Ultimo Recap dell’anno, con 10 partite che hanno visto le confitte sia di LBJ che degli Spurs e una mega-prestazione di Bryant.

AMWAY CENTER, ORLANDO: DETROIT PISTONS 109 – ORLANDO MAGIC 86
Forse Josh Smith turbava lo spogliatoio dei Pistons con comportamenti inadatti ad un pro? Lascio a voi la sentenza, e mi limito a stropicciare gli occhi davanti alla terza W in fila degli eroi di MotorCity. Jodie Meeks ha avuto questa estate la gratificazione di uno dei contratti più discussi, e finora aveva dato ragione a chi diceva che 6 milioni annui per lui sono decisamente sprecati. Una rondine eccecc….., ma la sua partita ha guidato Detroit alla vittoria, insieme alla prestazione di Bimbone, che ormai saprete essere Andre Drummond. Per Meeks (che non ha fatto altro che tirare, per il resto scoreboard bianco in rimbalzi ed assists) 34pti in 27 minuti, per Drummond 17+22 rimbalzi, ma almeno un’altra decina di tocchi sotto i tabelloni, che non valgono nelle stats ma contano nella partita, eccome. Nei Pistons si è rivisto il Pensionato d’Oro Joel Anthony: partitona da 3/3 al tiro, 3 rimbalzi e 4 stoppate in 12 minuti. Orlando? Non Pervenuta, a parte il solito Tobias Harris (15+8) e Victor Oladipo (16-3-3).

PHILIPS ARENA, ATLANTA: CLEVELAND CAVS 101 – ATLANTA HAWKS 109
Come anticipatovi dopo la sconfitta pesantissima contro Detroit, ai Cavs sono cominciati i rumors sulla permanenza o meno di David Blatt sulla panca. Aggiungete che LBJ, nel giorno del suo 30mo compleanno, non ha giocato per “knee soreness”, seguendo l’esempio recente di Kobe, e stimolato al riposo, probabilmente, dall’infortunio di Melo, che aveva detto di voler riposare ma non lo aveva fatto. Mettete sul piatto che nemmeno Kevin Love (solo 24 minuti e 1/8 al tiro) sta bene, soffrendo di spasmi alla schiena. Non un gran periodo per coach Blatt. In sostanza, i Cavs dello scorso anno sono stati in partita fino alla fine contro gli Hawks (il distacco finale è anche il massimo vantaggio), nello scontro tra la seconda e la quinta forza dell’Est. Kyrie Irving (35-6-9 ma anche 8 perse) e Tristan Thompson (18+13) hanno preso i Cavs sulle loro spalle, ma sono stati contrastati da Teague (23-5-11, terza doppia doppia in stagione) e Millsap (26-9-3), che in particolare nell’ultimo periodo di gioco non hanno sbagliato nulla.

UNITED CENTER, CHICAGO: BROOKLYN NETS 96 – CHICAGO BULLS 82
Se inizio col dire che i migliori per Nets e Bulls son stati rispettivamente Lopez (29+5) e Dunleavy (23-5-2) capite subito che è stata una strana gara, questa dello United Center. I Bulls hanno perso in un match difensivo, e anche questa è una cosa strana, e, terza stranezza, hanno perso prendendo più rimbalzi e elargendo più assists. Colpa delle percentuali, dunque, e di un numero eccessivo di perse. Il discorso delle percentuali coinvolge direttamente D-Rose, che ha tirato 2/15 e sta tirando col 42% in stagione. Lopez ha tiranneggiato i lunghi dei Bulls col suo tiro da fuori, rendendo inutile la prestazione da 12+12 di Noah (ma non mettiamolo mai più nemmeno per scherzo come miglior centro della NBA, please..) e quella di Mike jr. I Nets hanno avuto anche un JJ da 24+11, mentre ai Bulls è mancato il Jimmy Butler eccezionale dell’ultimo periodo (3/12 per lui).

FEDEX FORUM, MEMPHIS: SA SPURS 87 – MEMPHIS GRIZZLIES 95
No triplo overtime stavolta, ma la cronaca di questa partita non può prescindere da un’occhiata alla griglia playoffs dell’Ovest, con gli Spurs che, tra infortuni e eccessi di confidenza nel dare riposo ai loro big, si trovano in posizione assai scomoda. Spurs 19-14, Suns 18-15, Pelicans 16-15 e gli upcoming Thunder 15-17, occupano le posizioni dalla 7’ alla 10’ quindi la corsa ai due posti per quattro pretendenti è davvero molto serrata. Speroni nudi, per citare un grande western, ancora senza Parker e Leonard; Grizzlies senza Randolph. Il Man of the Match è stato di certo Mike Conley con 30-7-6 e il tiro da 3 che ha definitivamente interrotto le speranze degli Spurs. Bella gara di Belinelli (18-4-1 e 35 minuti in campo), in parte rovinata purtroppo da una persa molto costosa a meno di 90 secondi dal termine.

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS: PHOENIX SUNS 106 – NO PELICANS 110
In tema di fruizione dello spettacolo sportivo la NBA, e gli Stati Uniti in generale, sono quel posto in cui sul 100 pari a 2 minuti dal termine di una gara molto importante per la formazione della griglia playoffs, 4 umani che noi chiameremmo precari, vestiti con improbabili camicie gialle, possono passare con andatura ballonzolante da orsi davanti al pubblico reggendo altrettanti enormi e impallanti cartelli con la scritta PATATINE GRATIS nel tal posto a fine partita. Immaginate la reazione in un palazzetto italiano. Per questo e molti altri motivi, la gara tra Soli e Pellicani è stata la mia preferita della notte NBA, e mi ci dilungherò un po’. W a New Orleans, e i punti dal 101 al 108 sono stati segnati tutti da Tyreke Evans, uno che si era un po’ perso. Scelto dai Kings nel 2009, la prima metà della sua stagione da rookie era stata fenomenale, tanto da oscurare la nascente fama del secondo anno D-Rose. Poi un infortunio, la franchigia in declino, una certa incertezza nel trovargli un ruolo tra pg e sf, e anche suoi errori, lo avevano via via silenziato, fino alla trade che lo ha portato a New Orleans. Da lì la rinascita: non è un supersuper come si sperava all’inizio, ma è un giocatore che insegna basket a chiunque voglia ascoltarlo, e la partita di stasera ne è stata ulteriore dimostrazione. Per lui 24-8-4, e appunto 8 degli ultimi 10 punti della sua squadra. Nei Pelicans 17+18 di Anthony Davis (4’ della NBA col 61% per percentuale di tiro all’interno degli ultimi 3 minuti) e buona partita difensiva di Cunningham, che ha rubato un pallone decisivo a 90sec dal termine. Nei Suns altra puntata del Goran&Eric show (Dragic e Bledsoe sono rispettivamente 3’ e 5’ nella citata classifica NBA dell’efficacia negli ultimi 3 minuti) con 22 e 21 punti, con la guardia da Kentucky U. ad aggiungere anche 8 rimbalzi.

AA CENTER, DALLAS: WASHINGTON WIZARDS 87 – DALLAS MAVS 114
Dopo la W a Houston, Wizards abbastanza sulle gambe e con la pancia ancora piena nell’affrontare i Mavs: non la migliore situazione per giocare una back-to-back difficile e in trasferta, ed infatti han rimediato quasi un trentello. Indirizzata subito verso la W Mavs, la partita è stata molto morbida, e gli allenatori hanno gestito le rotazioni all’insegna del riposo per i migliori, tanto che sono stati schierati tutti i 24 giocatori e nessuno di essi ha giocato 30 minuti (il più impiegato Beal con 29). In ogni caso, come segnalato nella rubrica dei flop della settimana NBA, Dallas massacrata a rimbalzo 48-34: urgono un centro e una pf di ricambio. Difficile trovare prestazioni di rilievo: segnaliamo la curiosa partita da 2+12 di Chandler con solo due tiri presi dal campo, i 6 minuti di Felton che sta lentamente rientrando dall’infortunio e forse diventerà (lui o un’altra delle 3 pg che al momento, oltre a Rondo, sono a roster per Dallas) merce da trade per rimpinguare la front-line, e, infine, il 4/14 di Beal che dopo la super partita a Houston è incappato in questo slump.

PEPSI CENTER, DENVER: LA LAKERS 111– DEVER NUGGETS 103
Una settimana di riposo, un ritorno non brillante e poi Kobe spara questa gara davvero preziosa, con il numero 11 come costante. 11 tiri dal campo, 11 tiri liberi, 11 assists, 11 rimbalzi. Punti 23, ritmo da 2,1 punti ogni tiro scoccato. Ovvio che i Lakers abbiano fatto da corsari nella tana dei Nuggets, che non hanno saputo trarre succo sufficiente da 5 uomini in doppia cifra e altri due a quota 9, perché oltre a Kobe, i Lakers hanno avuto 5 uomini in doppia cifra, uno a 8 e uno a 7. Prestazione di livello come sempre di Ty Lawson (16+9), e al loro meglio in stagione sia Ronnie Price (18-3-4) per LA che Jusuf Nurkic (16+8) per Denver. Sempre programmato a fine febbraio il rientro di Gallinari.

ENERGY SOLUTIONS ARENA, SALT LAKE C.: MINNESOTA T’WOLVES 94 – UTAH JAZZ 100
Gara divertente ed emozionante nella Terra dei Mormoni, con i ragazzi di casa premiati per aver espresso uno sforzo maggiormente corale rispetto ai Timberwolves, che sono vissuti sulle spalle di Muhammad e Wiggins, 51 punti in due. 5 in doppia cifra per i Jazz, invece, anche se spicca tra loro Gordon Hayward, che 15 dei suoi 26 punti li ha realizzati nell’ultimo quarto. Ottimo per Utah anche Enes Kanter (14+12), mentre Minnesota, priva sempre di Rubio e Pekovic, ha mostrato carenze nel playmaking. Questo è stato grave proprio nel finale, quando, sopra di 3, i T’Wolves hanno perso due palloni consecutivi per dare ai Jazz la spinta determinante verso la doppiavù.

MODA CENTER, PORTLAND: TORONTO RAPTORS 97 – PORTLAND TRAILBLAZERS 102 (ot)
Un uomo quasi da solo contro una squadra. L’uomo da solo ha comandato, comandato, comandato, poi ha resistito e infine è stato sconfitto. L’uomo è Kyle Lowry (25-7-5), quasi da solo perché, senza trovare continuità vera, a turno un lieve aiuto dai compagni è arrivato, ma non a sufficienza. Quando una gara in OT finisce con solo una delle contendenti che in 53 minuti supera quota 100, è evidente che si sia di fornte a uno sforzo difensivo e a una gara dalle brutte percentuali dal campo. Una delle chiavi della vittoria di Portland è che i Blazers hanno avuto il 40% (e anche meno) per tutta la partita, mentre i Raptors sono andati in calando, anche perchè, come detto sopra, l’uomo solo è arrivato alla fine sfinito. Nel terzo quarto i Raptors erano avanti di 13, ma Portland ha rimontato di squadra, utilizzando un quintetto abbastanza piccolo con LMA da centro, ed emblematici della rimonta di RipCity e dello sforzo solitario della pg canadese sono 4 possessi quasi consecutivi tra 5 e 3 minuti alla fine, in cui Valanciunas è stato sempre liberato al tiro dal suo play e ha portato a casa un solo canestro, rimediando anche una stoppata da….Lillard. Dopodichè coach Casey lo ha panchinato fino alla fine, giustamente. In campo c’erano anche il centro (Kaman, 10+8) e la guardia (Lou Williams, 1/10 al tiro) che molti, e con ragione, considerano i migliori ad uscire dal pino nei rispettivi ruoli di tutta la NBA: il tedesco ha mantenuto le premesse, l’uomo dalla doppia fidanzata no. Di Portland ricordiamo i 23+13 di LMA, i 26+9ass di Lillard, il 5/10 da 3 di Matthews e i 12 rimbalzi di Freeland, che sta facendo fruttare la chance arrivatagli con l’infortunio di Robin Lopez (rientro programmato a fine Febbraio). Oltre a Lowry per Toronto bene James Johnson (14+11).

ORACLE ARENA, OAKLAND: PHILADELPHIA 76ERS 86 – GS WARRIORS 126
E quarantello sia. A Golden State trovano più opposizione facendo in allenamento 5 vs 5 a metà campo senza falli che incontrando i Sixers. Coach Kerr ha usato tutti i suoi giocatori, nessuno ha giocato più di 30 minuti e ha potuto anche provare in totale rilassatezza tutti gli schemi fino in fondo, innescando fasi di gioco che di solito, in partite vere, non arrivano ad essere innescate. 10+10 di Draymond Green, e 7 uomini in doppia cifra. I Sixers da trasferta stavolta son stati inguardabili, ma era come se si affrontassero esseri di pianeti differenti.

INFINE, vorrei rivolgere a tutti i pazienti lettori i miei migliori auguri per, come si dice, un’ottimo finale e un miglior inizio: Happy New (NBA) Year!, da Enrico e ovviamente tutto lo staff di Baskettiamo!