Tante gare in una nottata NBA ricca di capolavori individuali da parte di grandissimi maneggiatori della nostra cara arancia.

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. NEW ORLEANS PELICANS 108 – PHILADELPHIA 76ERS 93

I Pelicans si vendicano della precedente sconfitta contro i Sixers. A Philadelphia Brown continua a centellinare i minuti di Nerlens Noel, accolto da una grande ovazione dal suo pubblico, in attesa di capire come il coach riuscirà ad inventare una rotazione che possa farlo convivere con Okafor ed Embiid. La gara inizia con gli ospiti in difficoltà, apparentemente incapaci di muovere la palla e traditi da The Brow, che sbaglia 8 dei suoi primi 9 tiri. Nel secondo periodo però Frazier si accende, Davis decide di andare al ferro visti i tentativi falliti in sospensione e NOLA piazza un parziale di 42-21. Il dato rappresenta il record stagionale per la franchigia della Louisiana e di fatto il fendente letale per la partita. Frazier e Jones fanno un grandissimo lavoro, approfittando dei tanti minuti in comune col prossimo uomo franchigia del mondo. 31-16 e 2 stoppate per il Monociglio, 17 per T-Jones e 15 di un chirurgico Moore che fa 6/7 dal campo. Tra gli sconfitti Joel “The Process” Embiid non riesce a rispondere a dovere e termina con 11 punti e 6 rimbalzi, stesso scoring di Okafor e RoCo Covington.

SPECTRUM CENTER, CHARLOTTE. LOS ANGELES LAKERS 113 – CHARLOTTE HORNETS 117

Vittoria in rimonta per gli Hornets, capaci di ribaltare una partita che sembrava ben più che indirizzata all’intervallo. Nei primi due quarti infatti anche i Lakers hanno realizzato il loro record stagionale di 73 punti in metà partita, costruendo bene e bombardando di triple la pigra difesa degli Hornets (12/18 dall’arco in 24 minuti). Dopo la gara Batum ha parlato di un coach Clifford sorprendentemente tranquillo, che avrebbe soltanto chiesto ai suoi di svegliarsi in difesa. Verosimilmente l’allenatore alle dipendenze di MJ si aspettava un fisiologico calo delle percentuali astronomiche trovate dai gialloviola in avvio. I fatti, e la difesa realmente più aggressiva dei suoi, gli danno ragione, nel terzo periodo Charlotte ricuce lo strappo e si porta a -2, pronta a completare l’impresa durante l’atto finale. Se nel terzo le idee dei Lakers si erano avvicinate alla normalità, nel quarto quarto l’attacco di LA va completamente in blackout. Nessuno riesce a fermare Belinelli e Walker, l’italiano ne mette 11 pesantissimi durante il terzo quarto, Kemba dopo averne fatti invece 15 nel terzo continua a colpire nell’ultimo atto e prende il rimbalzo decisivo in attacco a 28 secondi dalla fine. Belinelli chiuderà a 13, mentre Kemba coi suoi 28 punti, 10 assist e 8 rimbalzi termina la sua sontuosa partita e dimostra di aver completamente recuperato dagli ultimi fastidi; tra i gialloviola il miglior realizzatore è stato Clarkson che ha chiuso con 25, seguito da Swaggy P che ha chiuso a 24 col 50% dal campo.

AIR CANADA CENTRE, TORONTO. BROOKLYN NETS 104 – TORONTO RAPTORS 116

Partita dalla quale nessuno si attendeva granché, che in effetti non delude le aspettative. I Nets orfani di Brook Lopez non riescono a mettere in difficoltà in nessun modo i Raptors, che riescono senza dover spingere mai molto a controllare la gara con grande maturità. DeRozan ha sparato 6/20 provando a tenere alte le sue vertiginose statistiche, supportato invece da un più che preciso subcomandante Lowry che ha chiuso con 23 punti. Lowry è però anche l’unico a stare in campo per più di 30 minuti, ulteriore sintomo che coach Casey fosse convinto, come chiunque altro, che i suoi potessero portarla a casa in scioltezza. Bella prova dalla panchina di uno dei mirtilli più succosi proprio secondo Casey: Norman Powell. L’esterno approfitta dei tanti minuti a sua disposizione per piazzarne 21 importanti nel mantenere il ritmo dell’attacco canadese. Dall’altra parte uno dei nostri mirtilli più succosi, Sean Kilpatrick, non ha potuto nulla in terra straniera senza poter affiancare il suo front-man.

MADISON SQUARE GARDEN, NEW YORK CITY. INDIANA PACERS 111 – NEW YORK KNICKS 118

Se non fosse per il gran numero di over time delle gare che seguiranno, questa potrebbe senz’altro essere la gara più bella della notte. I Knicks vincono per la prima volta in stagione dopo essere stati sotto nel terzo quarto. In questo periodo della stagione regolare difficilmente assistiamo a momenti del genere, quelli che rendono veramente straordinario questo sport e che ci riportano ad una delle tante frasi fatte che ci girano intorno: le partite non sono mai veramente finite. I New York Knicks hanno deciso di interrompere la loro serie negativa facendoci questo regalo, ribaltando completamente una partita che sembrava decisamente andata. Sotto di 15 nel terzo periodo un’uscita da un timeout dei padroni di casa ha visibilmente, già dai primissimi movimenti , invertito la tendenza. Spingendo Carmelo a segnare 26 dei suoi 35 negli ultimi due quarti, e Brandon Jennings a rubare una palla sanguinosa per servirla a Porzingis che da 3 punti agguanta il pareggio a quota 99. Il quarto periodo di New York ci lascia anche qualche assaggio del triangolo fortemente voluto da Jackson, con tutti e 3 i vertici perfettamente coinvolti. La somma degli angoli del triangolo, solo per oggi infatti fa 80, i punti in combinata di Rose, Melo e The Unicorn. Dall’altra parte degli ottimi Young e Turner (21 ciascuno) devono arrendersi, non adeguatamente sostenuti da George nei momenti topici della partita.

AMERICAN AIRLINES ARENA, MIAMI. ORLANDO MAGIC 136 – MIAMI HEAT 130 (2OT)

Sotto Natale, volendo viaggiare tra i luoghi comuni, è normale che a spuntarla tra South Beach e Disneyland sia la seconda, non trattandosi però di un pomeriggio libero ci sono voluti due tempi supplementari. Meno spettacolare nelle giocate, ma numericamente superiore a quella dei Knicks, l’impresa dei Magic ha senz’altro contribuito ad illuminare la nottata. Sotto di 5 negli ultimi minuti del tempo regolamentare, e di 4 a 40 secondi dal termine del primo supplementare, i ragazzi di coach Vogel non si sono mai arresi, continuando a lottare e portando a casa così il derby della Florida. Nello spirito e nella cattiveria mostrata dai Magic ci sono tutti i 30 punti di scarto rimediati dai Raptors nemmeno 48 ore prima, ad ogni bivio tra la resa e la lotta , stanotte hanno sempre scelto la seconda. Miami tirando malissimo dalla carità è riuscita a buttare per due volte una partita che con un pizzico di concretezza in più si sarebbe potuta chiudere molto prima. Tra i 130 dei padroni di casa ce ne sono però 32 che non sono buttati al vento, quelli di Tyler Johnson, massimo in carriera per lui e record franchigia per un giocatore in uscita dalla panchina. Tra gli Heat il condottiero Whiteside eguaglia il piccolo benché incredibilmente atletico Tyler nei punti, tirando giù però anche 15 limoni e spazzandone via 5. Dall’altra parte il box score dei Magic è ricco di prelibatezze: spicca su tutte il 22 alla voce punti di Payton con soli 13 tiri che per lui sono un lusso, seguono poi i 26 di Vucevic e Fournier ed il ventello tondo di Ibaka, purtroppo però ancora lontano dai suoi standard difensivi.

BMO HARRIS BRADLEY CENTER, MILWAUKEE. CLEVELAND CAVALIERS 114 – MILWAUKEE BUCKS 108 (OT)

Ai Cavs servono gli straordinari per spuntarla a Milwaukee, squadra che attendono di nuovo nella prossima nottata. Con grandissima energia i Bucks, trascinati stanotte dal meraviglioso duo dei sogni e delle speranze Giannis-Jabari, rimontano nel quarto periodo una gara di cui i campioni avevano perso il controllo semplicemente perché non pensavano fosse necessario tenerlo. Così il -6 di parziale subito in quello che avrebbe dovuto essere l’ultimo periodo è diventato potenzialmente letale, tanto da dover scomodare il miglior LeBron per portare a casa la W. Proprio LeBron stanotte ha raggiunto un altro traguardo, superando coi suoi 34 punti l’ormai nono marcatore di sempre Moses Malone. Quello che più ci interessa è l’ultima delle 5 triple messe a segno dal Re, quella che con 24 secondi alla fine dell’OT taglia le gambe ai Bucks e regala la vittoria ai suoi. Consegna la palla a Frye dalla rimessa, se la fa riconsegnare, e senza nessun ritmo né riguardo per la vita umana (citando Harlan e lo stesso LBJ) spara un proiettile da quasi 9 metri che brucia la retina. Kyrie aggiunge 28 punti frutto però di 23 tiri, seguito dai 15 di Frye e da LeBron che oltre al trentello avrebbe anche catturato 12 rimbalzi e servito 7 portate perdendo soltanto 2 palloni. Dall’altra parte dicevamo di una discreta coppia, il nostro Grande Grosso Pterodattilo Greco chiude con 25 punti e 13 rimbalzi, mentre Parker firma un trentello approfittando del quasi continuo mismatch servitogli dai cambi difensivi di coach Lue.

FEDEX FORUM, MEMPHIS. BOSTON CELTICS 112 – MEMPHIS GRIZZLIES 109 (OT)

Altra gara che ha avuto bisogno dell’overtime per trovare una degna conclusione. Nei primi due quarti i Celtics hanno più che rischiato di impantanarsi nel gioco tutto difesa, post e ritmi bassi dei Grizzlies, quanto di più nocivo per la squadra di Stevens, che della difesa si serve sì, ma per poter correre. Dall’intervallo in poi oltre all’atteggiamento collettivo è cambiato soprattutto quello di IT4, che stanotte è stato un gigante. Alla ripresa delle ostilità si è fatto vedere subito più aggressivo, andando a cercare il suo tiro ogni volta che ne ha avuto modo, e trovando spessissimo dei punti. Isaiah ha chiuso con 44 punti, che coincidono col suo record carriera di punti e di triple segnate (7/10), frutto di 10/16 dal campo e 17/17 dalla lunetta con una sola palla persa. In tanti ultimamente ci fermiamo spesso a guardare le cifre di Westbrook o Harden associandole alla fantascienza, ma quelle che ho appena riportato sono la fantascienza su un campo di basket, non accennando nemmeno alla statura di chi le ha prodotte perché stanotte non ha avuto nessuna importanza.  Non sono io a scoprirlo ma vederlo in campo è spesso piacevole per l’occhio, vederlo vincere così poi diventa davvero uno spettacolo per il quale bisogna ringraziare.

TOYOTA CENTER, HOUSTON. SAN ANTONIO SPURS 102 – HOUSTON ROCKETS 100

Nella sfida tutta texana sono gli speroni a spuntarla, rimanendo con una sola sconfitta in trasferta finora. Gara abbastanza combattuta, con l’ateneo di Popovich costretto a vincerla due volte. Nei primi due quarti il controllo è stato sempre nettamente nelle mani degli Spurs, che hanno traballato nel terzo periodo dominato dal miglior Harden, costretto poi a cadere nell’atto finale non aiutato abbastanza dal suo supporting cast. Harden 31-10-7, Ariza 16 con 14 tiri; Kawhi 21, Aldridge 17.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. DENVER NUGGETS 102 – LOS ANGELES CLIPPERS 119

Mai seriamente in partita i Nuggets, si arrendono a dei Clippers che quando riescono a far funzionare una delle soluzioni che hanno, la cavalcano sistematicamente e ti fanno male. Quella di stanotte è stata l’apertura del campo per Redick, che riesce a eguagliare le percentuali al tiro di Isaiah Thomas, che però senza tutti i tiri liberi fruttano “solo” 27 punti. Dall’altra parte 22 di Barton e 17 di Gallinari che insieme a tutta Denver non ha mai tenuto difensivamente i velieri.

ORACLE ARENA, OAKLAND. UTAH JAZZ 74 – GOLDEN STATE WARRIORS 104

Il risultato rotondo la dice lunga su quella che è stata la gara. Utah è tutt’altro che una squadra poco attrezzata, ma contro gli Oakland Globe Trotters servono prestazioni particolari, e probabilmente stanotte non era il momento dei Jazz. Un paio di ondate classiche alla Golden State e la gara è sfuggita di mano. 25 per Steph, 22 per KD, 17 per Thompson e 15 per Dray-G e gli Warriors non danno nessuna speranza ai Jazz, il cui miglior realizzatore è stato Johnson con 14 punti.ù

GOLDEN1 CENTER, SACRAMENTO. PORTLAND TRAIL BLAZERS 121 – SACRAMENTO KINGS 126

Dopo aver parlato della sontuosa notte di Thomas, passiamo a quella di Boogie DeMarcus Cousins. Il tumultuoso centrone di Sacramento è un giocatore come pochi se ne sono visti, sia per cosa è in grado di fare con la palla, sia per cosa è in grado di scatenare in campo e fuori. La gara è stata bella e tirata, all’insegna della rivedibile difesa sia da una parte che dall’altra come ci si aspettava. A farla da padrone è proprio DMC, che manca di un punto il suo record carriera di 56, viene espulso temporaneamente per uno sputo, giudicato prima volontario e poi non, ai danni di Leonard. Volendo sorvolare sull’accaduto, perché dovrebbe ormai essere cosa nota, che con Cousins vale la regola del “prendere o lasciare” per tutto il pacchetto, fatto di eccessi sia tecnici che comportamentali, la partita di DeMarcus è incredibile. Ha fatto tutto quello che si può fare su un parquet, attaccando dal palleggio, dal post, segnando da 3 e dalla media in ogni modo possibile. Lo stesso CJ McCollum afferma che quando uno così è “in the zone” si può tentare di metterlo in difficoltà, ma non lo si può realmente fermare. Nulla possono infatti i meno quotati splash brothers, che seppur combinando per 60 punti, non riescono a reggere l’impatto anche emotivo di Boogie sulla partita.