11 gare nella notte NBA, tra cui quella miracolosa degli Warriors. Atlanta riprende subito a vincere, e Memphis allunga a 8 la striscia vincente.BANKERSLIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS: DETROIT PISTONS 109 – INDIANA PACERS 114
George Hill (20-3-6) e CJ Miles (15-3-1), con il buon contributo di CJ Watson (14-3-3), hanno dominato le guardie dei Pistons, e i lunghi dei Pacers, Hibbert (16+12) e West (14+7), hanno retto contro Monroe (16+9) e Drummond (18+16). La gara sta in questi due confronti, e nella capacità di Indiana di giocare una insolitamente buona partita offensiva. I Pacers infatti sono la sesta difesa della NBA, ma in attacco fanno parecchia fatica, di solito. Detroit invece si è fatta sorprendere proprio nella scioltezza offensiva, incassando una sconfitta abbastanza pesante per al sua rincorsa ai playoffs. Grande eco mediatica ha avuto, con tweet di Reggie Miller tra gli altri, il ritorno della maglia anni’90 dei Pacers, quella denominata Flo-Jo: stanotte l’hanno usata nella versione blu di Prussia, come fossero in trasferta, ma quella omologa bianca, casalinga, è, nell’opinione del vostro umile cronista, una delle più belle mai viste nella NBA.

PHILIPS ARENA, ATLANTA: WASHINGTON WIZARDS 96 – ATLANTA HAWKS 105
Atlanta ha un brutto effetto su Washington: Hawks per ora 3-0 contro gli Wizards. Il divario è stato scavato nella seconda metà del quarto periodo, quando Wall & Co. hanno cominciato a dare segni di stanchezza. Certo giocare contro Atlanta è spesso simile a tenere la testa di fianco a un martello pneumatico: prima o poi devi cedere e andartene. Impressionante la costanza con cui gli Hawks applicano il loro basket, e ottima la reazione dopo la sconfitta che ha loro impedito la 20’ W in fila. I due giochi chiave sono stati una tripla con finta e step-back di Millsap (11+7) e una devastante schiacciata in contropiede di Mike Scott (5+3), ma a proposito di martellante costanza non si può far passare sotto silenzio la partita di Teague, 26 pti con 13 tiri, e Horford (21+13, di cui 6 in attacco). Per Washington bene Wall (24-7-9), anche se palesemente stanco, e ultimo ad arrendersi Bradley Beal (23-3-3), che ha acquisito anche la dimensione del 1vs1 dal palleggio andando fino al ferro.

TD GARDEN, BOSTON: DENVER NUGGETS 100 – BOSTON CELTICS 104
Tra arbitraggio (33 liberi per Denver, 17 per Boston) e distrazioni (dilapidato un vantaggio di 11) i Celtics hanno provato a regalare l’ennesima gara interna, ma i Nuggets proprio sono incapaci di vincere. Sul 100 pari e poi sul 102-100 per Boston, Denver ha sbagliato due volte di seguito la stessa rimessa, dallo stesso punto del campo e sempre dopo un time-out. Semplicemente imbarazzante. Partita abbastanza dimessa, come dimostra la presenza sugli scudi di Bradley (17 pti). La sferzata decisiva verso al vittoria però l’hanno data Thornton (17 con 4/5 da 3) e il rookie (sempre meno rookie) Marcus Smart, uno di cui vi consiglio caldamente di appuntarvi il nome: non è uno scorer, ma è un giocatore completissimo e con gli attrinuti giusti: per lui 4-10-8 con 3 recuperi. A Denver si salva Ty Lawson (23-2-8).

AIR CANADA CENTRE: BROOKLYN NETS 109 – TORONTO RAPTORS 93
Brutta sconfitta interna per Toronto, che ha ritrovato Valanciunas (9+10) ed ha avuto una gran partita da Ross (23+3), ma ha perso tutti gli altri. Brooklyn si è giovata del solito Jack (24-4-6) e di un Alan Anderson (22+5) tornato per una notte ai livelli dello scorso anno. I posti numero 7 ed 8 del seeding per i playoffs ad Est cominciano ad essere più di Miami e Charlotte che delle inseguitrici, ma in ogni caso i Nets non sono ancora del tutto morti.

TOYOTA CENTER, HOUSTON: CHICAGO BULLS 90 – HOUSTON ROCKETS 101
Il primo tempo è stato dominato da James Harden (27-3-4), che ha distrutto di penetrazioni la difesa dei Bulls. Attenzione al dettaglio difensivo, perché Chicago è passata da esser stata, nel peggiore dei casi, la quarta difesa della NBA negli ultimi 4 anni, ad essere la diciannovesima in questa stagione. E la gran quantità di stoppate che Gasol (16+12 stanotte) sta appioppando non è una bella notizia per coach Thibodeau, perchè significa che il perimetro è poco difeso, gli esterni avversari penetrano con facilità, e solo a volte Pau può metterci una pezza. In ogni caso i Bulls avevano rimontato fino a -5 ad inizio del quarto periodo, ma hanno subito un parziale definitivo dal seguente quintetto di Houston (sempre priva di Howard): al momento del break per coach McHale erano in campo Terry, Brewer, Ariza (20 pti), Smith (9+13) e Jones, in pratica tutto il secondo quintetto a parte Ariza. E l’allenatore dei Bulls avrebbe interrotto tardivamente il crollo dei suoi, chiamando time-out quando già i punti di distacco erano 18. A parte Gasol e Butler (27+6), isteriche le cifre dei Bulls: Noah 19 rimbalzi MA un solo punto, Rose 23 MA con 22 tiri….urgono rimedi, però in questo momento Tom Thibodeau pare un po’ confuso.

BRADLEY CENTER, MILWAUKEE: LA LAKERS 105 – MILWAUKEE BUCKS 113
Non si può dire che i Lakers definitivamente privi di Kobe difettino di orgoglio: anche stanotte hanno venduto cara la pelle, costringendo Milwaukee al supplementare. Di più: costringendola ad una specie di miracolo, perchè una tripla di Lin a 36’’ dalla fine aveva messo i gialloviola sopra di 6. Due triple a zero, l’ultima del sempre più recuperato OJ Mayo (21-2-3), hanno dato l’overtime ai Bucks. Un piccolo problema fisico ha tenuto a riposo Pachulia e dato il quintetto a Henson, e forse per questo i Bucks hanno faticato a trovare i consueti equilibri. Antetokounmpo (25+6) e Knight (24-7-8), oltre al solito, costante scorer Middleton (21 pti), hanno tenuto in linea gli uomini di Kidd, mentre per i Lakers le migliori prestazioni sono venute da Boozer (28-9-4), Ed Davis (7-20-3) e Young (16 pti).

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS: MIAMI HEAT 101 – MINNESOTA T’WOLVES 102
Hassan Whiteside ha giocato una gara magistrale (24+20, con 12/13 al tiro) e poi ha fatto un pasticcio sulla ultima rimessa, mettendo la palla in gioco con i piedi in campo. Come vincerla e come buttarla via, secondo la teoria del secchio pieno di latte e del calcio dato al secchio resa famosa da Aza Nikolic. Pochi secondi prima un altro guaio, con relativa palla persa, era stato combinato da Napier. Insomma: gli Heat l’hanno davvera cacciata via questa vittoria, vanificando, oltre alla magistrale prova di HW, anche i 18 pti di Deng e i 15 del redivivo Norris Cole. Per Minnesota gran partita di martin (30-3-3), e bella prova delle due pg Rubio (8+9ass) e Mo Williams (10+10ass), e conferma delle qualità di ladro di palloni di Young, il quale aggiunge 5 steals ai suoi 16pti.

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS: OKC THUNDER 102 – NO PELICANS 91
Quando un giocatore ne mette 45 si potrebbe anche parlare solo di lui, nella fattispecie Russell Westbrook, ma la realtà è che fino a 2 minuti dalla fine la gara era in parità, e che i Thunder hanno tenuto a zero i Pelicans negli ultimi 180 secondi del match. Solo ferri ed air-balls, per Davis, Evans (3 volte) e Ben Gordon. La vittoria è fondamentale per i Thunder, che recuperano una partita secca proprio su New Orleans nella corsa ai playoffs. Anthony Davis buono ma non brillante (23+8), soprattutto per qualche errore di troppo al tiro, ma in generale tutti i Pelicans hanno tirato malino. Con Westbrook in una simile trance, gli altri Thunder si sono limitati a riempire i silenzi, ma segnaliamo lo stesso Ibaka (13+6 con 6 stoppate) e Adams (8-9-4).

AT&T CENTER, SAN ANTONIO: ORLANDO MAGIC 103 – SA SPURS 110
Gli Spurs dovevano vincere, e hanno vinto. Ottima gara del Beli (11-1-1), ma una volta di più a San Antonio si sono tutti messi dietro il loro totem Timoteo 26-10-1), autore di una gara commovente. Bene anche Leonard (18-5-5 con 4 recuperi), mentre a Orlando i numeri premiano ancora Vucevic (25+13) e Tobias Harris (23-10-6).

ENERGY SOLUTIONS ARENA, SALT LAKE CITY: MEMPHIS GRIZZLIES 100 – UTAH JAZZ 90
In casa I Jazz sono una squadra molto ostica, e I Grizzlies hanno avuto bisogno dei migliori Gasol (23-6-4) e Randolph (18-11-4) per venire a capo della squadra di Todd Snyder. Per i Mormoni il migliore è stato il da poco rientrato Trey Burke (21-3-4), ma anche Enes Kanter (16+10)sta dimostrando che, quando gioca un numero consistente di minuti, è uomo da doppia-doppia facile. I lunghi da corsa sono 3 ora per i Jazz: Favors, Kanter, Gobert, e costituiscono un’ottima base per il prossimo anno, in cui Utah sarà attesa al balzo nel playoffs.

ORACLE ARENA, OAKLAND: DALLAS MAVS 114 – GS WARRIORS 128
A 5’35’’ dalla fine del primo quarto il punteggio diceva 24-4 per i Mavs. Ora dobbiamo tutti renderci conto che da quel momento il parziale è stato 124-90 per Golden State. La parte incredibile ovviamente sono i 124 punti segnati in 42 minuti, comprensivi di un terzo quarto da 43 punti, di cui 26 per Curry, che alla fine scrive 51-4-4 nella notte in cui lui e il suo Splash-fratello ricevono le loro jersey per l’All Star Game. Per Dallas è stato un viaggio Paradiso-Inferno, con ultima fermata al caldo, purtroppo. Dato che subire un -34 in tre quarti e mezzo non è certo impresa da celebrare, ci limitiamo a citare la consistente prova di Chandler a 21+17.