I Thunder non falliscono l’obiettivo vittoria contro i Cavs mentre nell’altra sfida della notte i Rockets raccolgono più di quanto seminato contro i Kings troppo spreconi. 

CHESAPEAKE ENERGY ARENA, OKC: CLEVELAND CAVS 94 – OKC THUNDER 103

La partita racchiudeva parecchi temi interessanti. Confronto che prima degli infortuni dei big di OKC molti vedevano proiettato alle Finals. Partita che i Thunder non potevano permettersi di perdere per continuare la rincorsa-playoffs. Occasione per misurare la reazione dei Cavs all’assenza di James (problemi al ginocchio sinistro, ma non dovrebbe essere grave dato che è rimasto aggregato alla squadra nel trip ad Ovest). Le risposte sono state tutte favorevoli ai Thunder, e si è aggiunta una novità: KD è diventato cattivo. Il timido, quasi devoto, ricettore del MVP della scorsa stagione ha forse capito che il tempo passa e le occasioni si assottigliano, ed è stato sentito da tutta l’arena urlare la 4-letters-word al compagno Lamb che non gli aveva passato la palla in post basso per sfruttare un mis-match. Ai Cavs è andata male per il risultato, male per la prestazione timida, non da big, di Kevin Love, benissimo invece per l’esito felice di un brutto movimento del ginocchio di Irving verso la fine del primo tempo. Una chiara iperestensione laterale, che ha fatto uscire dolorante dal campo la pg di Cleveland, poi però ritornato in efficienza per il secondo tempo. La partita è stata guidata quasi sempre con tranquillità da OKC, che però ha progressivamente ridotto il suo impeto, esattamente il contrario di quel che facevano i Cavs, in particolare Kyrie (20-3-6) e Dellavedova (14-5-4) assistiti da Tristan Thompson (14+13), mentre Love ha messo insieme cifre buone, ma il suo impatto non è stato all’altezza delle aspettative (18+16, ma 5/13 e 3 perse). I Thunder hanno avuto una serata strana da Ibaka, che ha chiuso a 0 rimbalzi, compensati dai 10 del sempre più positivo neozelandese Adams (nella cui famiglia, sorelle comprese, nessuno è sotto al metro e novanta); KD e Russell hanno fatto il loro solito, anche se Westbrook non riesce ad esimersi dalle solite 4 perse, e KD ha segnato meno del consueto (19): entrambi hanno fatto però valere la loro legge negli ultimi due minuti, quando Cleveland era tornata a meno 2. Ora i Cavs sono 13-8, a due sole sconfitte di distanza dal top della Eastern, OKC è 9-13, ma anche loro sono a due solo sconfitte dal posto numero 8 della Western, attualmente di Phoenix.

SLEEP TRAIN ARENA, SACRAMENTO: HOUSTON ROCKETS 113 – SACRAMENTO KINGS 109

Due squadre dotate di centri dominanti costrette ormai da parecchio a giocare prive di loro. I Kings avevano fuori anche Casspi, i Rockets Papanikolaou e Canaan. Sacramento ha guidato quasi tutta la partita, anzi, forse è meglio dirla in questo modo: Houston non è mai stata avanti, e ha pareggiato solo il 95 necessario per mandare tutto ai supplementari. Lo sforzo tattico difensivo di Mike Malone e dei suoi è stato davvero pregevole e quasi (ahiloro: quasi) perfetto: aiutati da un inizio non proprio dritto dei mirini texani hanno costretto Houston al minimo stagionale del primo tempo, 36. Nel secondo tempo, la difesa di McLemore e Gay su Harden è calata, e Barba ha iniziato a vedere di più il canestro. In tutto questo tempo i Rockets eran tenuti su in attacco dal Lituano e da quel che gli altri riuscivano a spizzicare dalle loro mani non felici, mentre il +10 all’intervallo dei Kings era nutrito principalmente da McLemore e Collison. Privi dei centri titolari, i due teams mettevano spesso in campo confronti come Dorsey vs Reggie Evans, roba di una rozzezza rara (e l’ex Olympiakos sostituiva in tutto e per tutto i lati oscuri di Dwight Howard con un bel 0/4 ai liberi). I problemi di falli dei lunghi obbligavano nel secondo tempo coach McHale a particolari equilibrismi con le rotazioni, ma quando si ha Harden in cmapo tutto è possibile: dopo esser riusciti a stare in contatto, i Rockets aggredivano e rimontavano nella seconda parte dell’ultimo quarto, con i Kings impauriti e bloccati in attacco (Rudy Gay, spompato dallo sforzo difensivo, sbagliava 14 tiri su 18, compreso, a nove decimi dal termine, quello che avrebbe dato 97 e W ai suoi). A meno di un minuto dalla fine Sacramento era ancora a + 5, ma una tripla di Ariza e un lay-up di Harden, unitamente al ricordato errore di Gay, mandavano tutti all’overtime. Come spesso capita, la squadra che aveva rimontato riparte di slancio e di fatto i Rockets hanno chiuso il discorso con un 7-0 tutto griffato Harden, che proprio non può stare fuori. Infatti, tolto a 30 secondi dalla fine sul +9, i Kings hanno ato un colpo di reni con tre triple di fila che hanno spaventato coach McHale, ma ormai era davvero troppo tardi per provare a riportare la W da quelli casa. Le cifre di Houston: James Harden 44-4-8, Beverley 15-10 (!)-5, Dorsey alla fine 9 rimbalzi; per i Kings: jason Thompson 13+15, Gay 13-8-8 (ma le % ricordate), McLemore 21, Collison 24-3-7.