Due verdetti e una Gara7 emergono dalla notte NBA.

Non siamo fanatici del gioco di squadra. Siamo coscienti che il Basket sia sintesi di individualità e collettivo. Tuttavia si chiama BasketBall, non RussBall. E, se pure vuoi giocare da solo, puoi essere perdonato solo se soddisfi due punti. 1) vinci quando conta 2) almeno sii simpatico.

Russell Westbrook non è un giocatore di Basket, ma una sintesi tra Globetrotters e wrestling, machismo da campetto ed estetica marinettiana. E il suo egotismo ha raggiunto livelli di guardia.

OKC perde Gara6 molto più nettamente del punteggio finale (96-91). Vantaggio: 35-26 con 4 mins da giocare nel secondo periodo, ottenuto con RW per lo più in panca; con lui in campo dopo 2:45 siamo 39-36, aggiungendo 30 secs Utah è pari a 39. Oltre a Westbrook, grandi colpe di Adams, che ha avuto qualche minuto di black-out accumulando 3 falli, 2 perse, lasciandosi mangiare due reboff da Gobert, costati 4 pti. L’intervallo si scrive a 41 pari, prima che il terzo periodo diventi due cose. La prima: proprietà di Donovan Mitchell, il rookie-maravilla scrive 22 nel quarto con 8/10 dal campo (3/3 da 3, alla fine 38-4-2). La seconda: la ribellione di PG13 (5-3-8 con 2/16, penosa serata al tiro, ma l’unico o quasi a giocare per davvero), che sottrae un rimbalzo difensivo su tiro libero a RW (quelli che Adams gli lascia per rimpolpare le stats delle triple-doppie), e non abbassa la testa quando RW cerca di attribuire ad altri i propri errori difensivi. George e Adams da una parte a costruire p’n’roll e qualche canestro, RW dall’altra a tripleggiare (momentaneamente: è pur sempre uno da 30% appena), per tenere OKC in linea. Una vera squadra tuttavia non è fatta in questo modo, e nonostante Utah si faccia prendere dal classico braccino, i Thunder si avvicinano ma non completano la rimonta. OKC finirà con 0/7 nei tiri per il pareggio o il -1 (si era 94-91 Utah), prima dell’AveMaria lanciato da George su cui i refs non hanno fischiato un fallo evidente di Gobert. OKC lascia così: con RW che dopo il momento di trance torna il solito cattivo tiratore e pessimo gestore (3 triple di fila corte per la retina e 3 perse, poi altre 4 padelle da 3), George che difficilmente tornerà, coach Donovan eletto Pusillanime dell’Anno, Melo che su 6 gare di PO 2016 ha totalizzato 4 pti nei quarti periodi (4-0-0-0-0-0), infine: bisognosa di ricostruzione, perché avranno anche un presunto grande giocatore a roster, ma è uno che peggiora tutti i compagni che gli stanno a fianco e vive in un tunnell; esempio: notte decisiva messa a referto con ben 43 tiri (tutti gli altri 50) e solo 5 assists (gli altri 15) della propria pg titolare. Utah verso Houston prosegue così: forse appagata, ma solida, capace di giocare le TwinTowers (Gobert+Favors per chiudere sia il pop che il roll) e Donovan Mitchell è diventato il terzo miglior rookie della Storia per punti segnati nelle prime 6 gare di PO (Kareem 216, Wilt 197, DM 173) e il solo insieme a Jabbar ad aver scritto almeno 20 in tutte e sei (Wilt non ne aveva bisogno: se per caso faceva 15, la volta dopo erano 50 comodi).

Abbiamo parlato molto poco di Toronto in questi giorni. Ma i Raptors sono proprio così: sottomarini. Hanno dato un 4-2 sudato ma non difficilissimo ai Wizards, nel modo più classico: facendo i pirati in Gara6. Oltre al DinamicoDuo (DMDR 16-2-4, il Subcomandante Lowry 24-6-6), il grande protagonista è stato Jonas Valanciunas. Il centro lituano ha fatto polpette per tutti con la carne di Gortat: JV 14+12, 1 rec, 2 stoppate; il Polacco 2-7-2, entrambi in campo per 31 mins. L’altro DInamicoDuo, Wall+Beal ha scritto 55 combinati, ma non è stato sufficiente perché l’apporto dei compagni è stato minimo. Come anticipato, secondo noi WAS ha avuto lo scorso anno il proprio picco, perdendo l’occasione vs i Celtics: a Capitol City dovranno fare scelte importanti perché l’anno prossimo avranno il quinto più alto payroll della NBA. I Raptors avranno il quarto, ma per ora loro vanno avanti, silenziosi e sottomarini, come chi potrebbe davvero farcela (almeno ad arrivare alle Finals).

Infine Gara6 tra Pacers e Cavs, ad Indianapolis. Tifosi contenti: i Pacers (Oladipo 28-13-10 e 4 rec, l’anno scorso era con RW e sembrava un impedito, lontano da RW è diventato un AllStar) spazzano via i Cavs e la sconfitta è ammessa molto presto, data la panchina di LBJ per tutto il quarto periodo. I Cavs ci hanno provato, almeno all’inizio. Ritmo altissimo, James (22-5-7) unico a osare il pitturato, tutti gli altri a sparare appena possibile: parziale 11-6, rovinato però da qualche errore di troppo nelle triple, da due stoppate rifilate da Myles Turner e Thad Young a James e Korver, e dai refs non favorevoli ai Cavs, stavolta. Un fallo di Bogdanovic su James nella primissima azione era meritevole di essere un Flagrant1, per esempio. Ma quello che è strano, di Cleveland, è la scelta degli uomini. Non sappiamo se sia la solita invasione Lebronesca vs lo staff, o siano decisioni di Lue, o frutto di un conflitto tra i due: ovviamente incide l’infortunio di George Hill, ma la presenza in quintetto di Calderon+Korver+Love (e di un non-difensore come JR Smith) lascia i Cavs davvero troppo svantaggiati sia sul piano fisico/atletico che su quello del talento, né migliora se il primo cambio (come stanotte) porta sulle tavole Nance Jr. per i Cavs e Sabonis Minore (19+6…l’anno scorso era con RW, ora…NO) per IND. Hood-Osman-Green erano in quintetto nel positivo (12-4) finale di stagione: meno di 60 mins stanotte. Ora The Drama (cosa ovvia se LBJ è nei paraggi) si sposta tutto verso Gara7 in Ohio: pensiamo di no, ma potrebbe essere l’ultima di CLeBronand.