Manca poco più di una settimana all’inizio della stagione NBA ed oggi indaghiamo la posizione 5 nel Power Ranking introduttivo 2018/19.

 

EASTERN CONFERENCE #5. INDIANA PACERS   (NBA 11)

La Squadra. Mettiamo i Pacers al quinto posto, ma avvertiamo: sono a un giocatore e mezzo dall’essere una Contender. Serve una sf di primo livello al posto del pur miglioratissimo Bogdanovic il Croato, e una pf più grossa di Thad Young (ma quest’ultimo è un mezzo problema). Per il resto, la situazione del roster e della guida tecnica pone i Pacers come la sorpresa dal maggiore potenziale della stagione NBA. Coach: Nate McMillan, che ha sconfitto un cancro, è tornato un po’ arrugginito 2 anni fa chiamato da Larry Bird, ma lo scorso anno ha fatto meraviglie portando la squadra a 4 mins dall’eliminare i Cavs futuri finalisti. D’altronde NMM è stato separato dal (almeno) giocare le Finals ai tempi dei Blazers solo a causa dell’aver trovato sul cammino Pop e Phil Jackson, Kobe e Tim, Shaq e Manu. Il reparto guardie è ricco e supertalentuoso: tra Collison e Joseph la pg titolare è l’ex UCLA, ma il Canadese detiene il vero scettro del comando; a loro si aggiunge il rookie per il quale abbiamo una debolezza maniacale: Aaron Holiday, terzo dopo Justin e JRue solo per cronologia, anche a detta dei fratelli. Le sg sono l’AllStar ritrovato: Victor Oladipo, che in Indiana ha fatto anche il college ed è determinato a portare al Titolo la città di Indianapolis e the Basketball State tutto intero; lo accompagna (ma potrebbe giocare tutti i ruoli escluso centro) il Prof. Tyreke Evans, principale acquisizione estiva, uomo dal talento iperuranio, purtroppo orrendamente portato ad infortunarsi e ad ingrassare e ad infortunarsi ancora perchè ingrassato. Le ali formano un pack omogeneo anche se non stellare: oltre ai due citati avrà spazio il bianchetto, finora inespresso, McDermott. I lunghi sono giovanissimi ma già collaudati: parliamo di Myles Turner (se pensate Capela sia buono, allora MT è Zeus), Sabonis Minore (che ha dimostrato di essere minore solo perché il padre non è raggiungibile per un umano) e  TJ Leaf in maturazione anche fisica; BigAl Jefferson e Kyle O’Quinn portano l’esperienza e la lotta, e spesso anche il fumo….

Payroll. Posto 25 con 104MM, quindi decisamente basso per il valore globale del roster. Buona notizia ulteriore: pesano anche, come dead money al momento, 2MM e spiccioli del contratto di Monta Ellis (che ne deve avere anche altri 7 fino al 2022). Cattiva/buona notizia: ben 6 sono in scadenza, tra cui Collison, Joseph, il Croato e Young; estate intensa per il management nel 2019.

Occhio a. Ovviamente Aaron Holiday: appartiene alla categoria “non dite che non vi avevamo avvertito”. Poi un’occhiata anche a Edmond Sumner, come sorpresa totale: una sg di quasi 2 metri, scelto dai Pelicans ma subito smistato ai Pacers nel 2017 al numero 52. Finora tanta G-League, ma ha impressionato a Las Vegas durante la SL.

 

WESTERN CONFERENCE #5. UTAH JAZZ   (NBA 9)

La squadra. Molto serrata la gara tra Utah e OKC per il quarto posto, abbiamo deciso di preferire i Thunder. Utah poggia quasi tutto sul ripetere, da parte di Donovan Mitchell, la favolosa scorsa stagione. Dovendo definire il roster dei Jazz, escluso DM, useremmo la parola: solidità. Il talento non è eccelso, ma la compattezza della squadra è suprema, e molto merito va al coach emergente numero uno della NBA: Quin Snyder (Brad Stevens non è più emergente: è il coach Numero Uno assoluto). Snyder ha radici in Obradovic e Messina più che in Pat Riley o George Karl, e strappare la W ai suoi è per qualunque avversario un tappa sui Pirenei al Tour. Attacco sulle spalle di Mitchell e delle triple di Ingles, difesa sulle spalle di Gobert, Favors, Crowder e del neo arrivato Sefolosha: bastano questi nomi per motivare la metafora pirenaica. Interrogativi maggiori? Il ruolo di pg: Rubio è rimasto, ma è onestamente possibile trovare di meglio, idem dicasi per Exum (vorremmo finalmente vederlo libero da infortuni) e Neto. Molta curiosità circonda Grayson Allen: non solo per sapere che impatto avrà nella NBA (in SL molto meglio di quel che pensassimo), ma anche per vedere quante gare passeranno prima che qualcuno voglia strappare il cuore a questo ragazzo dall’atteggiamento non sempre gradevolissimo: dai bookmakers a Vegas potete scommettere anche su questo.

Payroll. 116MM per una squadra tra le prime 10 della NBA è sinonimo di saper condurre bene i propri affari. Certo, il futuro chiederà il rinnovo di Mitchell, ma mancano due anni ancora prima di iniziare i colloqui.

Occhio a. Oltre a DM e Allen, siamo curiosi di quel che potrà combinare George Niang, pf, naturalizzato senegalese e nato in Massachusetts, scelta 50 del 2016 con tanta G-League alle spalle, ma forse giunto ora a maturazione completa.