Posizione numero 10 del Power Ranking, con l’ammissione del più clamoroso errore dello scorso anno.EASTERN CONFERENCE #10: ORLANDO MAGIC. Lo scorso anno li avevamo quotati addirittura quarti ad Est, prendendo un granchio colossale. Quest’anno siamo molto più cauti, anche se li posizioniamo meglio di qulasiasi Power Ranking sia stato finora pubblicato in USA. Secondo noi i Magic sono una squadra equilibrata, con almeno un titolare ed una riserva in ogni ruolo, ed una bella manciata di talento giovane di cui tutti aspettano l’esplosione. Per alcuni, in particolare l’ala Aaron Gordon e la pg Elfryd Payton, si tratta di un’annata chiave, fallendo la quale si ritroverebbero nelle retrovie della NBA. Gordon è un giocatore difensivamente splendido (potenzialmente un Doug Christie 10 cm più alto), in grado di difendere tutti gli avversari da 1 a 5, ed anche se lo ha dovuto costruire possiede ora un buon tiro: tutto ciò è rimasto sulla carta in almeno la metà delle gare da lui giocate (ha avuto enormi problemi ad un piede). Quasi la stessa cosa vale per Payton: molto meno dotato difensivamente, ma attaccante di razza e in grado di guidare una squadra NBA playing the point, ha tuttavia enormi pause, anche se il suo finale di annata è stato estremamente positivo. Parlando di Marzo e Aprile, necessariamente introduciamo anche il discorso sul coach, Vogel, che non è uno che ci piaccia particolarmente. Devoto del control game, ha provato a piegare ai propri voleri una squadra fatta di puledri ansiosi di correre. Quando, appunto da marzo in poi, sono sfumate le ultimissime speranze di playoffs, il coach ha sciolto le briglie, e tutti ne han tratto beneficio, Payton in modo sensibile: in quel periodo ha tirato ben oltre il 50% con più di 9 assists, e i Magic viaggiavano a 111 pti per 100 possessi. L’atletismo della squadra è stratosferico: a Payton, Gordon e Terrence Ross si sono aggiunti Jonathon Simmons ex Spurs, il rookie pf Jonathan Isaac, che ha fatto onde vere in Summer League, ed infine Shelvin Mack, che è una specie di running-back inarrstabile in penetrazione anche se dotato di una sola mano. Quale? Guardatevi 2 minuti, non di più, di una sua qualsiasi partita e lo vedrete facilmente: come voi lo vedono, anzi: lo sanno, gli avversari, eppure non riescono a fermarlo. I miglioramenti di Payton e Gordon sono le chiavi della stagione di Orlando, ma i pilastri sono altri due, al momento: il Francese Fournier e lo Slavo Vucevic, sg e centro, che sono in grado di offrire insieme 35 pti e 15 rimbalzi. Un’ottima base su cui costruire. Dicevamo di titolari e almeno una riserva in ogni ruolo, eccoli. Pg: Payton, il diligente DJ Augustin, l’esperto CJ Watson; Sg: Fournier, Mack, il difensore veterano Afflalo; Sf: T-Ross, Simmons, il Croato Hezonja; Pf: Gordon, Isaac, Marreese Speights giunto dai Clippers a portare mentalità vincente; Centri: Vucevic, Bismack Biyombo, e il tenerone Adreian Payne. Graviteranno nell’orbita del roster allargato e della G-League gli altri, come il Croato Rudez o Willie Green. Il monte stipendi è poco sopra i 100 MM, ma ha qualche incongruenza che prima o poi genererà problemi: per esempio il fatto che il centro di riserva Biyombo sia più pagato del titolare e in assoluto il più pagato della squadra; quando è così, di solito trade ci cova. Definizione: svegliarsi o soccombere.

 

WESTERN CONFERENCE #10: SACRAMENTO KINGS. A noi i Kings, schifati da quasi tutti, piacciono. Non solo perchè hanno un’arena, il Golden1 Center, che è puro futuro. Hanno un bel mix di veterani e giovani, gente che deve dimostrare di esistere ancora o di esistere davvero, e poi anche giocatori che da tutta la carriera sono valutati un po’ meno di quel che portano effettivamente in campo. Questo ruvido manipolo è infine guidato da uno dei nostri allenatori preferiti, David Joerger, uno che ha fatto la gavetta vera, quella delle Minors americane delle trasferte in pullman, e decisamente conosce ogni singola piega di The Game. Slow Pace sono le parole all’inizio della Basketball Bible di Joerger, e, con tutti i veterani del roster, potete stare sicuri che non ci saranno deviazioni dal Verbo. A dispetto di un payroll basso (partito Cousins durante la stagione e altri giocatori in estate) i Kings, nei cui uffici albergano e comandano Vlade Divac a pieno titolo, e un po’ clandestinamente Peja Stojakovic, hanno anche messo a segno un colpaccio estivo: l’ingaggio, per 3 anni a 20 MM a stagione, di George Hill, il metronomo capace di esaltare il gioco del coach. Via Collison, Lawson, McLemore, Afflalo, tutte le guardie che non avevano più futuro a SAC, sono arrivati in cambio De’Aron Fox dal Draft, Buddy Hield nella Cousins-trade, il serbo Bogdan Bogdanovic come draft and stash (se sta bene e gioca, il Rookie of the Year è già suo), Frank Mason Terzo (pg che non vedrà tanto campo all’inizio, ma ha leadership e guts da dare in beneficenza) ed è rimasto Malachi Richardson, che è al suo secondo anno ma resta uno dei più giovani giocatori della NBA. Con l’esperienza di Hill, questo reparto esterni lascia sognare scenari illimitati. Fox e Hield si completano perfettamente (il primo penetra e va a 1000 all’ora, il secondo è un tiratore da 3 esiziale e a stento sa di che colore è pitturato il pitturato), Bogdanovic può giocare sia da 1 che da 2, e gli altri due possono solo progredire. I veteranoni sono Vincredible Carter e Zach Randolph, e soprattutto il secondo non sarà solo chioccia, ma anche esecutore. Essendo il Greco Kosta Loufos titolare dello spot di centro e Willie Cauley-Stein (WCS) di quello di pf, Randolph andrà a insegnare il Gioco a ragazzi come Skal Labissière (uscito troppo presto dal college l’anno scorso), Papagiannis (completa il reparto centri all-Grecia) e Harry Giles. Visto che siamo a Sacramento, dove giocò le pagine migliori della sua brillante carriera Chris Webber, vogliamo spendere due parole per Harry Giles: se non si fosse malamente massacrato le ginocchia, sarebbe stata lui la Prima Assoluta allo scorso Draft, e ne parleremmo come del certo, matematico, next C-Webb. Per finire, la sf titolare sarà uno degli eterni sottovalutati di cui abbiam detto all’inizio: Garrett Temple, gran giocatore ma talmente incompreso che, prima di consacrarsi a 30anni, si è dovuto immergere in 5 differenti esperienze di D-League, e una stagione anche a Casale Monferrato. Quasi come lui Jack Cooley, sempre a referto alla Summer League e sempre scartato per la Regular Season, ed in effetti un bianco di 196 cm reali che gioca centro farà sempre una bella fatica nella NBA, ma gli auguriamo di fare la squadra, altrimenti, lui…in Italia….farebbe il vuoto. Pensateci, GM italioti. Il payroll è del tutto sotto controllo, sotto ai 90 MM, e speriamo che Vladone non faccia sciocchezze.