Prima di un excursus sulle serie di conference Semi rimaste in gioco, una notizia di interesse generale.

La NBA inviato alle franchigie un memo, poi divulgato da AP, con la nota che la prossima stagione, al contrario di quanto era stato ritenuto possibile, sarà di 82 gare, con inizio il 19/10/21 e fine della RS il 10/4.  Inoltre è stato annunciato che il board che si occupa delle regole sta considerando un cambio di metro nella considerazione dei “movimenti innaturali” dei tiratori aventi lo scopo di lucrare falli.

MIL 2   BKN 3. Tornando in Wisconsin sono molte le incognite circa questa serie. Ogni discorso sarebbe diverso senza il 49-17-10, 2 stoppate e conto pari perse/rec di Durant, in campo tutti i 48 mins e 26 imbucati negli ultimi 13 mins. Però, quando la barca stava per affondare (-17, solo 15 nel primo periodo), è stato Jeff Green a evitare il naufragio (4/4 da 3 nel primo half, poi 7/7 prima di sbagliarne uno). E anche il sacrificio di Harden è stato utile: sceso in campo palesemente non guarito ha infuso coraggio ai compagni anche giocando maluccio e senza superare mai, nel primo tempo, la latitudine della linea di tiro libero. I Nets hanno vinto dimostrando una certa (non assoluta) dimensione di squadra e un buon coinvolgimento emotivo, particolare che non è mai scontato coi super-teams. MIL è sembrata sulla strada buona fino a metà del terzo quarto, quando sono riemersi i soliti problemi di talento assoluto (Middleton, Gemello Brook, Holiday) e tempestività del coaching staff: chiamare TO solo dopo un parziale sfavorevole di 11-2 è stato assurdo da parte di coach Bud. Ora va di moda criticare Giannis: è vero che sta tirando i liberi sotto al 40% e le triple non sono una specialità, ma nelle ultime 3 lui è stato costante (33-34-34, 13/23 – 13/21 – 12/18 da 2 e mai meno di 12 rebs), mentre gli altri sono andati in altalena. Il fattore campo finora ha prevalso, ma la solidità, come visto, non è il punto forte dei Bucks, mentre i Nets, tra campo e panchina, sono pieni di gente che, giusto o sbagliato che sia, ritiene di avere l’imprimatur dei predestinati. Irving è listato come inservibile per la serie.

PHI 2   ATL 2. Vero, Embiid sta giocando su una gamba sola, e si vede: 0/12 dal campo nel secondo half di #4. Ma nessuno gli ha ordinato di sparare nel nulla 3 triple nel quarto periodo. Appunto: nessuno gli ordina cosa fare. Non basta essere dei maghi delle relazioni nello spogliatoio o motivatori supremi: quando iniziano a piovere gli infortuni (Green fuori almeno per la serie, Embiid sempre mezzo accartocciato) e gli avversari non sono più Minnie o Cavs servono anche tattica, tecnica, acume di cambi sostituzioni rotazioni. Doc Rivers non è il top in questo. E continua ad avere a che fare con l’enigma di Ben Simmons, sempre difficilmente contestabile ma mai davvero determinante a tutto campo. Mai sopra i 10 tiri presi dal campo, 8/25 ai liberi, passa da 12 a 3 rimbalzi di gara in gara, pur essendo sempre eccellente in difesa e rimanendo positivo (+1) nel saldo tra rec+stoppate e perse. Negli Hawks sempre assente De’Andre Hunter, alla fine coach McMillan ha optato per Hueter in quintetto (invece del vecchio Hill): un giocatore in grado di giocare anche in point per alleggerire la pressione su Trae. Non sono aggiustamenti enormi, ma sempre più di quel che combina Doc. Anche Young sta giocando sul dolore (spalla destra) e le % in picchiata (8/26 in #4) sono dovute anche a quello. La posizione dei Sixers rimane quella della squadra più forte, ma ATL è quella che davvero sta giocando al suo 100% la serie.

UTAH 2   LAC 2. Dopo due gare buone ma perdenti, ClipperTown inverte il segno delle due a L.A. e tornerà a Salt Lake City con più di qualche speranza di fare il colpaccio. Le classiche due dritte, stavolta, da parte di coach Lue sono arrivate, e i suoi ragazzi sono stati disciplinatissimi. Solo triple (o quasi) quando Utah tiene in campo Gobert, solo pitturato (o quasi) quando c’è Favors. Semplice, efficace e accompagnato da una difesa applicatissima che si sta giovando, però, dell’assenza di Mike Conley. La pg titolare dei Jazz porta la qualità che rende efficaci anche le sparatorie di Donovan Mitchell, che spesso sono efficaci più per massa che per selezione dei tiri, soprattutto fuori dallo Utah: 31/59 dal campo con 41 ppg in casa, 20/50 per 33.5 ppg in trasferta. Anche il p’n’roll con Gobert sta soffrendo: le dimensioni rendono il Francese un giocatore particolare, agile ma bisognoso di determinati spazi e ritmi che Mitchell e Ingles non sanno ben trovare, mentre Mike figlio di Mike saprebbe. Nelle 2 W per i Clippers 86/166 (52%) dal campo con 33/73 (45%) da 3: sono sempre molto dipendenti dalle % ma la loro difesa, se resta quella che hanno in California, potrebbe segnare una grossa differenza. Conley è ancora listato come “questionable” per #5.