Nella breve pagina italiana della storia della NBA, al posto 8 del PowRank incontriamo due squadre che hanno ospitato giocatori azzurri: Datome e Gallinari.

 

EASTERN CONFERENCE #8. DETROIT PISTONS   (NBA 18)

La Squadra. 1985, o giù di lì. In quegli anni i Pistons, questi Pistons, sarebbero stati iperfavoriti per vincere almeno la Eastern Conference. Possiedono tutte quelle che una volta erano le chiavi per essere vincenti, oltre al talento complessivo. 1) Ruoli ben definiti tra quintetto e pino  2) pino su cui in ogni caso regna parecchia qualità  3) il centro puro più dominante (se fossimo nel 1985)  4) esperienza: nei mid-eighties erano ancora lontani questi tempi moderni in cui a 19 anni i giocatori sono già pronti e Stelle e giocano ogni pallone. Purtroppo per DET il mondo è ben cambiato, e i Pistons dovranno sudare per accedere ai PO. Hanno fisicità in ogni ruolo, ma orrendamente propensa agli infortuni; hanno poco tiro da 3; hanno un coach che ha appena vinto coi Raptors la Regular Season ad Est, ma proprio per quello è stato licenziato: è ossessivo e ansioso e raccoglie troppo poco nei Playoffs. Egual misura di pregi e difetti per Detroit, che dovrà sperare nella salute di Reggie Jackson e Blake Griffin e nel fatto che Bimbone Drummond sia letargico molti meno giorni dello scorso anno. Il pino alloggia due dei nostri picks preferiti dal sottobosco NBA (i Mirtilli di Baskettiamo) Ish Smith in pg e Jon Leuer (altro frequente cliente dell’infermeria) in pf, oltre al talento sempre a un passo dalla definitiva esplosione e alla boccaccia (che esplode anche troppo) di Robinson the Third. Non dimentichiamo il secondo anno Kennard, solido bianchetto in sg, e una delle ultime stagioni NBA, lontano da GS, di Zaza Pachulia. La netta sproporzione nel roster tra interni (4 contando anche Henry Ellenson) e guardie (8, fra cui lo hidalgo Calderon) fa intuire gran minuti di smallball e gran trafficare di coach Casey intorno al ruolo che lo assilla come una monade: sf.

Payroll. Non tutto fila o è filato al meglio negli ultimi anni, compreso il contratto (140 x 4 anni) di Blake Griffin, talentuosissimo giocatore che però, rispetto a quanto ha vinto, nella classifica degli strapagati senza motivo è secondo solo a CP3 (altro Clipper: ride o si cruccia ora il commercialista dei Velieri secondo voi?). Emblema: i Pistons, che forse faranno i PO forse no, hanno lo stesso monte stipendi (700mila dollari in meno, bazzecole) dei Celtics, che faranno le Finals. Il contabile dei Pistons, inoltre, sta ancora pagando la parte di Detroit dello stipendio del pluriripudiato Josh Smith: quasi 11 MM$$ ancora, poi nel 2020 sarà finita.

Occhio a. SE Reggie e Blake non si faranno male, l’ago della bilancia è il duo sg/sf del quintetto, duo che dovrebbe garantire difesa+tiro da 3: Bullock e Stanley Johnson.

 

 

WESTERN CONFERENCE #8. DENVER NUGGETS   (NBA 13)

La Squadra. La lotta per la post-season spezzerà le coronarie dei tifosi della Western Conference in relazione a minimo 4 squadre, forse 6. I Nuggets sono una di queste, ed una di quelle più sul filo del dentro/fuori. La panchina ha solo 3 elementi: Isaiah Thomas (che ritrova il suo primo coach Mike Malone), il più forte dei giganteschi Plumlee (Mason), e Trey Lyles che si spalmerà su entrambi gli spot di ala. Questa la principale debolezza dei Nuggets: sono cortissimi ad alto livello. Altro difetto: contando che il divino Paul Millsap è giocoforza in fase calante, solo Jokic è un giocatore di primissima fascia. Jamal Murray e Gary Harris sono ottimi, ma classificabili come A-menomeno o B-più. Inoltre non han dato prova finora di costanza assoluta. Il quinto starter, Barton, è il meno talentuoso, ma uno di quei realizzatori che assicurano sempre la loro quota, e lo scorso anno ha tirato un eccezionale 51% da due. Mike Malone è uno dei nostri allenatori preferiti, anche per la dose di emozione che mette nelle partite, emboli compresi, ma dovrà anche lui fare un salto di qualità per assicurare a DEN una via tranquilla verso i PO.

Payroll. I Nuggets pagano 118MM di stipendi, posto 14 nella NBA. Non male, ancora meglio pensando che tutto il core del roster ha già contratto e resterà in teoria unito fino almeno alla conclusione della stagione 2020/21. Alla fine del prossimo anno, inoltre, si libereranno i 30MM fino allora destinati a Millsap.

Occhio a. Abbiamo tenuto questo capitolo per dedicarlo solo a lui. Michael Porter jr. Rookie talentuosissimo, teorica fusione di Dejan Bodiroga e Gregor Fucka, dotato però ginocchia di delicatezza irritante, oltre a un rapporto stazza/dinamismo simile a quello di Porzingis, e dunque sempre a rischio di problemi. Se starà bene, se le cure di medici e preparatori NBA gli permetteranno di restare in campo con continuità e di rendere per quel che si pensa possa fare, in soldoni: se MPjr renderà circa per come ha reso Jayson Tatum la scorsa stagione, Denver passerà da numero 8 a 3 dell’Ovest già da quest’anno.