Solo 12 mesi fa Napoli assisteva all’ennesimo tentativo fallito nell’avere una squadra di basket. Un anno dopo – invece – la città all’ombra del Vesuvio si ritrova ad accarezzare un successo quando ormai il sapore di vincere era ormai sbiadito: Napoli e Coppa Italia  – infatti – è un binomio che si ripropone 11 anni dopo da quell’ indimenticato weekend di Forli. Undici anni dopo Napoli sbanca Bologna. D’accordo, manteniamo i paragoni. Questa vittoria – però – non significa solo aver vinto un trofeo, bensì rappresenta la dimostrazione che Napoli e basket possono coesistere unitamente in una frase senza che la parola “fallimento” venga accostata.  Il merito di tale successo è sicuramente della squadra che ha sbalordito e vinto contro ogni pronostico, è merito dello staff che ha saputo amalgamare bene un gruppo eterogeneo fatto di giovani e veterani ma è merito – innanzitutto – di chi ha reso possibile tutto ciò, di chi ha potuto far riscrivere pagine come queste, che ha avuto il coraggio ed ha  – tuttora maggiorata – la determinazione di voler portare avanti un progetto chiamato CUORE NAPOLI BASKET.

Presidente Ciro Ruggiero, dopo quasi una settimana hai realizzato ciò che è accaduto a Bologna?

Beh è stata una grande soddisfazione, emozionante e significativa. Siamo entusiasti di aver portato a casa la coppa sia per noi che per la città.

Partiamo da lontano:  innanzitutto da dove nasce questa passione per il basket? L’hai mai praticato come sport?

Questa passione nasce alle scuole medie quando con i miei amici iniziai a praticarlo nei campetti di Agropoli. Fu subito colpo di fulmine anche perché fino ad allora avevo giocato solo a calcio. Poi – conoscendolo da vicino – mi sono appassionato ancor di più per tutte quelle serie di regole e schemi  che a me piacciono tanto perché le geometrie e i valori che lo caratterizzano appartengono anche al mio mestiere.

Come mai questa “pazzia” nel lanciarsi in un’avventura cestistica?

Non la chiamerei proprio pazzia, anzi. Tutto nacque quando mio figlio Vincenzo si avvicinò al basket: il suo entusiasmo contagiò anche a me e così avviai questo progetto in modo che lui e tutti i giovani – attraverso questo sport così educato ed intelligente – potessero crescere con determinati valori.

Spostarsi da Agropoli a Napoli è stato un bel passo. Certo, un palcoscenico più ampio ma un carico di lavoro raddoppiato se non triplicato. Da dove nasce questa voglia di spostarsi all’ombra del Vesuvio?

Indubbiamente è stato un bel passo: sia il lavoro che le risorse impegnate spesso devono essere quattro volte superiori rispetto ad Agropoli. Questa scelta – però –  è stata dettata soprattutto dall’amore che mi lega a Napoli poiché i miei nonni erano partenopei e poi perché nel programma societario c’è un progetto ambizioso di arrivare a certi livelli sia per il settore juniores che senior.

Che differenze hai notato nel passare da una realtà “piccola” come Agropoli ad una metropoli come Napoli?

Agropoli – cestisticamente – non è piccola: è ben organizzata e c’è un entusiasmo che si coltiva da decenni. Basta vedere gli ultimi campionati che ha visto protagoniste le due società cilentane. Sicuramente Napoli, essendo una grande metropoli,  offre palcoscenici più ampi e poi ha quella sete di basket che può favorire un progetto ambizioso come il nostro.

Quindi dopo 6 mesi di questa esperienza, potessi tornare indietro lo rifaresti ad occhi chiusi?

Si, lo rifarei senza dubbio. Devo essere onesto, all’inizio mi aspettavo una collaborazione maggiore da parte delle imprese del posto. Probabilmente abbiamo pagato la diffidenza proveniente dal passato. Ora – però – grazie anche al nostro lavoro di comunicazione, ai risultati ottenuti e soprattutto alla serietà che ci caratterizza si sta smuovendo qualcosa e spero che col tempo in tanti si avvicinino a questo progetto.

Ad ogni gara è sotto gli occhi di tutti la presenza massiccia di tutta la tua famiglia. Quanto conta per un presidente determinato come te il loro sostegno?

Tanto. Davvero tanto. Anzi questo passo verso Napoli è stato fatto con la “benedizione” di mia moglie e dei miei figli. Mia moglie la considero una santa perché mi appoggia e mi sostiene così come si fa in una vera famiglia napoletana.

Le tre parole d’ordine di Ciro Ruggiero nella vita, nel lavoro, nel basket.

Nella vita ci vuole tanto cuore. Nel lavoro molto spirito e nel basket – infine – tanta passione

Inevitabile parlare della coppa appena vinta. Ti aspettavi di portarla a casa?

Come ho detto prima cuore, spirito e passione sono gli elementi per me fondamentali e sono ciò che – insieme al mio staff tecnico – abbiamo ricercato nella scelta dei giocatori. Ero fiducioso già in partenza sul buon esito di questa spedizione perché possediamo questi tre componenti che alla fine hanno fatto la differenza contro squadre che molti davano per favorite, ma che alla fine hanno sofferto sotto questo aspetto.

Qual è stato il tuo primo pensiero alla sirena finale con Orzinuovi?

Sinceramente, poiché credo molto in queste cose, ho ringraziato mia nonna, mio padre e San Ciro. Ho abbracciato la mia famiglia, poi la squadra lasciandomi andare in un pianto di gioia sincero perché la felicità di aver vinto dopo tanto lavoro e sofferenza è stata davvero tanta.

A Bologna hai fatto pieno di premi: trofeo e un tuo giovane quale migliore della competizione. Tu credi molto nei giovani. Ad Agropoli il tuo vivaio è già ben avviato. Hai intenzione di avviare un progetto anche nel capoluogo partenopeo?

Sicuramente!  Napoli ha bisogno di un progetto sano per i giovani perché la reputo fondamentale per la loro crescita.  Anzi con coach Ponticiello, già in fase di contratto, abbiamo parlato di creare un vivaio di primo ordine con l’obiettivo di vincere tanti campionati così come ho fatto con il Cilento Agropoli Basket. Questo progetto – però – intendiamo farlo in comunione con le altre società che sono radicate sul territorio campano perché sono convinto che insieme possiamo portare la pallacanestro napoletana ad alti livelli

Napoli l’avrai capito: è una piazza tanto difficile quanto esigente. Cosa chiedi ai tifosi e cosa senti di promettere per il proseguo di quest’avventura?

Per disegnare una linea ci vuole un insieme di punti. Nel nostro caso i punti sono rappresentati dalle imprese che spero si avvicinino e mi accompagnino in questo movimento. Mi aspetto tanti “punti” per costruire un bel progetto, per fare una società importante perché vorrei creare una vera forza a livello nazionale che non sia solo pallacanestro ma già formare una polisportiva che abbracci diversi sport e che abbia efficacia  non solo a livello sportivo ma anche culturale, sociale e formativo sarebbe stupendo. Mi aspetto, dunque, che ognuno possa partecipare a questo movimento e che possa regalare e regalarsi delle emozioni. D’altronde l’amore è un insieme di emozioni….

Ognuno, dopo una vittoria, fa dei ringraziamenti e soprattutto una dedica. I ringraziamenti e la dedica per questa coppa di Ciro Ruggiero

Il ringraziamento va soprattutto alla squadra che ha lottato con un cuore infinito, allo staff tecnico, a tutti i dirigenti, al mio socio fondatore De Conciliis, alla mia società storica che ancora ora mi accompagna nel settore giovanile.  Per la dedica, ovviamente penso alla mia famiglia ma questa coppa la voglio dedicare – con tutto il mio cuore – a questa splendida città che è Napoli.