Le parole di Oscar durante la cerimonia di consegna del premio Panathlon 2016 ed il conferimento della tessera di socio onorario Panathlon international in occasione della sua prima uscita ufficiale del come back a Caserta.

Sempre Pesaro, a distanza di ventisei anni: contro la compagine marchigiana giocò l’ultima gara con la canotta bianconera, domenica tornerà al Palamaggiò per una sfida della sua Juvecaserta contro la stessa squadra. In questo quarto di secolo e più sono cambiate tante cose ma non l’amore e la passione del popolo casertano per Oscar. Vecchie e nuove generazioni, come se il tempo non fosse mai passato, sono pronte a riabbracciare il campione che ha fatto innamorare un’intera città della palla a spicchi, ma anche l’uomo capace di commuoversi e piangere come un bambino per il calore di quella che dall’estate del 1982, anno del suo sbarco all’ombra della reggia, è diventata per sempre la sua gente.

Ieri sera alla festa del Panathlon di Caserta presso l’hotel Vanvitelli la prima uscita ufficiale del suo come back in Italia, coinciso con il battesimo della nipote di Mario Basile, amico da sempre di Mao Santa e rimasto tale nonostante il trascorrere degli anni e la distanza che li separava. Le lacrime della moglie Cristina sono state il primo momento di grande commozione di una serata che ha rappresentato solo un assaggio del turbinio di emozioni che faranno pulsare i cuori bianconeri domenica all’ora di pranzo. Ad aprire la serata è stato il presidente Paolo Santulli che ha voluto sottolineare, porgendo un mazzo di rose a Cristina, il valore affettivo che lega la città e la sua gente al campione brasiliano. «Le lacrime di Cristina mi emozionano – ha affermato Santulli – e mi fanno capire una volta di più chi è Oscar e cosa ha rappresentato per questa terra». Sempre Santulli ha poi aggiunto che «Oscar è un simbolo internazionale della pallacanestro mondiale ed è stato ambasciatore per la nostra città e per il nostro basket. Per questo motivo abbiamo deciso di attribuire ad Oscar il Premio Panathlon 2016 nonché di nominarlo socio onorario del Panathlon international». Il premio Panathlon per quest’anno è stata una statuetta appositamente realizzata per Oscar e che raffigura il campione brasiliano con la maglia bianconera ed il numero 18.

Oscar non si è poi sottratto alla curiosità degli ospiti del Panathlon raccontando aneddoti e curiosità della sua vita casertana. «Ho ricevuto tante botte ma ne ho date tante. Il bello era riuscire a fare canestro nonostante uno, due e anche tre marcatori» ha ricordato divertendo tutti i presenti. «Sono contentissimo di tutto, innanzitutto di tornare a Caserta e vedere la gente che mi piace. E questo è più importante di una vittoria. Sono felice di avere la cittadinanza casertana… un po’ in ritardo ma meglio tardi che mai» ha poi sottolineato ancora O’Rey confermando che per lui il canestro era «grande come una vasca da bagno ma solo se ti allenavi tanto. E Cristina è stata la mia rimbalzista automatica». Da buon mental coach presso le aziende ha proseguito con la sua ars oratoria coinvolgente ed in perfetto italiano. «Quando penso a Caserta mi viene in mente Mario Basile, il fratello che non ho avuto. Poi il cavaliere Maggiò, che Dio lo tenga in gloria, è stata una persona meravigliosa. Per lui non sono andato al Real Madrid dove avrei giocato con Petrovic vincendo di tutto. Invece sono rimasto a Caserta firmando un accordo di quattro anni come volle il presidente e rinunciando ad un contratto triennale già firmato con il Real e che conservo ancora». Nella valigia dei ricordi di Oscar c’è tanto spazio per Caserta, la Juvecaserta e l’Italia. «La vita è fatta di decisioni come le mie di non andare ai Nets ed al Real, scelte fatte per Caserta. Non posso poi dimenticare il più grande allenatore che ho avuto, Boscia Tanjevic. Lui mi ha voluto dicendo al presidente Maggiò che in Brasile c’era un giocatore che segnava e piangeva». Oscar poi racconta qualcosa che probabilmente in pochi sanno: «Dopo le prime 9 partite ne perdemmo 6 e il presidente voleva mandarmi via, ma Boscia gli disse manda via me». Per Oscar è sembrato che gli anni non siano mai passati, il legame con la «mia gente di Caserta», come ama definire i supporters casertani, è qualcosa di indissolubile.

Non da meno la moglie Cristina che ha raccontato «la gioia per tutta la mia famiglia nel tornare Caserta, nel passeggiare per le vie della città e vedere così tanta gente che ama Oscar come se non fosse mai andato via». Nel parlare del marito, dei figli e dello speciale feeling di tutta la sua famiglia con questa terra, a Cristina brillano gli occhi «perché non saremmo mai andati via da Caserta» confessa, ribadendo quanto disse il marito in occasione dell’Oscar day del 2003 al Palamaggiò. Prima della cerimonia e della cena del Palathlon Oscar ha anche ricevuto una targa ricordo da Mino Del Gaudio, fondatore del gruppo facebook «Gli Oscariani», il più numeroso dei social network con fans in tutto il mondo tanto che Cristina ha ammesso che «devo portare alcuni gadget della Juvecaserta agli oscariani in Brasile». Poi la cena e anche l’entusiasmo nel cantare «O surdato ‘nnammurato». 

fonte: Il Mattino (Salvatore Cavallo)