Il nome di battesimo del giocatore dei Pelicans deriva da una parola ebraica che significa “rifugio, luogo di salvezza”. Difficile non essere d’accordo.

Cinque partite dall’entrata di Zion nella NBA. Lui ha già chiarito un paio di cose, a cominciare dalla limitazione dei minuti di gioco, che per volere del giocatore è andata ben presto a farsi benedire: 18 (e se non fosse uscito molto probabilmente i Pels avrebbero vinto invece che perdere di 4 vs gli Spurs) poi 20-27-29-29. La seconda cosa è che, se avesse iniziato la stagione, non ci sarebbe gara per il Rookie of the Year, nonostante le grandi stagioni di Ja Morant e Kendrick Nunn. Zion mostra lacune finora solo nei liberi (sotto al 50% di realizzazione), mentre per quel che riguarda il gioco oltre l’arco delle triple si sta mostrando intelligente: non ne abusa; dopo il miracoloso 4/4 dell’esordio ha tirato solo altre due volte da 3, e di certo al momento è meglio così. D’altronde non ricordo nemmeno una volta, durante la breve carriera universitaria, in cui abbia infilato due triple in fila. Per il resto, ogni aspetto del gioco è degno di ammirazione. Tira dal campo col 62.5%, prende quasi 8 rimbalzi e serve quasi 2 assists perdendo poco più di 2 palloni a gara. E, più ancora, è quasi misurabile persino l’impatto che il semplice essere in panchina disponibile ad entrare ottiene sugli avversari. E’ lui il prossimo giocatore bigger than the Game, la sua jersey era nelle 3 più vendute anche quando era ben lontano dal poter scendere in campo. Nola con lui e Brandon Ingram, oltre a Lonzo Ball che è stato sorpassato dalle vicende del padre e dei fratelli ma rimane una pg di assoluto rispetto, è di diritto nel novero delle potenze della NBA anche se non farà i PO quest’anno. Zion è una Stella sul campo e fuori, ha un impatto mediatico assoluto e garantisce non solo guadagni ma anche rispetto arbitrale e appeal sui grandi free agents. Giocare nei Pels è cosa desiderabile pur di poter far parte del treno di Zion, che terminerà presto con un Anello alle dita sue e di quelli che saranno i suoi compagni di squadra. Cominciate a dare la forma del vostro didietro a divani e poltrone per gustare, nei prossimi anni di Western Conference, il duello definitivo tra Williamson e Doncic.