Dopo la scorpacciata da 13 nella notte precedente, solo 2 gare stanotte per lasciare spazio alle NCAA Final4 con Davide Moretti in Finale.

La gara più importante era a Milwaukee, perchè arrivavano in visita i Brooklyn Nets in piena lotta per accedere ai PO. Il risultato ha portato BKN molto più vicina alla post-season, ma ha anche consolidato la reputazione dei Bucks: con mezza squadra fuori restano una formazione di livello PO. Ecco la lista dei Cerbiatti degenti: Brogdon, Divincenzo, Snell, Mirotic, Pau e all’ultimo momento fuori anche lo Pterodattilo per un risentimento al polpaccio nello shootaround mattutino. I Nets hanno offerto una prova solida: sono stati loro a condurre per più tempo e con maggior margine (2 volte +16) durante la partita, e hanno mantenuto la calma quando, iniziato il quarto periodo up 12, sono stati raggiunti 115 pari a 7 mins dalla fine e poi a 128 con 84 secs da giocare. Molto della W va ascritto ad un terzo periodo stellare, 42 pti con 9/12 da 3 (2 Harris, 2 Kurucs, 2 LeVert, 2 Dudley, 1 Graham) e ad una ennesima prestazione eccellente di D’Angelo Russell (25-2-10 con 10/15 dal campo di cui 3/4 da 3). D’AR è nativo di Louisville, che è in Kentucky, ma non è andato al college in quei due atenei, prestigiosi e costruiti sul basket, bensì ad Ohio State: una scelta fatta anche per essere libero e non incatenato dalla tradizione di quelle università. Carattere particolare dunque, e inizi non felicissimi nella NBA, scelto dai Lakers e costretto a vivere nel rookie year la stagione dell’addio a Kobe, singolare sotto tutti gli aspetti. Anche Russell è vittima della follia di Magic (ha allontanato enormi quantità di talento dalla L.A. gialloviola) ma ai Nets ha trovato un ambiente e un coach ideali per crescere. I risultati stanno arrivando copiosi, ed ha appena compiuto 23 anni: convocato per lo ASG e soprattutto front-man della stagione favolosa di BKN. In essa non piccola parte ha avuto il pezzo forse più sorprendente aggiunto ai Nets dal lavoro sapiente di coach Atkinson: Rodion Kurucs, il giovane lettone che ha regalato una rookie-season da 8+4 con tutte le ultime 43 gare in quintetto (estromettendone una Brooklyn-icon come Rondae Hollis-Jefferson). Ha saputo far valere l’atipicità di un 208 cm, magrissimo ma rapidissimo e gran tiratore, capace di battagliare e mandare fuorigiri anche, come stanotte, colossi come Brooke Lopez. MIL si è fatta trovare distratta, cosa che non le capita praticamente mai, nei due momenti in cui aveva riacciuffato la partita: sempre il riaggancio è stato seguito da un paio di distrazioni difensive, altra cosa rarissima per la squadra di coach Budenholzer (in piena corsa per il Coach of the Year, come d’altronde il suo avversario dei Nets); anche lui si è lasciato un po’ sorprendere dal quintetto piccolissimo con cui i Nets hanno affrontato il finale di partita: Russell-LeVert-Dinwiddie-Dudley-Graham. Eric Bledsoe si è caricato la squadra in spalla (33-4-11) ma non è stato efficace negli ultimi possessi, così come Middleton (24-4-3 ma 2/7 da 3); alla fine i momenti migliori dei Bucks sono stati garantiti dal Turco: Ilyasova (12+7) ha guidato il primo riaggancio con una parentesi di 5 pti in fla corredati da 1 reboff e uno sfondamento subìto.

A Chicago invece tutto tranquillo per i Sixers, che han potuto far riposare i titolari (solo Tobias Harris oltre i 30 mins tra gli starters) e togliere ruggine da giocatori come Marijanovic e Greg Monroe (entrambi 10 minuti e 4/5 al tiro). I Bulls hanno messo in naftalina tutti a parte Gemello Robin, quindi nel loro quintetto trovate gente con echi baricchiani come Walter Lemon Jr, o esce dal pino Jakarr Sampson, discreto talento con carriera NBA in costante calo: 74 gare nel 2014, 3 nel 2018, 2 quest’anno: stanotte 29+8 con 10/12 da 2 e 2 stoppate.