Cleveland vince la prima alla Quicken Loans Arena e si porta in vantaggio 2-1 nella serie vs i Golden State Warriors.

In questi Playoffs per 5 volte, prima di stasera, gli Warriors erano riusciti a rimontare da uno svantaggio in doppia cifra per andare a vincere. Il 6 non è arrivato. Comincia a delinearsi una costante nella serie di Finale: i Cavs scappano sempre, poi a loro sta resistere (e vedere se ci riescono) e a Golden State sta rimontare inseguendo il proprio basket (e vedere se ci riescono). Per ora due volte su tre la rimonta e la ricerca del proprio vero basket non è riuscita agli Warriors. Kerr sta fronteggiando alcuni problemi fondamentali. 1-La relativa esperienza a questo livello dei suoi giocatori: quando il talento è quasi pari, la differenza tra le squadre viene segnata da una serie di fattori tra i quali l’esperienza non gioca un ruolo secondario, e questa è la sesta finale per LBJ; anche James Jones, Mike Miller e i finora mai utilizzati Marion e Perkins ne hanno giocate, senza dimenticare che altri giocatori dei Cavs, pur non avendo esperienza di Finals, sono tipetti abbastanza scafati: JR Reid ne ha viste più di 50 di noi uomini normali messi insieme, Dellavedova viene da una terra che partorisce motociclisti che si fanno amputare falangi delle dita pur di poter tornare in sella in fretta, e Iman Shumpert ha convissuto parecchi anni, in stagioni perdenti, con la stampa di New York. La famiglia perfetta di GS, invece si fa regolarmente sorprendere e ingabbiare, quasi che uscendo dalla fattoria delle merendine col mulino a fianco si trovasse catapultata sui marciapiede di Ciudad Juarez. Oltre alle percentuali di Curry, ben marcato da Dellavedova, sono Gemello Klay e Draymond Green a soffrire di questa diversa atmosfera, diversa responsabilità e diverso livello di cattiveria/prontezza agonistica degli avversari. 2-Lo smallball estremo praticato da coach Kerr è giardino di casa anche per coach Blatt. Questo fatto è aggravato dalla constatazione che dei due BigMen, Bogut e Mozgov, quello relativamente più dinamico è il Russo di Cleveland, dunque l’Australiano della Bay Area è sempre il meno mobile sul parquet (in attesa di eventuale ingresso di Perkins per i Cavs, ma la vedo dura..), e la poca mobilità lo priva sia di visioni verso canestro (17 minuti, 2/3 in gara3) sia, cosa ancora più grave, priva gli Warriors dei suoi passaggi. Il modo in cui i Cavs insidiano le linee di passaggio (spesso fanno iniziare a 12 secondi l’azioni offensiva di GS, e spesso da zone del campo sfavorevolissime rispetto al canestro per distanza o posizione) rende difficile per tutti passare la palla, ma in modo particolare per Bogut, che meno degli altri compagni riesce ad adattare la sua posizione rispetto alla pressione dei ragazzi di Blatt. L’imbarazzo di Bogut è evidente sia che si trovi alla top of the key, sia che si trovi in post basso. 3- Per pareggiare questa lacuna, in gara3 Kerr si è giocato la carta David Lee, che è un buon giocatore con punti nelle mani (4/4 stanotte e un plus/minus di +17), ma è più un buco nero che un passatore, è del tutto inaffidabile nel difendere sul pick and roll centrale tra LBJ e Mozgov/Thompson, e probabilmente Blatt sarebbe poco impaurito anche da un 10/10 di David. Ciò non toglie che qualcosa di più che 13 minuti l’ex Knicks avrebbe meritato, stanotte. Si aggiunga che destinare Barnes a marcare in apertura d’incontro James ha dato scarsi risultati in termini difensivi e pessimi offensivamente: Barnes, messo subito sotto da LBJ, ha perso la presa con la partita terminando con un terribile 0-8. Entrambi gli allenatori erano rookies e alla loro prima Finale NBA, ma, pur rimanendo aperta a qualsisasi risultato, questa serie sta facendo vedere che uno dei due proprio rookie non è. LBJ ha dato sfogo di nuovo alla sua già descritta vena melò, terminando forse infortunato forse solo indolenzito forse nulla di nulla, facendo ben vedere a tutta l’arena durante un TO a 4 minuti dalla fine di avere un problema alla coscia e accogliendo la vittoria con uno stentoreo, lungo momento di stretching davanti a tutti gli esultanti compagni e spettatori. Però, come già detto…che giocatore. 40-12-8, nel peggiore dei casi 56 punti sui 96 dei Cavs sono derivati da lui. Se poi il down-under ne mette 20 e JR Smith entra in campo e spara un 3 su 3….le strade si fanno in discesa. Oggi vorremmo però riservare un paio di parole a Tristan Thompson. Trattasi dell’animale da rimbalzo (offensivo in particolare) più aggressivo e redditizio della NBA: quando è marcato da Green, in particolare, ha gioco abbastanza facile nel toccare (almeno toccare) ogni pallone che i suoi compagni non riescono ad infilare nel ferro di GS; questo accade perchè sul p’n’roll Green, con la consueta intensità, è portato a chiudere molto in profondità vicino a canestro le penetrazioni di James, lasciando al bloccante Tristan praterie per prendere o velocità o posizione. Stanotte i Cavs senza Irving e Love hanno avuto anche 20 punti di vantaggio, e questo deve suonare allarmante per lo staff degli Warriors. Per finire una curiosità: con 123 punti nelle prime tre partite di Finale, LBJ ha stabilito il record ogni tempo NBA, superando indovinate chi? Rick Barry, in pratica la divinità della franchigia californiana…chi crede nei segni del destino è avvisato.