pau da 5, LMA da 4. Proprio il prodotto di Texas (26+14) si rendeva protagonista di due delle azioni iconiche della gara, sempre per ricacciare indietro i tentativi di rimonta di GS: prima rendeva vana una difesa perfetta di Green con un tiro orrendo ma intriso di talento, solo polpastrelli mentre cadeva all’indietro, poi riceveva uno scarico angolare per trasformarlo in tripla, lui che ne aveva tirate solo 16 lo scorso anno – e infilate zero. La Second Unit di SA ha distrutto quella della Bay Area, e il rendimento dei rincalzi di Pop è stato positivo anche contro il quintetto Warriors, al punto che i parziali +/- di SA sono migliori quando c’era la panchina in campo. Uno dei motivi è che nel quintetto di SA c’è Parker (9-3-4), che per questi suoi primi 26’ in campo non ha mai difeso, mentre Mills (11-1-5 con 4 rec) sì: vedremo se è un difetto solo iniziale, o se ci attendono sorprese nella rotazione degli Spurs. Secondo motivo Jonathon Simmons (20-4-3): la RS è il suo pane, si sa, ma lui ha davvero iniziato alla grande. Ci soffermiamo sul suo 6/6 quando la gara contava (3/3 da 3), ma soprattutto su una sua stoppata in rimonta su Steph Curry: ricordate Tayshaun Prince e quella (su Reggie Miller) nota finora come THE block? Ecco, questa è almeno uguale. GS è vissuta essenzialmente di orgoglio e in particolare dell’orgoglio di Steph (26-3-4), che ha sempre creato le scintille per le rimonte (-10 da -16, -8 da -15) degli Warriors, ma non è servito. KD, a lungo in campo come unico dello starting 5 in mezzo alle riserve ha fatto un bel compito senza nulla di decisivo (27+10). Per ultimo lasciamo Kawhi Leonard (35-5-3 con 5 rec): lo Hidden MVP, miglior difensore NBA per due anni di fila, ha mostrato…tutto, compresa quella calma sopranaturale che non è stata secondaria nello spegnere le fiammate degli Warriors. GS non è così male e SA non così buona, ma in questa opening night si è visto che gli Spurs hanno già cartine delle strade che devono percorrere per correggere i propri difetti, mentre GS agisce in territori ancora non ben mappati, come forse normali avendo 7 giocatori nuovi. Buon lavoro, Steve Kerr. Post Scriptum: in garbage time primi minuti con SA per Bertans, Lettone Sparatutto; non si è smentito: ha tirato ogni volta che ha avuto la palla, 5 pti in 4’ con 2/2 di cui una tripla. Per noi era culto già prima di scendere in campo, figuratevi ora.

MODA CENTER, PORTLAND. UTAH JAZZ 104 – PORTLAND TRAILBLAZERS 110
Portland parte forte, poi si fa venire una gran paura subendo nel terzo quarto rimonta e sorpasso di Utah. Il balbettìo dei Blazers coincide con la panchina e un attimo di obnubilamento di Damian Lillard, loro capo-capitano-condottiero. Lillard è stato miglior realizzatore, rimbalzista e assist-man dei suoi, con una partita da 39-9-6, e il primo MVP-chant di un’arena NBA per la stagione è partito dai tifosi dell’Oregon, giustificati direi. L’ultimo quarto ha visto Utah arrivare sul +5 a 194 secondi dalla fine: punti, 102. Da quel momento 15-2 per Portland, e i primi 7 di quei 15 tutti di D-Lill. Certo, nel finale, la difesa di Utah ha commesso anche errori pazzeschi, come sulla tripla di Lillard che ha chiuso i giochi: PetPlayer Hill che resta rilassatissimo dietro al blocco, Gobert che non pensa nemmeno di fare un passetto avanti, Dame che infila indisturbato. I Blazers hanno avuto Plumlee (4 falli in 15’ di campo) in grande difficoltà vs Gobert 12+14), e inizialmente questo è stato il punto di maggior sofferenza per loro, poi, però, hanno trovato la gran partita di Noah Vonleh (5/5 compresa una tripla), che è al suo terzo anno NBA, ma ha compiuto 21 anni da due mesi, e può ancora imparare. Considerato che almeno una di queste due squadre potrebbe essere Semifinalista ad Ovest, e che Portland lo è stata lo scorso anno, si è trattato di un confronto di alto lignaggio, vinto dalla squadra di casa. Non molto da preoccuparsi (totale blackout degli ultimi 3 minuti a parte) per i Jazz, privi oltretutto dei loro due migliori giocatori (Hayward e Favors). A tirare la carretta han pensato il veterano Joe Johnson e l’emergente Rodney Hood: 29 per JJ, 26 per il ragazzo da Duke. Il Collettivo Guardie dei Blazers ha prodotto quel che doveva: ai numeri di D-Lill si aggiungano i 25 di McCollum e i 18 di Crabbe, con 14/26 combinato.

QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND. NY KNICKS 88 – CLEVELAND CAVS 117
I Knicks durano solo il primo half, andando al riposo sotto di 3, poi subiscono di tutto dai Cavs, complice anche una serata di tiro orrenda, ma non irripetibile, purtroppo per loro. I 6 migliori giocatori di NY combinano per 21/61 al tiro, e uno di loro, Noah, prende un solo tiro, sbagliandolo, in 20 minuti. Vero che con Melo e D-Rose, e poi Porzingis e Jennings, i tiri per gli altri sono abbastanza contati, ma con percentuali e distribuzione di questo tipo non si va molto lontano. Contando anche che il quintetto ha cacciato via 13 palloni e totalizzato -79 di plus/minus combinato. Per Cleveland, dopo le feste per la consegna degli Anelli di Campioni 2016, poco più di uno show case, in cui LBJ si è dato alle schiacciate e alla prima tripla doppia stagionale (19-11-14), e in cui abbiamo provato un po’ di tristezza per Tristan Trevor Thompson: TTT è un grande giocatore, ma anche lui ha trovato pochi palloni: 0/1 in 22’, anche se non fa mai mancare rimbalzi e difesa. Nei Cavs bella partita di Bianchetto Dunleavy: bella per i 23’ in campo più che per il 4-4-2 finale, arricchito da 3 recuperi. Pochi minuti (14) al contrario per Iman Shumpert: forse, anche, per punizione e memento per i problemi avuti dal ragazzo in estate, problemi nel trovare la giusta coniugazione tra guida-marijuana-controlli della stradale. JR Smith è partito in quinteto, ma, avendo avuto un’estate contrattuale complicata, non era molto in palla: in ogni caso un 3/13 ad inizio stagione quando conta poco non è una novità, per lui, nemmeno se è in forma. I suoi mesi, si sa, sono altri.