Solo 5 gare per la NBA.

Un paio di risultati importanti, però, si sono avuti. Prima di tutte, per importanza, viene la partita persa in casa dai T’Wolves contro i derelitti Grizzlies. L’infortunio che ha messo fuori per tutta la regular season Jimmy Butler ha certo colpito duro le speranze di Minnie, ma i T’Wolves hanno compiuto, nel’ultimo mese, un pari numero di belle imprese e improvvidi tentativi di harakiri. Questo contro Memphis non li mette fuori dalla Playoff-Picture, ma nel gioco dei calendari incrociati potrebbe risultare davvero grave. I Grizzlies hanno avuto un grande Marc Gasol (20-10-6, 2 rec e 3 stoppate), e trovato un inaspettato Selden da 23 pti in 14 tiri; di contro, percentuali gelate per Minnesota (41.8% dal campo) e pochissimo dalla panchina: coach Thibodeau ha usato solo 3 uomini dal pino, solo 2 con minutaggio consistente, Crawford e Dieng, che però hanno tradito combinando per 6/19 dal campo, 17-3-3 e 4 perse.

Un tempo supplementare per stabilire non il migliore ma il meno tristo: è questo, talento più talento meno, il senso dei 53 mins necessari a Hornets e Knicks per decidere a chi assegnare la W (). La spuntano i casalinghi Hornets, con Kemba a 31 e ben 4 di 5 panchinari in doppia cifra: tra loro anche Malik Monk, rookie che tiene fede alla sua già solida fama di buco nero, 11 in 16 mins con 7 tiri (uno per tocco di palla in pratica); nei Knicks invece continua a brillare la luce di Trey Burke, che segna 42 e serve 12 assists. Tutto il quintetto in doppia cifra, Kuzma 20+11, Randle 23+11 e Lonzo 15-8-11: nemeno così i Lakers son riusciti a battere i Pistons () che hanno avuto 15+18 da Bimbone Drummond. E’ diventato un piacere andare a vedere lo score dei Sixers: il Beli sta giocando benissimo e anche stanotte nella W contro Denver (123-104) è tornato a casa con 11-4-2 in 20 mins. I Sixers sono alla settima W in fila, e noi siamo sempre più innamorati della maturità e sapienza di Ben Simmons: quanti under22 conoscete capaci, pur essendo il più forte della squadra, di limitarsi a 8 tiri accontentarsi di soli 7 pti, ma dominare tutto il resto con 13 rebs e 11 assists? Noi ve ne diciamo solo uno: Magic Johnson, che circa alla stessa età (un paio di anni in più) disse: “La mia partita perfetta? 1/1 da 3, da 2 e ai liberi, 10 rimbalzi e 20 assists”. Per Denver vale lo stesso discorso fatto per i Timberwolves, con la differenza che Phila era ostacolo ben più alto di Memphis e che i Nuggets sono al momento fuori dai PO.

Infine viaggio in Arizona per Boston, che chiude la pratica con un +18 già nella seconda metà del primo quarto. In quel momento sembrava solo la sfida tra la quarta (Josh Jackson) e la terza (Tatum) scelta del Draft 2017: si era 29-11 Celtics, con 9 di Tatum e tutti gli 11 dei Suns per JJ. Tutto quel che è venuto dopo: Boston che si addormenta, Phoenix che rimonta, il 23 pari dei due protagonisti citati, è tutto figlio dell’ammorbante, appiccicosa inconsistenza dei Suns, che rende apatico qualsiasi avversario, alla lunga.