Brutte news per i Thunder. La crisi inizia ad essere non più solo di gioco, ma anche di locker.

 

 

Le nostre recenti analisi su OKC si sono rivelate profezia, invero abbastanza facile. Altra facile: Memphis, nonostante il cambio di allenatore (e che allenatore, il subentrato…) si sta inabissando.

 

AMWAY CENTER, ORLANDO. OKC THUNDER 108 – ORLANDO MAGIC 121

Tanti particolari parevano favorevoli ad OKC prima di questa partita. Primo fra tutti: i Magic arrivavano in piena crisi, reduci da 9 ko filati erano senza W da quasi un mese. Inoltre dal 2014 i 6 incontri tra le due franchigie si erano risolti prevalentemente a favore Thunder, mettendo nel conto che 5 di queste avevano avuto scarto finale di 3 pti o meno, e due erano terminate in OT. Invece, la partita di stanotte ha interrotto la siccità di Orlando e reso voragini le crepe già evidenti del gioco (e dei rapporti interni) dei Thunder. PG13 e RW non si prendono molto in campo. L’ex Indiana (che stasera rivedeva sul pino avversario il suo vecchio coach ai Pacers) soffre in maniera evidente la follia e gli egoismi di Westbrook. La tattica di coach Donovan è la seguente: i suoi Big3 partono tutti in quintetto, e il primo ad essere tolto è George, per renderlo, nel secondo quarto quando RW va in panca, il faro della second unit. Stanotte si è assistito ad un’aggiunta: PG13 che, anche se Westbrook è in campo, porta palla. Innovazione che pare conciliativa da parte di coach Donovan, ma in realtà è una resa: significa che la squadra è o di Russell o di Paul, e che i due (anche battibecco tra loro, nel finale del secondo quarto) iniziano ad “annusarsi” poco. Westbrook continua a combinarne di tutti i colori, ed è un MVP solo per i numerologi. Errori, tempistica degli errori, scelte: lo rendono lontano da un giocatore vincente. Stanotte ha sbagliato il suo primo libero…quando? Sul 59 pari. Di seguito ha perso un pallone (61-60 Orlando). Azione dopo: Melo on the lanes in transizione significa ormai, data la relativa mobilità del giocatore, chiudere il contropiede con una tripla: RW che di solito forza le situazioni, stavolta, invece di penetrare come sarebbe stato giusto, serve Anthony che sbaglia la tripla: la pg dei Thunder in questo caso ha omaggiato la maggiore personalità di Melo, mentre mai avrebbe passato quel pallone a George. Si continua e, a difesa schierata, con tiratori aperti, RW prende un mid-range assurdo e lo sbaglia senza che nessun compagno abbia toccato il pallone in quel possesso. Con un frangente di non-gioco che ha generato 0/4 di Westbrook, 0/2 di Melo (solo triple), 0/2 di Dakari Johnson e 0/1 del povero George, OKC ha beccato, sul finire di terzo periodo, un parziale di 13-0 che ha segnato la gara, anche perchè nel quarto finale, pur in silenzio, sono volati gli stracci. Così la squadra con la seconda miglior difesa NBA ha incassato 121 pti da avversari che erano, prima della palla a due, alla canna del gas. Venendo ai Magic: brodino e aspirina, ma lontani dall’esser fuori dalla crisi, anche se le gare di Aaron Gordon (40-15-4 con 4 rec e 1 stoppata, ma difeso orribilmente da Anthony) e Payton (19-5-6 con 4 rec, 1 stoppata e 8/10 dal campo, difeso oscenamente da Westbrook) sono state buone.

 

 

FFWW sulle altre partite, cominciando da Memphis (9 L in fila) che merita qualche parola più delle altre: licenziato Fizdale, preso Bickerstaff (che aveva ampiamente contribuito ad affossare i Rockets di Harden e Howard), nulla di cambiato. Il coach secondo noi non è un genio, e Marc Gasol, senza Conley a dirigere il pick’n’roll ha perso molta della sua efficacia offensiva, come da recenti percentuali: nelle ultime 10 gare ha tirato solo una volta al 50%, ed esclusa quella partita ha 50/136 dal campo, 4/11 stanotte vs gli Spurs di Pau per completare un poco lusinghiero 6/17 di famiglia. Per SA LMA a 41+6 e 18 buoni mins di Parker. Dopo aver battuto Boston, Detroit prosegue e arriva a 3 W in fila battendo i Suns con 37-4-11 della coppia di pg Reggie&Ish, e 45-20-16 dei 5 uomini principali della panchina. Phila vola con Simmons 31+18 ed Embiid 25+14 sopra a Washington ancora priva di Wall. Miami non segna mai (38% dal campo) e NY torna a vincere: i Knicks (Kanter 22+14) hanno testato le condizioni di Porzingis, che però non è ancora a posto ed è rimasto in campo solo 3 mins. Lowry 36 e DeRozan 30 per Toronto che regola Charlotte; Indiana in visita a Houston viene seppellita sia dalle 18 triple dei Rockets (col 45%) che dalla gran gara di Capela (22+13), stimolato dal confronto diretto con il quasi identico Myles Turner (15+10); dopo LBJ un altro perennial All-Star viene espulso, anche lui per proteste immotivate: è un giocatore dei Pelicans e, incredibile, non è Cousins (17-10-6 ma plus/minus a -18) ma Monociglio, che lascia soli i suoi e lascia vincere fuori casa Minnie (sempre infortunati Teague e Bielica) con 28-8-5 sontuosi di Wiggins. Brooklyn, in cui brilla sempre Dinwiddie (19-3-6, e 6:1 di rapporto assists/perse) ha la meglio sui Mavs, e allo Staples Center di L.A. quasi si consuma la grande sorpresa, ma i Lakers arrivano corti di pochissimo, così che Golden State a ranghi completi può salvarsi al supplementare, ottenendo 103 punti su 127 dagli starters, e pochissimo dalla panchina in una gara bella e drammatica, compresi infortuni sopportati (mano di Steph, 28-5-7) e sangue in campo dopo uno scontro per un pallone vagante (Lonzo, 15-2-10).