Rischioso pronostico? Forse, ma San Antonio non ha cambiato quasi nulla dalla scorsa stagione, e i PO li affrontò da low ranked. Per i Magic invece solita aurea mediocritas: forse dentro, forse fuori.

SAN ANTONIO SPURS. Quattro sono le cose “nuove” della prossima stagione degli Speroni: il fatto che due di esse non siano davvero una primizia e che le altre due sommino 56 anni di età vi mostra il difetto che affliggerà la squadra nella prossima stagione. Sono datati e stranoti. Un nuovo assistant coach è di norma notizia non da prime pagine, ma quando ha la faccia di Tim Duncan le cose cambiano. L’enorme amore e rispetto che corre tra Pop e Tim è noto e reale, altrettanto reale che le idee di basket dei due non siano mai state esattamente coincidenti, anche se i veri grandi ribelli, nell’epopea di San Antonio, sono stati Parker e Diaw e Manu: la presenza di Tim è una sorta di benevolo commissariamento di Pop. Non del tutto nuovo anche Dejounte Murray, pg per cui stravedo, fermata all’alba dell’anno da sophomore da un infortunio devastante al ginocchio. Dejounte ha tutto a parte il tiro: altezza (6.5 piedi), velocità, difesa. Resta da vedere quanto abbia recuperato. Il back court di SA vede ancora Paddy Mills, ancora Forbes, ancora White e ancora il Beli. Troppi “ancora”. Una faccia nuova è DeMarre Carroll, “3 and D” ampiamente in fase finale di carriera. E’ stato chiamato per completare con la difesa quel che a Rudy Gay è sempre mancato per essere un giocatore totale. Il reparto lunghi presenterà ancora LaMarcus Aldridge, ancora Jakob Poeltl, ancora l’enigmatico giovane Chimezie Metu, che fa un passo avanti poi uno indietro poi uno di lato…chissà. Gli Spurs saranno obbligati, a meno di rivoluzioni apportate al sistema, a utilizzare DeRozan da sf: lo scorso anno c’erano quasi 8 pti di differenza tra il plus/minus della squadra quando DMDR giocava da guardia (- 4.8) e quando era impiegato da numero 3 (+ 2,8). E’ una formazione un po’ troppo datata sia per età (nessuno può negare che LMA e DMDR non siano più nel loro prime) che per caratteristiche di gioco, con la cattiva notizia di esser stata fuori dalle prime 10 difese NBA per la prima volta nei 21 anni delle gestione Popovich: 6.2 pti incassati in più rispetto alla stagione ‘17/’18.

ORLANDO MAGIC. La coda della Playoffs picture sarà affollata anche ad Est. Tra dentro e fuori dovrebbero muoversi i Magic, che hanno sorprendentemente afferrato la post-season 2019 e poi hanno pagato l’ebbrezza regalando due contratti troppo onerosi a Vucevic e Terrence Ross. Sì, il Montenegrino è stato un All-Star 2019, ma probabilmente molto del merito va alla popolazione del “resto della Florida”, la non piccola parte che odia Miami come Firenze odia Siena. Vucevic è giocatore capace di grandi numeri finali, ma incapace di numeri decisivi: nelle gare o nei momenti importanti sparisce ed infatti negli scorsi PO ha tirato col 36%. L’eccesso di generosità verso i propri giocatori e la mancanza di accurata programmazione han portato Orlando ad essere la nona squadra NBA per pesantezza dei salari, quando l’efficacia in campo la colloca al massimo al posto 16 (o 18 come in questo PowRank). Hanno ceste piene di sg e di ali: spiccano Aaron Gordon e il francese Fournier; nel pitturato sono numericamente a posto, non altrettanto per efficacia: di Vucevic si è detto, Mo Bamba resta un prospetto dopo un primo anno speso largamente in infermeria, e il Timoteo Sbagliato, Mozgov, aggiunge chili sulla panchina: alla fine è probabile avrà grande importanza Khem Birch, che dovrà ringraziare tutta la vita il periodo trascorso in Europa e in particolare all’Olympiacos. Il nodo della stagione dei Magic sta forse nel capitolo pg. DJ Augustine non è un campione ma è molto adatto al gioco sparagnino di coach Clifford (primo: perdere pochi palloni in attacco, e di solito ci riesce), Jerian Grant è il paradigma del back-up di modesto talento ma tanta voglia, e infine la scommessa su Markelle Fultz. Anche io lo avevo pronosticato, prima del Draft 2017, come una sicura Stella, invece nelle poche apparizioni non ha brillato e il “poche” è davvero un grosso problema. Solo 33 gare giocate su 164 in due anni. Il problema ai rotatori della spalla parrebbe risolto, ma non si possono avere certezze: infatti Clifford ha detto che Fultz giocherà tanto in pre-season…”se la situazione lo renderà consigliabile”.