Milano comanda per 40′ un’evanescente Bologna: sul nuovo parquet appena inaugurato del PalaDozza finisce 67-73.

Partita eloquente dove entrambe le squadre mettono in mostra l’intero campionario di pregi e difetti: Milano si compiace dello strapotere fisico dei suoi lunghi, della tecnica cristallina di Jerrels, di un panchina infinita e dell’ennesimo grande impatto dei fidi scudieri Cinciarini e Micov, ma si trova ancora una volta a riflettere sui passaggi a vuoto che, oggi, hanno ridato fiato ad una Segafredo precipitata a -21 in appena 14 minuti di gioco.  Per Bologna sono invece molti più i difetti, se pur con l’attenuante delle precarie condizioni fisiche di Aradori e del rientrante Alessandro Gentile. I bianconeri continuano a non trovare giochi offensivi che permettano di armare con continuità i tiratori e Slaughter, unico giocatore di stazza sotto le plance, si trova spesso a predicare nel vuoto venendo bloccato da raddoppi sistematici. Inutile quindi dire che la spunta la formazione tecnicamente più forte e più lucida, con un punteggio che non trasmette il reale dominio biancorosso nel corso dei 40′.

Segafredo Virtus Bologna           67

Olimpia EA7 Milano                    73           

Parziali: ( 11-22 ; 17-18 ; 19-14 ; 20-19 )

La Gara 

Entrambe le squadre partono con difese arcigne e per Bologna Baldi Rossi prima ed Aradori poi, sembrano anche poter riuscire ad arginare il pericolo pubblico Kuzminskas. In attacco i bianconeri sfruttano col pick ‘n’ roll la fisicità di Slaughter, che batte sistematicamente Tarczewski, ma si tratta solo di un fuoco di paglia. L’Armani prende presto le misure in difesa portando il raddoppio di Pascolo sul 5 bolognese e trovando un ottimo Cinciarini in cabina di regia. I meneghini  iniziano un vero e proprio bombardamento dall’arco (sarà 4/6 nei primi 10′), mentre la Segafredo annaspa sbagliando tanti tiri forzati e trovandosi di conseguenza mal accoppiata nei rientri difensivi.

Si arriva così presto sul 9-19, nonostante i tentativi di Ramagli di mescolare le carte variando la difesa da uomo a zona 2-3 ed inserendo Ndoja e Pajola. Milano dal canto suo può giocare sul velluto nonostante un Goudelock forte in difesa ma impalpabile in attacco ed un Jerrels a riposo in panchina, grazie allo strapotere dei suoi lunghi. A rimbalzo ogni pallone viene arpionato o almeno sporcato dagli uomini di Pianigiani che banchettano in area bianconera con secondi o terzi tiri. Da notare anche come la Virtus non riesca mai ad andare in lunetta nell’intero primo quarto, sintomo dell’enorme difficoltà ad attaccare l’area.

Come se non bastassero le difficoltà espresse nel primo parziale, la Virtus subisce un vero e proprio clinic su difesa e contrattacco da parte di Milano in avvio di seconda frazione ed i meneghini volano sul 14-35, mettendo alle corde una Bologna sempre più simile ad un pugile sulla soglia del ko. La sonora stoppata rifilata da Gudaitis a capitan Ndoja ed il facile sottomano mandato al ferro da Aradori fotografano impietosamente la differenza espressa in campo sin qui dalle due squadre. Proprio a questo punto e nonostante un 4/16 da 2 e 1/5 da 3, i bianconeri trovano un sussulto d’orgoglio comandato dal giovanissimo Pajola che si tuffa su ogni pallone e difende alla morte su Jerrels e Goudelock, mostri sacri che avrebbero sulla carta dovuto annientarlo e che invece soffrono la sua veemenza. Lafayette e Umeh lo seguono iscrivendosi finalmente al match mentre tutta la Segafredo stringe nuovamente le maglie della difesa e tocca un impensabile 26-36. Appoggiandosi esclusivamente alle fiammate dei singoli ed eccessivamente ad isolamenti per Alessandro Gentile (3/10 da 2, decisamente non la sua giornata) e Slaughter la Virtus torna ben presto ad essere prevedibile e Milano allunga nuovamente sul 28-40 dell’intervallo lungo.

I numeri del match sono impietosi per la Segafredo: 9-19 a rimbalzo, 37% da 2 e 33% da 3 contro il 67% e 42% dell’Armani per un complessivo 50-24 di valutazione. Nonostante tutto questo i bianconeri riescono a mantenersi costantemente tra il -7 ed il -12 trovando via via protagonisti diversi, ma venendo sempre ricacciati indietro da Micov, Tarczewski e Jerrels. Alcuni “orrori” arbitrali da ambo i lati scaldano ambiente e squadre in campo, trasformando agonisticamente il match che ora vive di corpo a corpo nel colorato. Aradori cerca di scuotere i suoi mentre Lafayette crea e distrugge con incredibile facilità, portando da prima i suoi a un ferro dal -4 e poi commettendo 2 clamorose ingenuità per la nuova fuga di Milano.

La Virtus getta il cuore oltre l’ostacolo e nell’ultimo quarto le prova tutte: quintetto di tutti piccoli, i due lunghi insieme ma nulla può contro lo strapotere fisico dei biancorossi che, ancora a rimbalzo offensivo, respingono sempre colpo su colpo le iniziative bianconere.

L’Armani può quindi godersi l’ottimo momento che continua dopo la vittoria d’Eurolega in terra russa, mentre per la Virtus suona più di un campanello di allarme: certificata la grande differenza tecnica e di stazza con le prime 4/5 della classe, per i bianconeri si prospetta un girone di ritorno infuocato fatto di tante sfide dirette fuori casa, a partire già dal prossimo match di Brescia. Gli uomini di Ramagli dovranno invertire decisamente la rotta e migliorare non poco il rendimento in campo se vorranno avere chances concrete di giocarsi i playoff.

Magic Moment 

Nonostante il finale abbia visto i bianconeri sempre in partita anche se mai veramente e a contatto, il break che ha condizionato l’intero incontro è sicuramente quello che ha portato l’Armani dall’11-19 al 14-35 a cavallo tra primo e secondo quarto. Troppo il divario creato da Milano per permettere alla Segafredo di giocarsi realmente la vittoria.

Man of the match

Vittoria di squadra e prestazione di qualità e quantità da parte davvero di tutti in casa Armani, ma la palma di MVP va assegnata a Andrea Cinciarini autore di 8 punti (4 dei quali in un momento potenzialmente delicato con Bologna tornata a -7), 6 rimbalzi e 4 assist, ma sopratutto prestazione maiuscola in cabina di regia.

Numbers 

Il numero più pesante su cui è girata la partita risulta indubbiamente il 39-28 con cui Milano ha dominato a rimbalzo (11 offensivi), ma ancora una volta entra in ballo il disastroso avvio di Bologna: Virtus 37% da 2 e 33% da 3 contro il 67% da 2 e 42% da 3 EA7 nei primi due quarti.