Nella notte NBA 4 partite, tra cui il confronto peggiore-peggiore tra Est ed Ovest, e due partite che non arrivano a 300 punti complessivi. Meno male che c’è La Barba..

MADISON SQUARE GARDEN, NY: MINNESOTA T’WOLVES 95 – NY KNICKS 92
Il peggio della NBA a confronto lancia definitivamente I T’Wolves verso il penultimo posto, lasciando ai Knicks la maglia nera che promette più biglie nella Lottery. Però la lotta è stata dura, Minnesota ha provato in tutti i modi a non vincerla, e ha dovuto desistere solo all’overtime. Cronache invertite di una regola che non soddisfa più totalmente nemmeno l’Associazione. Dei 95 punti segnati dai ragazzi di Saunders, 81 sono arrivati dal quartetto Wiggins-LaVine-Martin-Dieng. Per noi il migliore è stato Zach Il Selvaggio (20-7-4), subito seguito dai 19+11 (e 6 stoppate, in 48 minuti in campo) del centro dal Senegal. I numeri degli altri due sono afflitti da scarsissime percentuali: 42 pti estratti da ben 43 tiri. Nei Knicks discreto Bargnani (14+4), ma il migliore ancora una volta è il nanerottolo che si crede un centro: Galloway segna 21 e prende 7 rimbalzi, 3 più del Mago e secondo di squadra dopo i 9 di Amundson.

TOYOTA CENTER, HOUSTON: DENVER NUGGETS 108 – HOUSTON ROCKETS 118
50, e via così. James Harden (50-10-4) mette la doppia-doppia e resta uno dei più seri candidati al titolo di MVP stagionale della NBA. Il suo cinquantello è arrivato da una notte normale al tiro (a sfiorare il 50% dal campo con 12/27), in cui ha lucrato sulla linea della carità ben 25 (ven-ti-cin-que!) liberi, segnandone 22. Houston potrebbe essere un covo di premiati al termine della regular season, perché, anche se non ha tirato bene contro Denver, Motieiunas (7-9-4, 3/10 dal campo) è di certo uno che può ambire al titolo di Most Improved Player of the Year. Denver ci ha provato, ha anche avuto un rabbioso quarto periodo in cui ha dimezzato il distacco finale. Più di tutti ci han provato Faried (19+12) e Randy Foye (23-2-6), uno che sta cercando il posto anche per il prossimo anno.

US AIRWAYS CENTER, PHOENIX: NO PELICANS 72 – PHOENIX SUNS 74
Prima di tutto chiedo alla NBA di impedire una volta per tutte ai Suns di far suonare il maledetto synth con le musiche e i beats pro-Phoenix anche durante il gioco, una cosa davvero fastidiosissima. Un altro motivo per chiedere indietro i soldi del biglietto l’assenza di Anthony Davis, infortunato alla caviglia, e quella parziale di Omer Asik, infortunatosi nel primo tempo, non senza aver messo insieme 14 rimbalzi nei suoi 18 minuti in campo. Le due squadre hanno dato vita ad un confronto rispetto al quale Olympiakos-Panathinaikos serie finale del 2012 del Campionato greco era una fiera del corri e tira: NO non ha segnato 20 punti in nessuno dei 4 periodi, i Suns in due di essi. Le prestazioni che hanno spostato in positivo la gara son state, per Phoenix, quelle di Gemello Markieff a tutto campo (17-8-3), gemello Marcus a rimbalzo (13, e ci dimentichiamo del tiro dal campo: 1/11, 0/7 da 3), di Wright nella protezione dell’area e dell’anello (16+8 con 7 stoppate, pareggiato il career-high). Hanno fatto fronte alla partitaccia di Bledsoe, 2/15 e 3 perse tutte nel quarto periodo. Ancora una volta si è misurata la grandezza di Tucker (12+12, e il rimbalzo + il libero decisivi). NO ha sbagliato l’ultimo tiro con Evans, dopo un time-out forse inutile: una volta fallita l’azione disegnata, un classico isolation play, nulla che giustificasse la chiamata del TO, coach Williams non ha più avuto minuti da chiedere, e i suoi ragazzi son dovuti partire dalla rimessa dal fondo per l’azione dell’Ave Maria, puntualmente fallita. Ora NO è dietro OKC, e con questa sconfitta ha ridato anche una minima speranza di Playoffs ai Suns.

STAPLES CENTER, LA: UTAH JAZZ 80 – LA LAKERS 73
Altro match dal punteggio europeo, controllatissimo. Dico controllatissimo perché nell’altra gara dal punteggio basso, Suns e Pelicans hanno tirato entrambe 83 volte, mentre allo Staples Center i Jazz han tirato 62 volte e i Lakers 73. Si osserva che Gobert ha segnato solo 3 pti in 36 minuti: ok ma ha tirato una volta. Si osserva che Clarkson, la principale bocca da fuoco ultimamente per i Lakers (al suo career high per assists con 8), ha segnato solo 8 pti: vero, ma ha tirato solo 8 volte, tra cui due piccioni disperati nel minuto finale. Gara sotto ritmo, ovviamente per preciso game plan dei due allenatori. Il solco è stato scavato nel secondo tempo da Gordon Hayward (22-5-5 con 4 recuperi): l’ala che al college giocava per Brad Stevens ha segnato 18 nella seconda metà, ed è sopravvissuto ad un pauroso capitombolo a due minuti dalla fine. Riguardo Hayward, andate a guardare qualche video del suo anno da rookie e constatate quanto ha lavorato sul fisico. Negli ultimi tre minuti, poi, Trey Burke (17-2-2), con due penetrazioni chirurgiche, ha dato il +3 e il +5 a Utah, mentre i Lakers non riuscivano più a segnare. Nei giallo viola complessiva bella prova della front-line: Black-Hill-Davis han combinato per 25+28, ma in attacco l’assenza di Nick Young (rotula) si sente.