100 : 82 = 1.22 questa è la operazione fondamentale per i prossimi mesi nella NBA.

Ad ogni gara saltata per “cause di forza maggiore”, quali invasioni o epidemie, i giocatori NBA perdono lo 1.22 % del loro salario. Pare sempre più probabile che la stagione non riprenderà nemmeno per la Associazione, perché i numeri globali sono impietosi: negli USA l’aggressione del Covid-19 è ancora furente, lontana la curva discendente. E’ una lega che si mantiene (benissimo) da sola ma è totalmente privata quindi ha bisogno di giocare per fatturare. E’ inoltre molto coinvolta nel sostegno ai propri dipendenti: proprietari e giocatori, alcuni pubblicamente altri più riservati, hanno assicurato gli stipendi dei collaboratori stagionali come steward, venditori vari, uomini della sicurezza e via dicendo. Tuttavia, mentre si avvicina l’ipotesi meno allegra per tutti, si comincia a parlare di soldi, cioè taglio degli stipendi. Nella NBA, come detto, le varie ipotesi sono predeterminate e si basano sulla durata della stagione regolare. Se Steph Curry vince il Titolo 2019/20 prende 40 milioni di dollari; se si infortuna, sta fuori 3 mesi e non fa i Playoffs prende 40 MM$$. In caso di chiusura deve rinunciare a 488mila $$/gara, in totale MM$$ 8.3 visto che a GS rimangono 17 gare di RS. Una montagna di soldi, ma si può anche ribattere che per l’anno in corso gli restano quasi 32 MM. Diverso discorso per i giocatori meno pagati: rimanendo nel roster Warriors, Ky Bowman passerebbe da 350mila a 278mila, il croato Bender da 189mila a 150mila. Sono sempre cifre che fanno gola ai comuni mortali, ma si sa che le regole dello sport sono diverse, e la NBA è la lega sportiva per eccellenza senza contare che ci sono contratti ancora meno sostanziosi. Si può prevedere, in caso di sospensione, una certa battaglia di cifre tra il sindacato giocatori, il board dei proprietari e i rappresentanti della NBA stessa. A capo del sindacato c’è Michele Roberts, ex avvocato di prestigio di Washington DC, equilibrata ma osso durissimo nelle trattative; il rappresentante dei giocatori è Chris Paul, con il senatoriale Iguodala e il nerd principe della NBA Jaylen Brown come vice. Una soluzione ragionevole e logica sarebbe abbassare il coefficiente di sottrazione e/o adeguarlo al salario dei giocatori, prendendo la percentuale piena da Steph, un po’ meno da Bowman e così procedendo. Per ora sottotraccia, ma di fatto questo tipo di trattative  è già avviato: diverrà ufficiale quando ufficiale sarà lo stop. A questo proposito è utile notare come le ammissioni più pessimiste, arrivate il giorno 8 aprile per bocca del Commissioner Adam Silver, dicano che la NBA ritiene ormai difficile completare la stagione “se l’interruzione dovesse essere ancora di più di 30 giorni”, e che al momento “la decisione (decisione split, non unanime) è stata quella di un congelamento non di una cancellazione”. Magari aspettando l’evoluzione della situazione a Las Vegas (2009 casi, 71 morti, questo il link https://www.southernnevadahealthdistrict.org/coronavirus/) dove radunare TUTTE le squadre per giocare a go-go e completare l’anno.