Prima parte del Recap delle gare di stanotte.

SPECTRUM CENTER, CHARLOTTE. ATLANTA HAWKS 96 – CHARLOTTE HORNETS 100
Bel posto Beli, bravo. Marco è capitato proprio in un bel posto per giocare a basket. D’altronde la sfortuna non poteva accanirsi per sempre contro il Michael Jordan dirigente e proprietario. Il percorso iniziato con l’assunzione di Steve Clifford e la conferma di Kemba Walker sta procedendo spedito come un treno. Stanotte, rubando le parole ai commentatori di NBA.tv, BIG WIN for the Hornets. Battuta Atlanta, che sta ancora davanti a Charlotte ma di sola mezza gara, e che era reduce da 6 W in fila. I Calabroni hanno superato i Falchi nel quarto periodo, rendendo ancora più significativa la loro vittoria: Atlanta infatti è la miglior difesa NBA nei quarti periodi, per minor numero di punti concessi e peggior percentuale concessa agli avversari. Stanotte, invece, Charlotte li ha battuti 25-16, rimontando, agguantando, sorpassando e salutando. Non estraneo alla rimonta degli Hornets il comportamento della Barbie: Howard ha una volta ancora dimostrato tutta la propria scarsa intelligenza cercando di staccare la testa a Zeller e venendo giustamente espulso. Belinelli ha trovato un bel posto dove giocare anche perché sta in un sistema che gli concede un poco lusinghiero 2/7 e lo tiene in campo lo stesso per 27 minuti. Se Kemba (21-5-6) e Nick (24-10-4) hanno giocato in base alle loro elevate potenzialità, ad andare sopra le righe stanotte è stato Cody Zeller (23+3 con 9/10 dal campo), autore di una partita quasi perfetta e soprattutto degli ultimi due decisivi canestri (tra cui un and1) nel minuto finale. Atlanta ha trovato un insolitamente alto numero di palloni persi ed è stata quasi soltanto Howard (10+18) e Millsap (22+13).

TD GARDEN, BOSTON. GS WARRIORS 104 – BOSTON CELTICS 88
Risolviamo subito il capitolo stats enumerando la settima doppia-doppia di Avery Bradley (17+10) e quella di KD (23-10-7 con anche 3 rec e 1 stoppata). Stanotte non c’è stata storia. Nelle ultime 2 stagioni, a parte i Cavs, erano stati i Celtics a impensierire di più gli Warriors, anche più degli Spurs e dei Clippers, pur su un numero di gare ovviamente esiguo. Non il caso della gara del TD Garden, dove i biancoverdi sono stati, giustamente, puniti anche per gli stupidissimi fischi contro KD, reo di non aver scelto Boston ma la Bay Area e di averlo ribadito in un paio di interviste. Di conseguenza, fischiato, anzi: buuuuuuuuato, come si usa lì, e secondo un clichè davvero reprimendo, che richiama le tristezze italiche stile “reazioni al tradimento del Pipita”. Golden State ha tirato con un immaginifico 35/62 da 2, ha usufruito della consueta siccità che colpisce l’attacco dei Celtics negli inizi o nelle riprese (stanotte alla ripresa: 31-9 nel terzo quarto, sinistramente simile a un recente 34-8 nel primo vs Washington), ed infine ha lasciato l’acceleratore dopo aver inferto la punizione che restaurasse l’onore di Durant. A Boston ennesima gara saltata per Crowder e Horford. La caviglia di Jae può giustificare tempi così lunghi di recupero, meno intuibili i motivi dei 20 giorni di assenza per il centro: concussion, certo, ma o è stata una capocciata davvero tremenda, o altro si cela sotto le assenze. Che i Celtics stiano giocando senza quei due proprio per vedere come va la squadra avendo Crowder e Horford in meno ma qualcun altro in più? Trade-Danny forse ci sta mettendo lo zampino.

BANKERS LIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS. PHOENIX SUNS 116 – INDIANA PACERS 96
Tre “meno”, quasi tutti immediati, per i Pacers. L’assenza di Paul George, riposino; l’aver accettato il corri e tira di Phoenix; l’infortunio poco dopo la metà del primo quarto per CJ Miles, il secondo miglior giocatore della squadra (ma erano già sotto 20-16). Il coach, sempre meno convincente, Nate McMillian non è riuscito a mettere argini, e i Suns hanno dilagato fissando il ventello finale. 7 Soli in doppia cifra, 5 dei quali usciti dal pino, il che dimostra la facilità del successo di Phoenix e l’attuale fragilità, sia tattica che fisica, di Indiana. Due note in una partita pur scontata: non ha giocato di nuovo Dragan Bender, scelta assoluta N.4 all’ultimo Draft, e non è una buona notizia; la doppia-doppia a 15+15 di Alan Williams. Dato che ci divertiamo a scovare giocatori nel nascosto della NBA e ad osservarne i progressi, puntiamo la nostra luce su questo undrafted 2015 da UCSB, che l’anno scorso ha giocato in Cina e in estate è riuscito a fare la squadra in Arizona: si tratta di una pf non altissima ma abbastanza pesante (203×118), diciamo una pf classica per gli anni ’80. Seguitelo.

QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND. DETROIT PISTONS 81 – CLEVELAND CAVS 104
Zero competizione, zero resistenza. Nulla offerto dai Pistons contro i Cavs stanotte. Nessun Cavalier oltre i 30′ di impiego, da segnalare Kyrie a 25-2-11 e TTT a 8+14. Nei Pistons il migliore è stato uno dei primi mirtilli che abbiamo scovato nel sottobosco NBA: Jon Leuer a 15+7.

AA CENTER, DALLAS. MEMPHIS GRIZZLIES 80 – DALLAS MAVS 64.
I Mavs sono il peggio che la NBA oggi possa offrire (ma hanno qualche pregio, che vi presenteremo in altra occasione), anche perchè sono tutti infortunati: fuori Dirk e fuori tutte le pg, Harris, Barea, D-Will. Stanotte han dovuto arrangiarsi mettendo in quintetto Seth Curry, che di Steph è il fratello scarso e oltretutto NON è una pg, e usando da cambio Jonathan Gibson, visto anche alla ENEL Brindisi e fino a poco fa in Cina. All’intervallo il punteggio era 36-29 Memphis, e i Mavs han terminato la gara con solo 73 tiri, messi a segno con % del 28,8…non vi dico altro, vi voglio troppo bene.