Aveva ragione Giorgio Buzzavo, l’ad della Benetton che portò David Blatt in Italia: nessuno è più fortunato di lui, è bravo a farsi trovare sempre al posto giusto. David Blatt vinto l’Euroleague col Maccabi e ha scelto di allenare in NBA e fra le varie proposte ha optato per Cleveland. E alla chiusura di una drammatica giornata finale del mercato dei “free agente” fra le tre proposte, LeBron James ha scartato quella di tornare agli Heat, coi quali ha vinto due titoli in quattro anni, ha detto no anche ai Bulls, che adesso dovranno andare su Kevin Love o Nicola Mirotic del Real Madrid, e ha preso una decisione emozionale dove oltre ai 130 mila dollari c’era il desiderio di tornare nella sua terra; LBJ ha annunciato che vestirà nuovamente la maglia dei Cleveland Cavaliers dopo un brusco divorzio quattro anni fa quando il proprietario Gilbert scrisse una lettera ai tifosi per condannare lo scarso impegno di “The Chosen” (l’Eletto) nella finale NBA. Gilbert aveva sfidato LeBron, nato a Akron, Ohio, da padre sconosciuto a una madre che l’ha allevato con enormi sacrifici, sentiva un debito nei confronti della sua terra e ha commentato così il suo coming-home: “Giocare e vincere con Miami è stata una formidabile esperienza che non si potrà mai cancellare, ma ho deciso di affrontare questa nuova sfida e di cercare di portare il titolo nel nord-ovest dopo molti anni”.

LeBron ha incontrato a Las Vegas un giornalista di Sport Illustrated col quale ha scritto una lettera nella quale tenta di spiegare le sue ragioni, che fanno leva su forti motivazioni acquisite con la maturità: “La nostra città ha sofferto molto in questi anni, occorre tutto il talento che sono in grado di offrire per riuscire nell’impresa. E’ una decisione, credetemi, che va oltre il basket (Bigger then basketball). Quando me ne sono andato ero un giovane di Akron, questo vecchio ragazzo vuole ispirare una nuova tappa, fare felice la propria famiglia, la propria moglie Savahh, i due figli e la bambina che nascerà fra poco. E cercherò di lavorare al meglio per trasformare una squadra intrigante in una sfidante per il titolo”.

Il proprietario degli Heat non se l’aspettava, ma ha accettato la decisione con molto fair play. Miami sperava ormai di averlo convinto a rifirmare, dopo il lungo colloquio fraterno con Pat Riley dei giorni scorsi: “Sono profondamente scioccato e dispiaciuto per questa notizia ma non posso dimenticare cosa ha fatto per noi LeBron in questi quattro anni”, questo il twitter di Micky Arison, il proprietario di Miami. Finisce un’era, a Riley il compito di ricostruire la formazione.

Scoppia la pace fra LeBron James e la città che l’ha tenuto a battesimo con folle oceaniche quand’era al college, si pensa di intitolare al suo illustre Figliol Prodigo un parco cittadino, sarà il perno di una squadra di giovanissimi talenti, col rinnovo per cinque anni di Kyle Irving, il play-tiratore di Duke che ha firmato pochi giorni fa per 90 milioni di dollari, e del numero 1 del draft, Andrew Wiggins di Kentucky che però potrebbe essere sacrificato per un centro esperto.

La conclusione del tormentone sblocca il mercato, rimane l’annuncio di Melo Anthony che preferirebbe i Lakers lasciando New York davanti a un futuro incerto nonostante l’arrivo del totem della panchina Phil Jackson. Per Dwayne Wade Miami non pareggia le offerte che per la verità non ci sono, si muovono Hayward e Parson, due tiratori bianchi che i Jazz e i Rockets non riescono a trattenere. Gli Spurs fanno carte false per convincere Pau Gasol a vestire la maglia del club texano, il francese Parker ha chiamato personalmente lo spagnolo per giocare a San Antonio per conquistare il suo primo titolo.

Cleveland è in festa per una lunga notte, come se avesse vinto il titolo che invece spegne la breve fiammata di entusiasmo per gli Spurs. Adesso tocca alle altre franchigie costruire squadre competitive per battere i Cavaliers e gli Spurs.