Nel Pianeta NBA, sempre più irraggiungibile, la metà di Settembre coincide con la ripresa degli allenamenti.

 

Dopo la solita indigestione di litigi sul nome del G.O.A.T, la solita messe di video in cui, in palestre più o meno frequentate da altri giocatori NBA, Carmelo Anthony non sbaglia un tiro (negli ultimi 4 anni è il più infallibile di tutti…ad Agosto), dopo la novità di un’altra caterva di video in cui sono stati messi in mostra gli skills di questo o quel rapper (dimenticando, i rappers, che hanno come collega Damian Lillard, quindi possono riaccomodarsi in sala d’incisione e non uscire più): finalmente si giocherà entro breve.

 

Un riassunto dell’estate NBA non può che far fulcro a San Antonio, dove un’era è definitivamente stata consegnata ai libri di storia: nulla di Tim-Tony-Manu esiste più in maglia Spurs. Parker è passato a Charlotte, e Ginobili ha scelto di lasciare la NBA, probabilmente il basket giocato. Il quarto Moschettiere, ovvero coach Popovich, ha avuto un’estate tranquilla dopo un’annata turbolenta, resa difficile dalla perdita della moglie e da risultati non eccelsi figli soprattutto dell’affaire-Kawhi, la cui gestione non è stata limpidissima né scevra da errori di tutte e tre le parti (giocatore-coaching staff-proprietà e management degli Spurs). Popovich ha tenuto con sé Ettore Messina e, visto il numero di colloqui di lavoro che il coach italiano ha avuto tra Giugno e Luglio, il fatto che sia rimasto è l’avviso di un futuro passaggio di consegne, anche in virtù del fatto che Pop è il nuovo allenatore di Team USA. Alla fine Leonard è finito In The North, e dopo un primo momento di totale apatia ha detto che Toronto gli piace, che vuole portare in alto la franchigia e che non ha intenzione di farsi scambiare durante l’anno. In Texas è arrivato DeMar DeRozan: non un giocatore qualunque (anche se lo Hidden MVP del 2016 e 2017 è insostituibile), e soprattutto una tipologia che agli Spurs serve tantissimo: sg, atletico, realizzatore indefesso. DeRozan ha preso il trasferimento peggio di Leonard: si sentiva davvero parte della storia dei Raptors, ed ora ha un bel cerchio rosso sull’agenda dello smartphone attorno ad una data: 22 Febbraio, Spurs at Toronto.

A proposito: la data di inizio della stagione è il 17 ottobre. Dato che siamo spericolati e parliamo sempre in anticipo, diciamo che la opening night è impreziosita dal fatto che sono state messe in campo le due squadre che daranno vita alle Finals 2019: gli Warriors ricevono alla Oracle Arena i Thunder, per dar vita ad una prima gara con possibile rissa Durant-Westbrook. Altrettanta malizia il calendario ha messo nell’altra partita, dove i futuri Title-contenders Boston Celtics troveranno al TD Garden i Sixers, per dare un ulteriore sussulto ad una rivalità storica e puntellata di risse, che già negli ultimi Playoffs ha avuto un notevole revival, dopo gli anni dell’indecente tanking estremo di Philadelphia.

 

L’estate NBA non si è esaurita in questi argomenti: a presto col seguito, in cui tra le altre cose dimostreremo perché la NBA è sempre più irraggiungibile.