Italia alla gara della verità: consci del fatto che la bella W vs Israele non conta nulla, serviva una prova altrettanto solida (e vincente). Benaugurante o meno che fosse, alla gara era presente il capo di Ettore Messina. Gianni Petrucci? MA NO, diamine! Gregg Popovich, head coach dei San Antonio Spurs.

Quintetto ormai classico per l’Italia: Hackett-Belinelli-Datome-Melli-Cusin. Ucraina in campo con Kolchenko-Mishula-Pustovzonov-Zaytsev-Kravtsov.

Due difese, un rimbalzo e una penetrazione bloccata: sono il bottino difensivo di Cusin nei primi 120 secs, cui si aggiunge una difesa di squadra per negare il tiro entro l’orologio. Ma non si segna, e si tira poco, solo Hackett (2, 1 bersaglio) e Melli (ferro da 3). 2 liberi di Kravtsov dicono 2-2 dopo 150 secs. Pustonovzov guarda Datome, che viene chiamato in panca presto, dopo 4 minuti e mezzo senza luce, per far posto ad Aradori. Dopo 5 mins né Beli né Datome hanno avuto tiri: dei 6 possessi finiti verso il canestro, 4 Hackett (2 centri) e 2 Melli (nulla), ma la prima volta che il Beli fugge dalla prigione, imbuca 3 e subito dopo infila la prima penetrazione del suo Europeo. 9-8 Italia, ma Melli soffre Zaytsev e poi prende paniere anche da Pustovzonov (dovrà fare meglio per coach Obradovic se vorrà vedere campo al Fenehr). Attacco solo da Beli e Daniel: non può durare, e quando le guardie ucraine (Lukashov) infilano i loro primi 3 punti per il 15-11 del MarNero, Messina chiama TO e in uscita troviamo BaldiRossi per l’esordio europeo e Datome per la tripla del -1. La difesa successiva vede il secondo orologio scadere per gli Ucraini, ma l’attacco di Azzurra non gira. BaldiRossi regala 4 pti dalla lunetta a Pustovyi e torna a sedersi: come era stato facile prevedere stamane, dei 19 punti ucraini, 16 sono dei lunghi, 8 di essi dalla lunetta, e il 19-16 Ucraina alla fine del primo quarto pare al cronista una punizione preoccupante ma anche generosa. In avvio di secondo periodo, Messina prova Burns, ma Pustovyi a centro area danza e poi schiaccia, per fortuna il quinto punto in fila di Aradori ci tiene a galla, ma il pitturato italiano è frequentatissimo dagli avversari. Due liberi per Biligha sono la prima occasione per punti veri dei lunghi italiani: ne infila uno, poi Filloy difende, recupera, e in attacco si fa trovare per la tripla: 23 pari, e antisportivo ucraino nell’azione seguente;  ne nasce un libero. Biligha prova a fare anche attacco, e ne azzecca una su tre, ma è quello di cui la Nazionale ha bisogno, anche se nel nostro canestro piovono alley-hoops: il secondo consecutivo rimette sopra di 1 gli Ucraini a 6 mins dall’intervallo lungo. L’Italia ha sulle tavole il centrocampo partente e due back-ups in front line: non sono sicuro che Biligha e Burns facciano davvero 4 metri insieme, ma portano atletismo ed energia. E’ una pratica complicata per i ragazzi di Messina, 22 pti subìti dai lunghi ucraini, 3 segnati da quelli italiani (tutti di Biligha). Mancano 5′ alla fine del secondo quarto, e visto che bisogna strizzare punti dalla guardie, la circolazione di palla italiana diventa assennata e trova Marco Belinelli, che davanti al coach con cui ha vinto l’Anello NBA mette 3 triple in 100 secs: 35-29 Italia. Nell’ultimo minuto e mezzo Azzurra difende molto bene, anche grazie al lavoro di Cusin, nel frattempo rientrato, che pare aver trovato qualche antidoto a Kravtsov: 3 liberi( ma su 6…) del Cuso, una tripla e altri 2 liberi del Beli fissano il +10 all’intervallo: 43-33. Nel secondo quarto Ucraina tenuta a 14. Quasi la metà  dei punti italiani (21/43) proviene dal Beli (7/10 di cui 5/7 da 3); altri dati interessanti il +/- di Cusin a +11 e Hackett a +10 e 4 giocatori (aggiungete Aradori, Datome, Filloy) hanno imbucato almeno una tripla, portando il dato nella categoria per l’Italia a 8/15, là dove l’Ucraina è 1/2. Due mondi cestistici opposti a confronto, ma se il predominio dei lunghi ucraini si è sentito nelle segnature, a rimbalzo i nostri hanno tenuto: 14 loro, noi 13.

A proposito di mondi cestistici: consci del fatto di non essere nel 1957, i nostri avversari aprono il terzo periodo con due triple, mandandone una a segno sul buzzer dei 24, e complici un paio di sciocchezze offensive di Belinelli, un lay-up divorato e una persa, l’Ucraina ha modo di arrivare a -8 palla in mano quando mancano 6 mins e Burns rimpiazza Cusin. Datome: arcobaleno del +10, Aradori entra per il Beli, Datome: tripla del +13. Un po’ di deconcentrazione porta al terzo fallo di Gigi e al ritorno in campo di Belinelli, ma anche di BaldiRossi, che lascia un and1 a Pustovyi, per un altro – 8, ma è lo stesso FBR a riparare con 3 punti, commettendo subito dopo, sempre sui 218 cm di Pustovyi , il suo quarto fallo. Tutte riserve (Filloy-Aradori-FBR-Burns) con Belinelli, è un quintetto che frutta: tripla di Filloy bissata aradorescamente, mentre di là è eroico Pustovyi (17 con 5/5 dal campo e 7/8 dalla linea). Con mille incertezze, molti falli di troppo, e con quintetti non facilmente immaginabili (meriti enormi a Messina), l’Italia nel terzo periodo guadagna un altro punto e tiene gli Ucraini alla loro media già mostrata vs la Germania: 15 pti. Il quarto periodo inizia con un’altra tripla di Filloy, ma il quintetto degli improbabili ha bisogno di essere cambiato, perché L’Ucraina torna a -6, mentre in attacco Azzurra si paralizza. Ucraini a -4 quando finalmente Pustovyi prende il primo palo (leggi: angolo del tabellone) e Datome ovviamente da 3 mette 7 di vantaggio, poi  estesi a 10 da Aradori e a 13 da Belinelli. Cercando la carità in attacco (Belinelli e Aradori soprattutto) e obbligando l’Ucraina a violare altre 2 volte i 24”, l’Italia gestisce il finale con molta lucidità. Il TO chiesto da Murzin a 80 secs dalla fine sotto di 17 ha il sapore di lasciare il tempo ai tifosi azzurri di iniziare a celebrare, ma Messina prende un tecnico per un misunderstanding con gli addetti alle segnalazioni del tavolo: poco male, perché alla conseguente tripla di Lukashov risponde quella di Filloy. Entrano Abass e Cinciarini, c’è spazio per una Cusinata che manda tre volte in lunetta il carneade Ovtreshenko e per due errori dalla lunetta di Aradori. Italia batte, con deconcentrazione finale poco consona ai nervi di coach Messina, Ucraina: 78-66. Quattro in doppia cifra: Belinelli 26, Aradori 13, Filloy e Datome 12. Gara chiusa con un altro dato eccezionale offensivamente: 25/51 dal campo con 17/31 da 3 (55%), la sostanziale parità (30 vs 29) a rimbalzo e una ancora incoraggiante difensivamente: gli avversari tenuti a 16.5 pti di media/quarto.