Dopo il blitz di Cantù di sette giorni fa, Brindisi centra altri due punti al termine di 45 combattutissimi minuti contro la Virtus Roma che, dal canto suo, può mangiarsi le mani per come ha gettato al vento una gara quasi vinta.

Un’occasione d’oro sprecata dai capitolini anche data l’evidente stanchezza dei padroni di casa, reduci dalla netta sconfitta di martedì in Champions League sul campo del Besiktas e privi di Sutton e Zanelli, due assenze pesanti che hanno accorciato le rotazioni di coach Vitucci, costretto a spremere il proprio quintetto titolare ma finendo con l’essere ricompensato anche dai gregari Gaspardo e Ikangi.

Per i pugliesi è il quarto successo nelle ultime cinque giornate, un ottimo viatico in vista del doppio impegno con Brescia (in trasferta) e Milano, due gare che diranno molto nella corsa al terzo posto. Per coach Bucchi, salutato da una bellissima standing ovation del suo ex pubblico, prosegue il momento negativo (quinto stop consecutivo) ma almeno è arrivata una reazione mentale dopo la Caporetto vissuta con la Virtus Bologna domenica scorsa. Quel che preoccupa, in casa giallorossa, è la costante capacità di sbagliare le scelte nel momento decisivo della partita, come era già accaduto a Venezia o nella successiva trasferta di Reggio Emilia, quando la squadra perse la bussola nel suo momento migliore, dopo aver rimontato un passivo enorme.

LA GARA Roma aveva il solito approccio light condito da diverse palle perse ed il maggior ritmo dei pugliesi ne propiziava la prima fuga dopo soli 4 minuti (11-2). Il time out di Bucchi svegliava la Virtus che, seppur lentamente, rientrava in carreggiata anche grazie al dominio sotto canestro. E così, nel secondo quarto gli ospiti mettevano la freccia con Dyson e White, andando al riposo sul 35-32. Nel terzo periodo si accendeva la luce di Banks e Dyson e, conseguentemente, quella della partita, sempre più equilibrata a dispetto di quel che avrebbe lasciato immaginare la classifica alla vigilia. Roma attaccava meglio l’area pur continuando a perdere palloni importantissimi che lasciavano in vita i padroni di casa, palesemente stanchi ma sempre molto reattivi. L’ultimo quarto era un susseguirsi di emozioni, la partita cambiava spesso padrone e Brindisi, salita a +4 grazie al secondo canestro dall’arco di Banks, si lasciava ribaltare da Jefferson e Dyson con quest’ultimo che infilava la tripla del 73-76 al 39’. Coach Bucchi, invocava disperatamente il fallo ma Kyzlink non lo ascoltava e Martin, dai 6,75, rimandava la sentenza all’overtime, un’appendice in cui Roma non aveva più energie; nell’azione del possibile pareggio, con Buford arrivava la ventesima palla persa e con essa le speranze di prolungare ancora il match.

MAGIC MOMENT In una gara così combattuta e giocata sui nervi e sulla stanchezza, l’episodio che ha girato la contesa è stato senza dubbio il trio di Martin ad 1”40 dalla sirena, sia perché ha consentito ai suoi di acciuffare il supplementare, sia perché ha aperto crepe nella testa dei giallorossi, riagitando quei vecchi fantasmi che ancora fanno tanta paura.

MAN OF THE MATCH Dati i giusti meriti a Martin, la cui freddezza ha riscritto il finale, impossibile non sottolineare le prove dell’uragano Jefferson da un lato, e di Thompson e Stone dall’altro, decisivi e glaciali nell’appendice.

NUMBERS Il dominio della Virtus a rimbalzo (54-39 con 16 carambole offensive) è stato vanificato dalle palle perse (20), specialità in cui Roma è, suo malgrado, prima in classifica a differenza di Brindisi, che mediamente perde meno palloni in tutta la Serie A. Non ingannino i 23 punti di Dyson, è bravissimo quando deve penetrare ma fa rabbia il suo perseverare dall’arco (1/7 e 21,7% in stagione) e l’elevato numero di palle perse (7). Buford e Kyzlink chiudono con 20 punti e 10 rimbalzi complessivi ma anche 6 palle perse, mentre Banks ha litigato col ferro dall’arco (2/11) pur risultando il miglior marcatore dei suoi con 22 punti; prova di sostanza dell’ex Brown (14 punti e 11 rimbalzi con 4 recuperi) e del regista Thompson, una sentenza quando può tirare con ritmo da lontano (4/6).