Altra giornata di gare di un inizio di stagione atipico, coi grandi che invece di iniziare con cautela sembrano avere tutti qualcosa da dimostrare già dalle prime battute.

AIR CANADA CENTRE, TORONTO. CLEVELAND CAVALIERS 94 – TORONTO RAPTORS 91

Primo replay delle ultime finali di Conference, che alla seconda stagionale e con tutti i veri Raptors in campo diventa uno show ben diverso da quello visto in estate. Gara a ritmo serrato, a nessuna delle due squadre conviene alzarlo troppo, DeRozan continua a tirare tutto quello che può (stanotte 32-7 con 28 tiri) e Kyrie prontamente risponde (26 con 23 e 5 triple). La chiave per i campioni del mondo è stata la difesa. I Cavs hanno tenuto le percentuali dei canadesi sotto al 40%, come fatto in 17 gare dell’ultima stagione che si sono tramutate in altrettante vittorie. È chiaro che se la difesa è di questo livello sia praticamente impossibile batterli, dall’altra parte del campo anche solo LeBron e Uncle Drew qualcosa la vanno sempre a combinare. Anche con bruttissime percentuali i Raptors hanno comunque tentato l’impresa, trovando un buon parziale nel terzo quarto per andarsela poi a giocare in volata. Nemmeno a dirlo decisiva negli ultimi 2 minuti la coppia dei campioni. Il Re negli ultimi 3’ segna 2 volte, guadagna due volte la carità, serve 2 assist e prende 3 rimbalzi; Kyrie esattamente come in Gara 7 delle Finals piazza la bomba decisiva per quello che sarà poi il risultato finale.Tra i vincitori: 21-8-7 per James, 18-10 per Love che sembra stia tornando ad essere una delle scelte offensive dei suoi, ma smette di segnare alla fine del terzo periodo.Tra i perdenti invece: oltre al già menzionato DeRozan, Lowry alza un pochino l’asticella, segna 17 ma serve solo 4 portate, mentre Valanciunas viene limitato in attacco ma riesce a prendersi la sua doppia doppia con 10-17.

BARCLAYS CENTER, BROOKLYN NY. INDIANA PACERS 94 – BROOKLYN NETS 103

Prima vittoria stagionale per una squadra candidata a vincerne davvero poche, almeno così dovrebbe essere. Nella notte i Nets riprovano quanto provato a Boston: rimontare nel finale per giocarsela nelle ultime battute. Se i Celtics però erano stati poco generosi, i Pacers decidono invece di regalare una W ai Nets. Ad incartare il pacchetto è coach McMillan, che durante l’atto finale tiene George in panchina fino al sorpasso dei Nets con 7’ ancora sul cronometro. L’aria di New York torna a far bene a Jeremy Lin, che mette in scena una quasi tripla doppia da 21-9-9, che unita alla prestazione che ci si aspetta da gemellone Brook (25) forma uno dei pochi modi in cui Brooklyn potrà portare a casa qualcosa quest’anno. Altra bocca da fuoco importantissima per Brooklyn è Sean Kilpatrick, che aveva già mostrato di poter essere un meritevole cittadino NBA, e che nella notte segna 18 con 4/4 oltre l’arco e +25 di valutazione. 22-9 ma con 22 tiri di Paul George e 19-8 di Thad Young beffato clamorosamente da chi non vedeva l’ora di abbandonare. Tra i Nets oltre ai già citati solida doppia doppia di Trevor Booker (10-11) a cui spetta il compito di farsi largo tra lo sporco della partita in cui Lopez difficilmente si addentra.

THE PALACE OF AUBURN HILLS, DETROIT. ORLANDO MAGIC 82 – DETROIT PISTONS 108

Vittoria roboante dei Pistons alla prima in casa, contro dei Magic a cui sembra mancare ancora qualcosa dal punto di vista della chimica di squadra. Entrambi gli allenatori ruotano tantissimi uomini, sintomo che c’è molto ancora da provare e da capire. Ancora senza Jackson, Detroit uccide quasi subito la competizione, trovando un devastante parziale di +21 nel secondo quarto da cui gli uomini di Van Gundy non riusciranno più  a riprendersi. Bimbone Drummond ancora non prontissimo dal punto di vista realizzativo, ma tira giù 20 palloni, mentre Ish Smith infila 16 punti ed arma benissimo le mani di Harris e Morris che fanno il loro dovere (rispettivamente 17 e 18). 13 per Aaron Baynes e Beno Udrih, che subentrando a Smith e Drummond non fanno rimpiangere nessuno dei 2. Quando a Dicembre rientrerà Reggie i minuti dello sloveno sicuramente diminuiranno, ma rimane sempre uno che può dare il suo contributo nonostante i suoi 34 anni. Tra i perdenti bene Aaron Gordon (17-7) e poco altro, ad accompagnarlo ci sono dei pressoché inesistenti Vucevic ed Ibaka (11 punti in due) ed un troppo impreciso Hezonja (5/15 dal campo).

CHESAPEAKE ENERGY ARENA, OKLAHOMA CITY. PHOENIX SUNS 110 – OKC THUNDER 113 (OT)

Gara contro una delle formazioni meno attrezzate della lega, che Russell Westbrook riesce a far diventare storica. L’abbandonato fenomeno sigla infatti la prima tripla doppia con 50+ punti dal 1975, di cui autore fu un certo Kareem Abdul-Jabbar. I numeri dicono 51-13-10 con 2 recuperi e solo 5 perse, che con quel volume di giocate sono più che un lusso. La gara inizia con i Thunder inguardabili in difesa, arrivano infatti a subire 40 punti nel solo primo periodo. Si rialzeranno poi tra secondo e terzo, riuscendo a concludere l’atto finale in parità. Durante l’overtime Westbrook continua a fare tutto quello che può per vincerla, riuscendoci e tornandosene poi a casa cantando “Now I do what I want!”, a torso nudo, alla guida della sua auto. Per i Suns impressionante trentello con 18 tiri di TJ Warren, mentre Booker tira troppo e sbaglia di più, così come Bledsoe. Knight invece riesce a tenere a galla i suoi in più di un’occasione chiudendo con 19 punti. Tra i Thunder ad assistere Russ c’è Victor Oladipo, unico in doppia cifra a non portare la maglia numero 0, che chiude con 21 punti.

AMERICAN AIRLINES ARENA, MIAMI. CHARLOTTE HORNETS 97 – MIAMI HEAT 91

Hornets corsari in Florida, rimontano una gara che sembrava finita all’intervallo. Gli Heat infatti, che erano avanti di 19 dopo due quarti, si spengono nella ripresa e cadono sotto i colpi di Kemba Walker. Analisi abbstanza contraddittoria della partita, si può parlare infatti di una bella prova da parte di Charlotte, in grado di rimontare con decisione già alla seconda giornata. Dall’altra parte un calo di energia a metà partita in questa fase primordiale del campionato ci può tranquillamente stare, anche se non è mai un buonissimo segnale. Hassan (20-15) viene lasciato più solo del solito e stavola Dion “la grandine” riesce, tirando 5/16, a dare il suo più che modesto contributo nel rovinare il raccolto di Miami. Kemba chiude a 24 punti pesantissimi, e riceve un grandissimo aiuto da chi parte dalla panchina. Lamb, Belinelli, Hawes e Zeller infatti escono tutti dal pino e vanno tutti in doppia cifra.

AMERICAN AIRLINES CENTER, DALLAS. HOUSTON ROCKETS 106 – DALLAS MAVERICKS 98

Prima W stagionale per gli Houston Rockets, ancora guidati da Harden schierato da PG. Gara dal classico sviluppo, trading-buckets nei primi due atti, strappo nel terzo e conservazione nel quarto. I Dallas Mavericks non mostrano la forza necessaria per portarla a casa nonostante i 31 di Harrison Barnes. I padroni di casa la perdono sostanzialmente difendendo male oltre l’arco, il che fa immaginare qualche mancanza di preparazione, dato che Houston tira praticamente solo da lì. I 27 punti di Ariza sono particolarmente simbolici in questo senso. Tiratore di razza sì, ma non esattamente Klay Thompson, Ariza fa 8/12 dal campo e 5/7 da 3 punti, trovandosi costantemente libero con metri di spazio per tirare. Harden segna 26 servendo 8 pizze ed Eric Gordon invece fa 18 con soli 9 tiri guadagnandosi tanti viaggi in lunetta. Dall’altra parte Dirkone non scende sul parquet, ad accompagnare Barnes ci sono Williams, Matthews e Barea tutti in doppia cifra, ma con percentuali rivedibili.

VIVINT SMART HOME ARENA, SALT LAKE CITY. LOS ANGELES LAKERS 89 – UTAH JAZZ 96

Prima W della stagione anche per gli Utah Jazz, su cui io ed il mio collega avremmo piazzato un dollaruccio poco tempo fa. I Lakers nel segno di Luke Walton provano costantemente ad alzare il ritmo, confondendo troppo spesso il concetto di “buon tiro preso nei primi secondi” con quello di “tiro troppo affrettato”. Alla fine a condurre veramente il ritmo è Utah, che riuscendo a giocare sempre discretamente le sue opzioni batte LA senza nemmeno faticare troppo. Il miglior realizzatore della partita è George Hill (23 con un pulitissimo 50%), accompagnato dal 13-13 di Gobert e dai 15 di Favors e Hood. Tra i gialloviola D’Angelo Russell non illumina e vanno in doppia cifra solo Deng e Nick Young, dato a cui non ci sentiamo di aggiungere altro.

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS. GOLDEN STATE WARRIORS 122 – NEW ORLEANS PELICANS 114

Gli Oakland Globe Trotters si rifanno dopo la batosta presa contro San Antonio, andando a vincere in casa di un irreale Anthony Davis. Fuori dalla realtà appunto, perché fare 95 punti in due partite non può essere che questo. The Brow è stato protagonista di uno dei migliori esordi in stagione della storia, ma nonostante questo si ritrova con due L. Vedere quei 210 cm manovrati in quel modo è qualcosa di assurdo oltre che spettacolare per l’occhio umano, ma vederlo predicare nel deserto distrugge il cuore, almeno il mio. La realtà in questa gara invece arriva, e si pronuncia raccontandoci che un candidato all’MVP ha combattuto, tirando fuori tutto ciò che aveva, contro altri 2 candidati accompagnati da altrettanti campioni. Alla fine la “strenght in numbers” ha la meglio, ed i numeri sono 30-17 di Durant, 28 di Klay e 23 di Steph; mentre l’unico a sostenere il monociglio è Tim Frazier (21-10), ripescato dalla D-League per sostituire lo sventurato Jrue Holiday.