Notte di conferme per Cavs e Grizzlies, con successi importanti contro sqaudre di livello assoluto. Nei bassifondi del West un po’ di ossigeno per i Lakers e i Jazz, in quelli dell’Est nessuna mascherina per Pistons e Knicks.QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND: TORONTO RAPTORS 101 – CLEVELAND CAVS 105
Brutta notizia: la sconfitta. Buona notizia: la prestazione. Ricordando che giocano senza il Campione del Mondo DeRozan. In questo modo i Raptors escono da Cleveland, dopo aver condotto per tutta la partita ed esser stati riacciuffati a un minuto dal termine sul 97. I Cavs stanno riordinando le gerarchie con una striscia aperta di 8 vittorie, e stanno prendendo appunti, mentre rimontano, su quali siano gli avversari più pericolosi in vista dei PO ad Est. I Raptors sono senza dubbio sul taccuino. I Canadesi hanno trovato 6 in doppia cifra, tra i quali spiccano il solito Lowry (16+14ass) e il Valanciunas a volte incostante di questa stagione, stanotte a 18+15. I Cavs hanno spremuto 42 minuti da LeBron e Kyrie, ottenendo 35 dall’Androide e 13+10 dal non convenzionale playmaker. Kevin Love invece 17+9. In questa fase assolutamente favorevole i Cavs, con le loro stelle e i loro gloriosi veterani, stanno traendo giovamento dal ritorno di un umile prodotto di St. Mary’s College, la combo-guardia australiana Matt Dellavedova (con l’ accento USA sulla o..), capace sia di dare fiato a Kyrie che, in quintetti piccoli, a James, e di non rendere gravi le lune egotiche di Dion Waiters, il quale peraltro stanotte era in buona: 18pti, ma soprattutto ottenuti con soli 10 tiri.

THE PALACE, AUBURN HILLS: PORTLAND TRAILBALAZERS 98 – DETROIT PISTONS 86
Sotto mediamente di 15 per tutta la partita, i Pistons trovano un parziale di 11-0 per riportarsi a meno 4 a metà dell’ultimo quarto, ma non riescono a rimontare oltre. Incamerano la L consecutiva numero 13, e continuano, in un panorama di simile povertà, a non dare minuti a Gigi Datome. I tre concorrenti di Datome, Singler-Jerebko-Martin, in 40 minuti producono 11-4-2, con 4/13 al tiro: insieme a campagne ben più importanti e meritorie, una piccola levata di scudi a favore del giocatore italiano ci starebbe…Migliore dei Pistons Monroe, che continua a partire dalla panchina e scrive 22+10, mentre il bimbone Drummond incappa in una delle serate in cui spara dappertutto tranne che nel canestro: risultato, 15 rmbalzi ma solo 10pti frutto di un bel 3/12..e lui in genere schiaccia e basta. La serata dei Blazers, come spesso accade, è stata all’insegna del massimo risultato col minimo sforzo: a parte Aldridge nessuno dei loro giocatori sta mettendo insieme cifre da capogiro, ma tutti stanno sulla barca con solidità. Solo Batum ha qualche difficoltà in attacco rispetto al recente passato, ma è certo che si riprenderà. Per dare un’idea della compattezza raggiunta da questa squadra, nella quale più che in ogni altra sono chiari i confini tra titolari e riserve, diremo che LMA sta a 23+11, ma 19-5-5 son venuti da Wes Matthews, e la panchina ha dato 14pti con Kaman, 6 ass con Blake e un bel 4/5 dal tiratore Crabbe.

FEDEX FORUM, MEMPHIS: DALLAS MAVS 105 – MEMPHIS GRIZZLIES 114
Dopo averne persi due in fila, Memphis vince il terzo match di alta classifica, e lo fa all’insegna del “bando alle ciance” proclamato da Marc Gasol dopo un paio di prestazioni bruttine: 30 sono i punti, 5 i rimbalzi (a quelli ha pensato Zach Randolph con 13) e 6 gli assists, ma tutti i Grizzlies hanno giocato bene, solo Courtney Lee, il meno talentuoso dello stating five, continua a soffrire, per colpa delle brutte percentuali che limitano la sua arma migliore, il tiro. Ottimo Prince dalla panchina, 11+7. Un’altra guardia ha faticato terribilmente stanotte: Monta Ellis ha messo fine ad un periodo brillantissimo con una prestazione da 1/11, rendendo vani i 30pti combinati dal pino di Barea+Crowder e il trentello privato di Parsons, con anche 7 rimbalzi. La partita è stata la sfida tra due grandi allenatori, e si è tradotta in un confronto tra la formica Dallas (che ha vinto 3 quarti su 4) che cercava di mettere insieme un vantaggino dopo l’altro e la impetuosa Memphis, il cui vento non ha sempre soffiato al massimo, ma nel terzo quarto ha spazzato via tutto, rendendo impossibile ai Texani ricostruire.

SMOOTHIE KING CENTER NEW ORLEANS: NY KNICKS 93 – NO PELICANS 104
1-1-2-7: sono i distacchi, contenuti, con cui NY ha perso ogni quarto. Leggendo la classifica non ci sarebbe da essere ottimisti, ma considerando che siamo nella prima stagione di Phil Jackson e D-Fish nella Mela la tendenza dei Knicks a perdere senza mai dare campo ad un tracollo è senza dubbio positiva, la prima traccia di fondamenta che hanno chances di essere solide. La cosa è ancora più significativa se si pensa che il roster di NY ha al suo interno almeno tre figure, di spicco, note per essere non proprio dei caratterini semplici. Parlo di Melo, JR Smith e Stoudemire: vedere una simile compattezza con certi signorini in spogliatoio è di certo un merito di chi li gestisce. La partita ha fatto vedere un Anthony Davis meno efficace del solito, che però ha mostrato in almeno 4 azioni che sta lavorando forte sul suo gioco offensivo esterno, sfoderando step-back e controllo di corpo in palleggio degni di una sf. Il migliore di NO è stato il prof. Tyreke Evans, uno che quando decide che è il suo turno per mettersi in cattedra ha sempre cose interessanti da dire: 27-4-6 con 11/15. Belli anche i 16+14 di Omer Asik. I Knicks sono andati al season high di Stoudemire in punti e stoppate (26-5), hanno avuto punti e rimbalzi da Melo (17-8) punti da Smith (17) e ordine da Calderon (6 assists): non male, non abbastanza bene. La sconfitta è la nona in fila, mentre una cortina degna della disinformatia sovietica avvolge la lista infortunati e le condizioni reali di Bargnani.

CHESAPEAKE ENERGY ARENA OKC: MILWAUKEE BUCKS 101 – OKC THUNDER 114
Milwaukee entra in record perdente ma resta la sesta forza ad Est. I Thunder fanno quello che devono: continuare a vincere. Questo era il ritorno casalingo dopo l’infortunio per KD, che non ha tradito le attese: 23-9-7, che si accorpano al 28-5-7 di Westbrook; Russell però non fa mai mancare le sue 5 perse. I Thunder potrebbero anche farcela a raggiungere i PO, perché sono un po’ aiutati dal balbettio di NO, dal rallentamento di Sacramento priva di DMC, e da qualche sconfitta di troppo dei Suns. Dei Bucks prendiamo come buona notizia di nottata i 18 di OJ Mayo, con 6/13 al tiro, che però diventa 6/9 considerando il solo tiro da 2.

TALKING STICK RESORT ARENA PHOENIX, MIAMI HEAT 103 – PHOENIX SUNS 97
Ecco di cosa parlavamo con “qualche sconfitta di troppo” per I Suns: dopo la terza caduta in fila il loro record è 12-11, e non basta per i playoffs nella Western. La gara è stato uno scambio di fucilate dalla riga delle triple: le squadre hanno tirato quasi la stessa percentuale (52 Miami, 49 Phoenix) ma per ogni tripla della Florida rispondevano due dell’Arizona, e alla fina la vera differenza l’hanno fatta le palle perse (22) della squadra di casa. Gli Heat ne han perse solo 11, quindi all’interno del quoziente-Peterson, e il differenziale perse/recuperi è stato di +3 Miami, -15 Phoenix. Il gemello Marcus 25-5-4, Chris Bosh 34+9+4 recuperi.

ENERGY SOLUTIONS ARENA, SALT LAKE CITY: SA SPURS 96 – UTAH JAZZ 100
Squadra nata bene Utah, buoni giocatori e buon coach. Era in striscia perdente di 9, ma l’hanno fermata proprio contro i Campioni. Particolare negativo per gli Spurs: erano privi di Tony Parker per un problema al bicipite femorale sinistro, probabilmente non grave, ma da valutare. Particolare negativo per noi Italiani: espulso Pop, la squadra nel quarto periodo è stata guidata da Messina, e proprio nel parziale di panchina solitaria per l’ex allenatore di Azzurra, i Jazz hanno messo il decisivo break di una partita sempre tirata. Tra le basi della vittoria di Utah, il dominio, al di là delle cifre, esercitato da Gordon Hayward su Kawhi leonard: il MVP delle ultime Finals, che di solito annulla gli avversari diretti, stavolta ha reso meno del suo immaginifico livello. Beli ha giocato bene (23min, 14+4) Manu ha giocato male (3/17 e un paio di perse sanguinose), il migliore, toh!.., alla fine è stato Timoteo: 23-14-2. Con 4 stoppate e 3 recuperi. Volete i peperoni nella pizza? Ora Timoteo ve la porta, tranquilli. Detto di Hayward (20-7-4), che è anche il capo-popolo indiscusso della ES Arena, un po’ come Lowry a Toronto, buona la partita di Favors (21+8 davanti a Duncan) e solida quella di Kanter (12+15).

STAPLES CENTER, LA: SACRAMENTO KINGS 95 – LA LAKERS 98
Dai tempi in cui Doris Day faceva il tifo per i Lakers appena arrivati dai Grandi Laghi e in cui UCLA costruiva la sua epopea, il basket è progressivamente diventato lo sport che conta a LA, anche perché i Dodgers non vincono dal 1988, i Raiders dal 1984, e solo il soccer (2014, ma i Galaxy sono un po’ l’Inter degli USA e vincono spesso) e l’hockey (Kings nel 2014 e 2012) hanno portato gioie ai tifosi losangelini. Per questo era importante il ritorno a LA del Bruin Darren Collison, pg dei Kings, fino allo scorso anno coccolato in casa poiché giocava nei Clippers. La partita di Collison è stata buona (26-4-6, nessuna persa) ma il suo 25% ai liberi ha di fatto condannato i Kings, ancora privi di Cousins. Per i Lakers questa era una delle gare possibili da vincere, data l’assenza dell’omone di Sacramento, e hanno sfruttato l’occasione. Per Kobe 32 ma anche 6 assists, e una grazia arbitrale per un passi davvero ENORME (anche per i lassi canoni NBA) in occasione di uno dei tanti -1 che le squadre si sono scambiate nel serrato finale. Il migliore aiuto a Bryant è arrivato stanotte da Boozer (15+9), mentre tra Lin e Price non si ricava nemmeno mezzo giocatore.