Gara2 di ECF tra Cavs e Celtics ci ha reso la garanzia che l’Est esprimerà una valida contender.

Il basket di Playoffs NBA è la cosa più bella che possiate vedere (anche se Trieste-Montegranaro sempre ieri sera per i PO di LNP è stata una partita splendida su SI), e fa emergere non solo il talento, ma gli uomini.

BOS-CLE #2 ha avuto almeno tre volti: primo tempo, secondo tempo, e un regno di mezzo, volteggiante tra fine terzo e inizio quarto, in cui i Cavs, provando a riprendere ciò che avevano creduto loro, hanno fatto emergere, pur in un buon passaggio agonistico, la loro vera debolezza: il locker, inteso sia come capacità del coaching staff che come armonia interna tra i componenti.

Lue (finalmente!) mette Thompson in quintetto, Stevens non si scompone e lascia in quintetto Gemello Marcus, lasciando James alle cure di Jaylen Brown. L’inizio del rampollo di Cal U. è folgorante: saranno 14 pti nel primo quarto, e buone difese sul Prescelto, che però risponde con 21 nello stesso periodo. MA: sono 21 dei 27 dei Cavs, e di essi 12 sono arrivati da triple sparate da più di 7 metri, good news per i Celtics. I quali hanno quasi lo stesso problema: solo 2 dei loro 23 pti sono arrivati da uno (Baynes) che non era Brown o Horford; la differenza era nella massa del gioco (Celtics 6 tiri più dei Cavs) e nelle % (Celtics orribili, Cavs a sfiorare il 60%). Le difficoltà offensive di BOS sono anche merito di Cleveland, capace di lasciare Boston a secco dal campo per 5 mins nella seconda metà del secondo quarto: solo 4 liberi per i Celtics. CLE si è presentata ai PO con la peggiore difesa della NBA esclusi i Phoenix Suns: merito ai Cavs per gli sforzi e i miglioramenti, ma il quesito era: riusciranno a essere costanti per tutta la gara? Grosso errore di Cleveland, nel momento di maggior vantaggio (55-44 a 1 min dall’intervallone), è stato perdere la concentrazione e lasciare 6 pti in fila a Morris (fin lì a secco sarà lui a scrivere da 42 a 48). Il vantaggio era stato costruito con grande applicazione: utilizzando, dopo la feroce partenza di James, Korver (11 nel secondo quarto) e Love (22+15 alla fine), giocando bene su entrambi i lati del campo (come raramente accaduto in stagione) e anche senza James (tornato negli spogliatoi con un problemino al collo dopo un contatto mascella-spalla con Tatum). Proprio il modo con cui James ha affrontato l’inconveniente è stato, per il vostro perfido cronista, indizio che la gara non si sarebbe messa bene per The Land: sono sempre problemi quando James, al netto del dolore pur reale, eccede in faccette-mossette-espressioni sofferenti o, addirittura come stanotte, torna negli spogliatoi per riprendersi. Il secondo periodo è stato il momento nero di BOS, ne son riemersi con i 6 di Morris nel finale e con un flash di 9 consecutivi di Tatum, che non ha giocato una gran partita (11 con 12 tiri). I lampi di Brown nel primo, di Morris e Tatum nel secondo quarto: dicono del loro talento ma anche che la difesa Cavs lascia sempre qualche falla. Nel terzo periodo, infatti, sarà la volta di Terry Rozier di esplodere: molto calmo in #1 e nel primo tempo di #2, ScaryTerry ne segna 14, cui si aggiungono 7 pti e 5 ass di Marcus Smart, che sta disegnando con tuffi, voli, recuperi impossibili il proprio futuro a vita dentro il TD Garden. Stanotte ha recuperato un pallone mentre stava tornando dolorante in difesa: con la sx si teneva il ginocchio, con la dx ha fatto lo steal, e aggiungo un solo numero, il plus/minus a +21 in 30 mins di gioco. Parlando delle guardie di Boston dobbiamo tornare alla reattività insufficiente di Lue: quando ancora la gara poteva essere ripresa ha panchinato TTT per lasciare più spazio a Love: voleva che il Californiano potesse giocare sia in post-basso che oltre l’arco (dopo che per due volte LBJ aveva mandato via dalle tacche Thompson per farvi accomodare Love: non solo colpa di Lue, certe decisioni). Per fare ciò ha però tolto il proprio miglior difensore e tenuto invece in campo un inutile JR Smith (autore anche di un vigliacchissimo Flagrant che doveva esser 2 invece è stato 1: spinto alle spalle Horford mentre Al era in volo per schiacciare; Horford è come il Monte Rushmore: in un solo giocatore ne trovi 4, uno scorer, un rimbalzista, un assistman e uno stoppatore). Doppio danno: perdita di efficacia dietro per tenere in campo uno inefficace davanti. Usare Hood: perché no? Confronto tra le guardie delle due squadre: Brown-Rozier-Smart 50 pti e +37 di plus/minus; Hill-Smith-Korver 14 e -17. Questi tre passaggi della gara dicono che i Cavs sanno come mettere in difficoltà i Celtics, ma non riescono a farlo con continuità. Perciò riteniamo che, ora che si va in Ohio, questa serie non sia affatto terminata, e anzi sia diretta a Gara7. Infine un tributo a LBJ: 42-10-12 era proprio ciò che si attendeva da lui, che nei PO in carriera ha 41+11 col 63% nelle gare dopo una sconfitta; l’onore arriva dall’averlo fatto, ancora, a 34 anni, e di non aver paura del responso dell’età che comincia a bussare: i giovani Celtics lo attaccano e lo costringono a spendere energie in difesa come poche volte a LBJ è capitato, ma lui resta fedele a se stesso, a 8/13 nel primo tempo ha fatto seguire 8/16 nel secondo, mostruosamente costante e sopra al 50%. Peccato solo i liberi (5/10).