Nove partite nel consueto Grande Venerdì della NBA. Sconfitta per i Cavs, prestazione mostruosa di Anthony Davis, e due derby: in Texas Houston batte Dallas, in Florida Orlando subisce in casa dagli Heat.

QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND: TORONTO RAPTORS 110 – CLEVELAND CAVALIERS 93
La faccia di LBJ alla fine diceva tutto: ancora non ci siamo. I Cavs perdono e mandano brutti segnali sullo stato avanzamento lavori di coach Blatt, subendo un parziale di -32 dopo il primo quarto quarto condotto anche di 15 e di 13 alla sirena. L’ autonomia di buon gioco degli uomini dell’ Ohio non è quasi mai ottimale: questa volta durano un quarto e mezzo. Partono sfavillanti, con un Varejao da 8pti sui primi 10 della squadra, costantemente alimentato da James, e con una ottima difesa che tiene a 6pti in 8 minuti i Raptors. L’inizio della fine coincide con l’ ingresso in campo di Sweet Lou Williams per Toronto e quello di Dion “grandine sulle vigne” Waiters per Cleveland. Williams se ne andrà dal campo con la miglior gara in carriera: 36 in 29minuti, con 15/15 ai liberi, 4 rimbalzi, 1 assist, 3 recuperi, nessuna persa e +37 di plus/minus. Waiters sparerà una prestazione rara anche per chi, come lui, non è un miracolo di consistenza: bucato da qualunque attaccante avesse di fronte, giocherà 20 minuti per un plus/minus negativo di 21. Non è stato un match per lunghi: Toronto ha avuto 86 punti dalle quattro guardie della rotazione, e messo in evidenza un Lowry davvero mostruoso per le capacità di capobranco: Kyle parla con tutti, compagni, avversari, arbitri, entrambi gli allenatori, mantiene e trasmette sangue freddo nel momento in cui i Cavs vanno a +15; l’altra star DeRozan conferma la sua intelligenza lasciando spazio allo scatenato Williams, e alla fine avrà il suo 20 lo stesso. Per Cleveland ancora minutaggi alti per il quintetto base: la panchina non produce, anzi combina danni, e si fa sentire l’ assenza di Dellavedova che obbliga Blatt a tenere Marion in quintetto e a dare troppi minuti a Waiters e Harris. Kevin Love sforna una buona prestazione, ma conferma qualche problema a giocare contro le PF dell’ Est, mediamente molto più fisiche che nella Western Conference: per lui 23, 7 rimbalzi e nessuna persa.

TOYOTA CENTER, HOUSTON: DALLAS MAVERICKS 92 – HOUSTON ROCKETS 95
I derbies texani sono frequenti, e tutti di alta classifica: questo poteva essere a favore di Dallas per l’ assenza di Dwight Howard (problemi al ginocchio) invece Houston reagirà con una grandinata di tiri da 3, avendo la meglio. Si inizia con grande equilibrio, ma nonostante il 29 pari del primo quarto si percepisce la carica positiva dei Rockets. Per cercare di ribaltare la serata ai Mavs giunge off the bench anche l’ aiuto di coach Carlisle (impegnato in un personale derby da ex compagni ai Celtics contro McHale) che raccoglie, non potendolo fare, una palla destinata ad un recupero per Houston: gli arbitri non considerano l’ intervento del coach, che segna dunque un recupero ed un assist nel suo tabellino perché dall’ azione arriverà una schiacciata per i suoi. La svolta nel secondo quarto, e sta in un dato: quando il vantaggio di Houston si avvia alla doppia cifra i Rockets sono 11/19 nelle triple, su 48 punti totali, e si tratta di triple proveniente da 5 differenti giocatori. Difficile resistere a prestazioni del genere, infatti Dallas andrà sotto, ma si confermerà squadra possibile contender, perché chiuderà la difesa nel terzo quarto (finito 17 pari) e proverà a rimontare nel quarto finale, finendo corta di tre. Per Dallas brutta serata di tiro da Nowitzky (4/18 di cui 0/8 da 3) ed Ellis (7/21), i due migliori son stati, come era forse logico accadesse, i due lunghi Chandler e Wright (14+11 e 3 stoppate, 0 perse). Per Houston buona prova di squadra, pur finendo col fiatone. Sicuro MVP Beverley, l’ uomo che ha scavato il fossato (20+5 rimbalzi, 6/11 da 3) , super prestazione di Harden, l’ uomo che ha difeso il fossato (32, con 13 liberi lucrati nei momenti duri), ma anche ottima gara, nonostante 5 perse, di Motiejunas: 14+12 col 67% al tiro.

AMWAY CENTER, ORLANDO: MIAMI HEAT 99 – ORLANDO MAGIC 92
Derby della Florida che premia la trasferta degli Heat, spinti da un Chris Bosh BigOne. Perdurando l’ assenza di Wade, coach Spoelstra restringe le rotazioni, giocando con solo 8 uomini (il nono, McRoberts, solo 5 minuti in campo), usando il solo Birdman come lungo dal pino e piazzando spesso Deng nello spot di 4. I numeri bi Bosh: 38 minuti, 32+10, 65% al tiro compreso un 4/6 nelle triple. Gli Heat hanno vinto grazie alle percentuali di tiro, poiché hanno tirato meno dal campo, ai liberi, preso meno rimbalzi, perso più palloni recuperandone di meno. Insomma, hanno vinto con la concentrazione mentre Orlando paga la gioventù dei suoi protagonisti, carenti in alcune decisioni nei momenti chiave della gara, e questo ha avuto un gran peso in una partita sempre equilibrata in cui raramente i vantaggi hanno superato gli 8 punti. Grande prova di Vucevic per i biancoblù (33+17 con buone percentuali e nessuna persa), ma continua il piccolo mistero di questo giocatore che risulta, e potrebbe non essere solo una sensazione, sul parquet meno efficace di quel che i numeri dicano.

BRADLEY CENTER, MILWAUKEE: WASHINGTON WIZARDS 111 – MILWAUKEE BUCKS 100
Per merito dei sorprendenti Bucks questo confronto era di alta classifica ad Est. Hanno vinto i Wizards con una prestazione incredibile di Paul Pierce. Quando DoubleP è in una serata di fuoco particolare si capisce da come impatta gli avversari e gli arbitri: ha preso infatti un tecnico dopo tre minuti, e tutti i tifosi dei Bucks all’ arena sapevano che non era un bel segnale per le loro speranza di vittoria. Coach Wittman continua nella positiva intuizione di far partire Bradley Beal dalla panchina, e vince con la consistenza della sua squadra, mentre coach Kidd non sarà simpatico a tutti ma evidentemente è bravo anche sulla panchina, dato come sta facendo andare i Bucks e come vanno ora i Nets. Pierce 25+10 MVP indiscusso, per i Bucks bene sia Knight che Antetokounmpo, che combinano per 47-9-11. Continua a dare sostanza il buon Pachulia dalla Georgia e continuano a giocare poco Larry Sanders e nulla il suo quasi gemello Henson: trade in vista?

(NEW) MADISON SQUARE GARDEN, NEW YORK: PHILADELPHIA 76ERS 83 – NY KNICKS 91
Una delle città più belle del mondo, una delle arene più belle del mondo…..due squadre spesso più che imbarazzanti, presentatesi al confronto con un record combinato di 3-23: le 3 tutte di NY. Non ci sono buone notizie né novità: i Knicks vincono perché è impossibile non farlo, e forse la nota positiva è il ritorno di Calderòn, che però ha immediatamente portato a zero i minuti di Larkin. Melo 25+7, per i Sixers buono Covington, che però gioca solo 14 minuti perché in difesa subisce di tutto: 14pti (4/4 da 3) e 4 rimbalzi. Il quintetto di Phila tutto con plus/minus negativo, quello di NY tutto positivo.

ENERGY SOLUTIONS ARENA, SALT LAKE CITY: NEW ORLEANS PELICANS 106 – UTAH JAZZ 94
Dopo i 41 minuti contro Sacramento, 40 contro i Jazz per Anthony Davis, che produce 43 punti e 14 rimbalzi, segnando da fuori, da sotto, in contropiede e su rimbalzo offensivo ( 5 ), stoppa e trascina i Pelicans alla vittoria. Dall’altra parte serata piena per i lunghi dei Jazz, che perdono il confronto ma non naufragano, mentre la stella di Utah, Hayward, gioca da par suo ma non riesce a raggiungere Davis. Per il tweener da Butler U. 31 punti con ottime percentuali e 8 rimbalzi. Come vice MVP, per NO JRue Holiday (19 e 9 assists), per i Jazz Derrick Favors (13+11) nonostante abbia perso il confronto diretto con lo straripante Davis.

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS: SACRAMENTO KINGS 113 – MINNESOTA TIMBERWOLVES 101
Serata di giovani stelle e di stelle nascenti a Minneapolis per il confronto tra Kings e Wolves, questi ultimi privi di Rubio e Pekovic. I Lupi hanno vantaggio alla fine del primo tempo, ma il finale di secondo quarto di Sacramento è in crescendo, facendo intendere quello che poi sarebbe infatti accaduto nel terzo parziale, che si chiuderà con una 36-25 per i Kings. Demarcus Cousins ha un po’ tardato a rendersi del tutto efficace, non sfruttando all’inizio l’assenza del Montenegrino, molto ben rimpiazzato da un ottimo Dieng a 12+10 in 39 minuti. Stesso numero di minuti per DMC, che mette a referto 31+18. Per i Kings bene anche McLemore, 22 con percentuali di tiro insolitamente buone e anche 9 rimbalzi. Minnesota ha resistito molto bene alle assenze, cedendo solo progressivamente e non di schianto: ottimo Wiggins, nonostante le assenze e alcune timidezze dei compagni lo abbiano costretto a qualche tiro di troppo, che ha un po’ rovinato le percentuali: 29 con 9/22 alla fine, ma anche 5 rimbalzi, 2 assists, 1 stoppata, 4 recuperi ed una sola persa.

AT&T CENTER, SAN ANTONIO: BROOKLYN NETS 87 – SAN ANTONIO SPURS 99
Si affrontano due tra le squadre con età media più alta, e gli Spurs vincono di pura autorevolezza, risultato mai davvero in discussione. Marco Belinelli torna, parte in quintetto, gioca solo 10 minuti anche perchè non ci prende, ma mette a referto 3 rimbalzi, 3 assists, niente perse e 1 recupero, roba ottima per Pop. Serata pregevole di Danny Green: 80% al tiro, 7 rimbalzi, 21 pti e addirittura 3 stoppate. Buoni anche Duncan, Parker e Leonard, ma sostanzialmente una giornata in ufficio per loro. Brooklyn non ha mai una vera faccia da Doppiavù in trasferta, e tirando 25/64 da 2 rende solo possibile a coach Hollins schierare tutti i 12 giocatori a sua disposizione.

BANKERS LIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS: INDIANA PACERS 83 – PHOENIX SUNS 106
I Pacers ci provano, resistono un tempo, ma dal terzo parziale I Suns dilagano: troppo il ritmo dei Soli di Hornacek per questa Indiana priva dall’inizio di George, West e CJ Watson, da qualche partita di CJ Miles, e a questi si aggiunge dopo 6 minuti l’infortunio alla caviglia di Hibbert, che in partita non torna e che dovrà essere valutato. Il migliore della squadra di casa è forse Ian Mahinmi, 12+10 con anche 1 stoppata e 3 recuperi. Al momento i Pacers hanno un record di 5-8, ed è forse meglio di quel che ci si potesse aspettare date le assenze, pensando che titolare fisso con minutaggio sui 30 è ora Copeland che lo scorso anno non vedeva il campo praticamente mai. Data la relativa difficoltà dell’ impegno, Hornacek ha potuto distribuire molto i minutaggi, e quindi nessuno è emerso in modo particolare: per questo scegliamo come MVP l’immenso PJ Tucker, vero uomo fondamentale dei Suns, che pur segnando solo 5 punti realizza un plus/minus di 21 per i suoi, lasciando immaginare quanto conti il suo sforzo nella altre caselle statistiche e negli intangibles. Phoenix si porta 9-5 ma sa che anche quest’anno la strenua lotta per i play-offs ad Ovest lascerà fuori una sqaudra attorno al 60% di record. L’anno scorso furono proprio loro gli esclusi..