Otto gare nella notte NBA, parleremo compiutamente delle quattro che più hanno stimolato i nostri sensi.

AIR CANADA CENTER, TORONTO. UTAH JAZZ 93 – TORONTO RAPTORS 101
Poco dopo la metà del quarto periodo sul tabellone dell’arena e sugli schermi di NBAtv è apparso un hashtag che i tifosi dei Raptors conoscono bene: #lowrytime. Era infatti scattata, negli istinti di gioco del Subcomandante Lowry, la levetta che attiva la modalità: NO. No, non mi fermi; no, questa non la perdiamo. E i poveri Utah Jazz, col loro gioco preciso e cadenzato, si son visti travolgere dalla furia ragionata della pg dei Raptors, che innescava soprattutto se stesso, ma creava anche giochi per Nogueira, guidando rimonta sorpasso doppiavù per i Canadesi. Lowry (33-6-5 con 3 rec) e il Brasiliano (4-6-3 con 2 stoppate) sono stati i protagonisti della rimonta, ma fino ad allora erano stati DeRozan (23-7-2 con 2 rec) e Valanciunas (18+13 e grande duello con Gobert, che ha chiuso a 15+16 con 3 stoppate) a tenere in linea di galleggiamento Toronto. Infatti i Jazz sono rimasti in testa per tutta la gara: con vantaggi anche di 11 nel secondo quarto e di 8 a 5 minuti dalla fine, quando si è attivato Lowry. I dolori del non più giovane coach Casey a proposito della posizione di forward da affiancare a Carroll sono ormai noti: pensavamo che l’evidente innamoramento del coach per Siakam avesse posto un termine alle pene, ma così non è. Escludendo l’idea di una sf più o meno fisicata, ora il coach ha deciso di adottare una verione molto snella ed agile del concetto di TwinTowers, partendo con il Lituano e il Brasiliano insieme in quintetto, sfruttando l’estrema dinamicità di Nogueira, che stanotte ha giocato da 3, da 4 e anche da centro durante i riposi di Valanciunas. Le spese di questa nuova idea le sta facendo soprattutto Patterson (solo pino stanotte), ma anche Siakam, Powell e il centro tedesco Poeltl (minuti in campo 4-8-6 rispettivamente) non gioiscono. Quello che è venuto a mancare ai Jazz per uscire dal Canada con la W è quel che manca loro dall’inizio: il roster completo. Non è un caso che la falla si sia aperta nella posizione al momento priva del titolare: George Hill sostituito in pg da Shelvin Mack. Mack, che aveva retto bene per i suoi primi 26′ di campo(17-4-2 con 7/9 al tiro) nei minuti finali è stato letteralmente umiliato da Lowry, sia 1 vs 1 che tatticamente: il Subcomandante ha gestito gli attacchi in modo da mandare letteralmente nel pallone l’ex allievo di Brad Stevens a Butler, e il poveretto non è riuscito a difendere un solo possesso, nè quando Lowry lo attaccava direttamente, nè quando gestiva il p’n’roll in modo da lasciare la pg dei Jazz a subire Nogueira o Valanciunas.

THE PALACE, AUBURN HILLS. CHARLOTTE HORNETS 114 – DETROIT PISTONS 115
La tua squadra è sotto di 1, e mancano 5 decimi di secondo alla fine, cioè 2 decimi in più del tempo minimo definito dalla NBA per poter fare un tiro vero e proprio e non un semplice schiaffo al pallone. Tu sei a bordocampo e devi effettuare la rimessa, e come spesso accade in queste situazioni, quel cavolo di schema chiamato dal coach non sta funzionando, ogni compagno è chiuso e marcato. Tu sei Marco Belinelli, non il primo sciagurato che passava per il lontano sobborgo di Detroit, e ti inventi la mossa della leggenda, una mossa che ti darà la stessa fama della vittoria dell’Anello. Sbatti la palla contro il sedere dell’avversario che ti volta le spalle, raccogli e tiri e sai che andrà dentro. Lo sai, anche se entra storta e di tabella, perchè fino a quel momento è stata una gara strana, per te e per la squadra. Per la squadra perchè non siete stati mai, MAI, in vantaggio, perchè a circa 8′ dalla fine eravate sotto di 19 e invece ora potete persino vincerla; per te perchè sei 0/6 dal campo e hai tirato solo da 2. Dunque lo sai che la tua prima tripla, e vostro unico vantaggio, andrà dentro…è solo questione di tempo. Già, perchè quel che non sai è se farai in tempo. Rimessa-schiena-palla-tripla-canestro. Purtroppo non vale, un decimo forse due di troppo, perchè la palla ha rimbalzato un po’ moscia sulla maglia del Pistone, non ti è tornata in mano con sufficiente velocità, e quel decimo si è perso lì. Lo stesso, gran brutta partita, Beli (5-2-1 con 2 rec e nessuna persa, 0/6 e nessuna tripla tentata per il referto), ma grande mossa.

TOYOTA CENTER, HOUSTON. OKC THUNDER 116 – HOUSTON ROCKETS 118
Onestamente, cosa si può dire a un giocatore che infila una tripla-doppia dietro l’atra, che è in chiara lotta per il titolo di MVP stagionale, e che anche stanotte ha scritto 49 sfiorando il 50% globale al tiro, superando il 50% da 3 e stabilendo il proprio record di triple per una singola gara? E, inoltre, fa tutto questo sempre al massimo del ritmo e dell’impegno, usando certo tanto ego ma anche tanto cuore? Poco o nulla si può imputare a Russell Westbrook, se non che lo sport che gioca lui, il Russ-Ball, è diverso dal Basket-Ball, e anche se il record di OKC non è distante dal 60%, col Russ-Ball non si vincono gli Anelli. Gli anni di Mike-Ball non fruttarono mezzo Titolo nemmeno a Jordan. Stanotte, nel clash dei due Supereroi Harden e Westbrook, l’equilibrio è stato sovrano: partenza a favore di OKC con vantaggio di 14, recupero e sorpasso fino a +18 dei ROckets, finale con assalto all’arma bianca dei Thunder che quasi la vincono. Westbrook 49-8-5 con 34 tiri, Harden 26-8-12. La differenza è che per trovare il quarto Thunder in doppia cifra (Kanter a 15+13) devi andare in panchina, mentre i Rockets hanno messo 6 giocatori oltre i 10 pti, con Eric Gordon sempre più 6th man of the year (22-5-3), a altri due a 8 (Harrell) e 9 (Dekker). Molti dicono che Westbrook merita compagni migliori: vero, ma meriterebbe anche un coach che dia ai Thunder un gioco: intendiamo basket-ball.

PEPSI ARENA, DENVER. SA SPURS 127 – DENVER NUGGETS 99
Mike Malone, coach dei Nuggets, è figlio di Brendan Malone, che è come dire che fa il chitarrista ed è figlio di Keith Richards: in situazioni come queste porte spalancate e pressanti pregiudizi si equivalgono. Mike è un ottimo coach, secondo noi, ma ha un carattere spigoloso, che gli è costato il job ai Kings ormai due anni fa e che lo ha portato due giorni fa a una dura reprimenda pubblica nei confronti dei veterani della sua squadra. E forse, in particolare, di Danilo Gallinari, che non ha fatto mancare la sua risposta parecchio piccata. Che il Gallo, tra Gazzetta, Repubblica e risposte al coach abbia parlato molto e non sempre a segno in questo scorcio natalizio, è poco ma sicuro. Che la sfuriata di Malone non sia servita, a giudicare da come sono andate le cose stanotte vs gli Spurs, lo è altrettanto. Denver non è lontana dal posto 8 nella PO Picture del West, ma deve lasciare da parte i problemi interni e personali e darsi una mossa, perchè l’arma dei Nuggets rispetto a Blazers e Kings (sono loro ottavi al momento) non può essere il talento puro (molto maggiore nelle altre due formazioni) ma l’organizzazione di gioco e la coesione interna. Stanotte bella partenza Nuggets, in vantaggio fino a metà secondo periodo, poi pianopiano la difesa Spurs è diventata una macina che ha frantumato il playbook offensivo dei Nuggets, portandoli alla totale bandiera bianca del secondo tempo. Pop ha fatto giocare tutto il suo roster, e ha trovato 28 da LMA; 24 da Kawhi e 21 da Tony Parker che pare stia trovando la forma. Denver ha totalmente mollato nelle secondo half, ha lasciato che SA terminasse con quasi il 57% globale al tiro (cosa che avrà fatto infuriare Malone, che aveva posto l’accento soprattutto sulla difesa nella sua sfuriata) e ha avuto cose positive solo da Nikola Jokic: 19-11-5 con 8/10 per il lungo che Stefano Michelini aveva detto non avere la faccia giusta per giocare ad alto livello (………). Gallinari 15 ma con 13 tiri.

Nelle altre gare della notte, i Blazers hanno puntellato il loro nono posto ad Ovest battendo i Lakers con D-Lill in dopia-doppia agli assists (21-5-10); sempre nella Western Conference, la sfida del fondoclassifica tra Suns e Mavs è stata vinta dai Soli che hanno avuto 26 pti da Bledsoe, 18 rimbalzi da Chandler e 3/3 nelle triple da Booker, mentre la buona notizia per i Mavs è che DirkOne (13-7-5) ha detto di non essere al top, ma di sentire che la forma vera sta tornando; ci spostiamo un po più ad est verso New Orleans che ha visto la W corsara degli Hawks, privi di Korver (vedi nostro servizio in tempo reale di stanotte) con un positivo Schroeder: 23-7-4 per Dennis-Deutscheland; arriviamo infine ad Indianapolis, dove i Nets non hanno mai visto la luce vs i Pacers: Myles Turner 25+15 e seria candidatura al MIP, Teague doppia-doppia agli assists e non lontano dalla tripla-doppia (21-7-15), e George 26 quasi senza sudare.