La prima riga è per Monty Williams, assistant coach di OKC, la cui moglie è deceduta per le conseguenze di un incidente stradale.

La seconda per emendare una dimenticanza: nel mese della Black History, abbiamo tralasciato di ricordare che nella gara vs Sacramento i Celtics celebravano la memoria di Chucky Cooper, primo nero nella storia ad esser stato scelto da una franchigia NBA.
Ed ora le gare di stanotte, ultima a pieno ritmo prima dell’ASG di Toronto, ricordando che la prossima notte si giocheranno solo due confronti, Washington a Milwaukee e Pelicans ad OKC: le ultime due squadre di Monty Williams…e non diciamo altro sul come il destino attraversi le vite degli umani.

BANKERS FIELDHOUSE ARENA, INDINAPOLIS. CHARLOTTE HORNETS 117 – INDIANA PACERS 95
E’ tornato Mahinmi ai Pacers, ma quel poco di profondità in piu’ garantita dal lungo francese non ha salvato i Pacers dalla sconfitta, anche se i risultati concomitanti delle immediate rivali alla corsa PO hanno aiutato la franchigia di Indianapolis a restare al sesto posto di Conference. W determinante invece per gli Hornets, che tornano in PO Picture a spese di Pistons, e mirano ora a sfruttare la crisi dei Bulls (“they will sink like a rock without Butler” il pronostico di Tom Heinsohn) de-Butlerizzati (ginocchio, forse ritorna a metà marzo). Kemba 25-7-3 e Zeller 11+11 hanno vitaminizzato Charlotte; dall’altra parte gara da highlander, per coraggio e solitudine, di George: 22-8-6, miglior dei suoi in ogni categoria.

AMWAY CENTER, ORLANDO. SA SPURS 98 – ORLANDO MAGIC 96
Ci sono andati vicinissimo. I Magic, trascinati da un grande Fournier (28pti col 50% totale) e da un sempre più incisivo (non solo belle stats per lui in questa stagione finalmente) Vucevic sono stati a un passo dal battere o, almeno, portare ai supplementari gli Spurs. Invero un po’ distratti, gli Speroni, e senza Parker, si sono affidati alla solidità di LMA (21-7-2) e del silente MVP stagionale Leonard (29-7-2), che ha infilato il tiro del punto 98 lasciando 0.9 sul cronometro. Pop ha utilizzato il riposo di Parker per far partire in quintetto Ray McCallum , con esiti non eccelsi, mentre è stato positivo Paddy Mills (17-6-7) che non ha iniziato la gara ma l’ha finita.

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. SACRAMENTO KINGS 114 – PHILADELPHIA 76ERS 110
Non si può dire che i Sixers del doppio commissariamento coach+GM non ce la mettano ora sempre tutta. Il talento però è quel che è, e le sconfitte in serie, e il tanking estremo, hanno anche creato una losing attitude che solo da poco è in fase di eradicamento. Ancora una volta, però, sono arrivati corti, dopo aver condotto anche di 19, e aver iniziato il quarto periodo a +12. I Kings hanno iniziato male, ma si sono ripresi strada facendo. DMC (28-12-5) ha cambiato registro dopo una monster jam sbagliata, RR (14-8-15) è stato invece costante arrivando a 2 rimbalzi dalla ennesima tripla-doppia, e nel secondo tempo è esploso Darren Collison, con 21 dei suoi 25 totali. Troppo per Philadelphia, nonostante Okafor da 25+10 e Covington a 29 con 7 triple su 11. Era fuori Noel per una tendinite. 6 pe il Beli, che continua a faticare nella specialità della casa: 0/4 da 3. I Kings sono tra le formazioni più chiacchierate del momento sul fronte trades e coach: Gay, DMC, Casspi sono sempre in tutti i rumors di mercato, e la posizione di Karl è tutt’altro che solida, nonostante le rassicurazioni fornite con buona cadenza da Vladone Divac.

TD GARDEN, BOSTON. LA CLIPPERS 134 – BOSTON CELTICS 139 (OT)
Spesso romanzesche le partite dei Celtics ultimamente. Diciamo che senza il supplementare il punteggio sarebbe stato 122-122, e che i tiri totali delle due squadre sono stati 180, e che per la terza gara consecutiva (record NBA) i Celtics han segnato 70+ nel primo tempo. Poi: Brad Stevens si deve esser chiesto quale demone aleggi su Boston, dal momento che DAJ ha scelto proprio questa gara per cucinare quella che forse è stata la sua migliore prestazione ai liberi, un 9/17 che diventa 4/6 nelle situazioni di Hack-a-DeAndre; una % che, se tenuta sempre, toglierebbe il giocatore dalla lista degli Hack-a-Tizio. Era anche il confronto tra CP3 e IT4, e perdonerete, ma io continuo a preferire altre pg al nocchiero dei Clippers, che ha sbagliato il passaggio che ha portato Boston al possesso con cui ha pareggiato, e ha sbagliato, modestamente marcato da Evan Turner, il tiro della W. Clippertown ha iniziato il supplementare con un tripla+and1 di JJ Redick, subito di nuovo falleggiato da Bradley oltre l’arco per trarne solo un 2/3, però. Nelle prime 8 azioni dell’OT i Clippers sono andati 14 volte in lunetta, sbagliandone però 5 (CP3 ne ha sganciati due sul ferro..), e regalando ai Celtics una vittoria di puro orgoglio, ottenuta con Smart e Crowder fuori per falli e spesso Jerebko da 5, suggellata da due zingarate di IT4 e due di Turner. Olynyk infortunatosi ad una spalla nel secondo quarto non è più tornato in campo, “chi di spalla ferisce di spalla perisce” pare abbia commentato Kevin Love. Fronte “mano di Blake”: la dirigenza dei Velieri ha stabilito che, dopo il suo ritorno, il giocatore sconterà una punizione societaria di ulteriori 4 partite di stop e multa equivalente al salario per le gare in questione, il tutto da aggiungere ad eventuali altre sanzioni provenienti dalla NBA.

BARCLAYS CENTER, BROOKLYN-NY. MEMPHIS GRIZZLIES 109 – BROOKLYN NETS 90
Che dire. Solito massacro subìto dai Nets. Passeggia Memphis priva di Gasol, per infortunio che, come avevamo paventato, si è rivelato molto più serio di come era apparso inizialmente la scorsa notte: piede rotto, mesi fuori, secondo il quotidiano spagnolo Marca; lo staff medico dei Grizzlies si trincera dietro la definizione “out indefinitely”. Visto che non c’è stata gara, continuiamo con le notizie collaterali, per dire che Thad Young, secondo miglior giocatore dei Nets in stagione, uno dei pochi sempre impegnato al massimo, è nelle mire di molte franchigie e sarà uno dei nomi più citati da qui alla trade deadline. Bargnani panchinato, nemmeno mezzo minuto di campo.

THE PALACE, AUBURN HILLS. DENVER NUGGETS 103 – DETROIT PISTONS 92
Dolorosissima questa sconfitta, anche se attesa. Attesa perché i Pistons avevano out per infortuni vari 3 membri del quintetto (Jackson-KCP-Ilyasova) e 3 del pino (Bullock-Dinwieddie-Meeks). Dolorosa perchè li porta fuori dalla zona PO e perché capita proprio nella serata del ritiro della maglia #1 del grande Chauncey Billups. Denver ha colto l’occasione, soprattutto grazie a due giocatori: Will barton, che ha segnato 15 dei suoi 20pti nel quarto finale (e tirato 9 dei suoi 12 totali) e Jusuf Nurkic (16+11), che non è mai uscito dal campo negli ultimi 16 minuti: troppo positivo anche per la sicurezza che trasmetteva ai compagni. A nostro avviso, i confronti con i lunghi europei mostrano gli attuali residui limiti di Drummond (15+17, ma 7/22 dal campo), che, come dice il soprannome che gli abbiamo coniato, è ancora Bimbone se paragonato a 20-22enni europei scafati da anni di vivaio e di gioco vero nei campionati nazionali al cospetto di santoni della panchina, anni nei quali ogni 20 minuti di campo valgono come un anno di NCAA. Gallinari 15, ma con 3/14 dal campo.

QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND. LA LAKERS 111 – CLEVELAND CAVS 120
Altro saluto di Kobe ad un’arena “nemica”, e gara presentata ovviamente come confronto tra Kobe e LBJ. Non saranno loro i più scintillanti nella sconfitta dei Lakers alla Quicken Loans Arena, ma Lou Williams (28-4-2) e Kyrie (35-3-7). Saluto caloroso all’inizio tra gli ex compagni di squadra nei Lakers, Bryant e coach Lue (2 Anelli vinti insieme). Anderson Varejao non aveva giocato 19 minuti in tutta la stagione probabilmente: messo in campo ha risposto benino, con 8+6.

UNITED CENTER, CHICAGO. ATLANTA HAWKS 111 – CHICAGO BULLS 90
ESPN definisce i Bulls di stanotte “sloppy”, il che forse è anche vero, ma direi che più di tutto questa squadra è scioccata. Privata per tre anni mezzo ( ma sarebbe giusto dire per sempre) del miglior giocatore della NBA 2011, Derrick Rose, e ora privata del nuovo miglior giocatore del team, e di certo in corsa al MVP della NBA, Jimmy Butler. Di nuovo ginocchio, e ci vediamo, forse, a metà Marzo. Dall’altro lato del campo stavano gli Atlanta Hawks, che, secondo le voci di mercato, sono quasi tutti sugli espositori: Horford, Teague, Korver sono i pezzi pregiati dalla cui cessione, dicono in tanti, Atlanta vorrebbe ripartire per mettere in piedi una formazione davvero da Titolo. 8 i Falchi in doppia cifra tra i 10 di Korver-Scott-Sefolosha e i 18 di Schroeder; per Chicago 20+10 di Pau, 12+10 del rookie Portis e 17pti di McDermott.

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS. TORONTO RAPTORS 112 – MINNESOTA T’WOLVES 117
I Lupacchiotti resistono alla partenza di Toronto, rimontano, sorpassano a 4’ dalla fine del terzo quarto, si fanno agganciare a 108 pari nel finale, ma riescono ad avere il guizzo vincente. 53 tiri liberi per i T’Wolves contro i 32 dei Raptors possono fare discutere, ma nel complesso la W è meritata. Il duo DeRozan-Lowry è secondo solo agli Splash Brothers per produttività (45 pti vs 51 ogni partita), ma stanotte ha funzionato quasi solo DeRozan (35-3-4) perché il Subcomandante ha sparato 4/15. Incostanti e mal costruiti i T’Wolves, spesso piegati da infortuni (Rubio è un assiduo delle infermerie, e Pekovic è ancora fuori, come è stato per il 75% del suo tempo nella NBA, dati alla mano), ma hanno un paio di giocatori assolutamente sontuosi. Ovviamente il riferimento è per Wiggins (26+3) e Towns (35+11 con 3 stoppate) ma ci mettiamo anche Zach il Selvaggio, a patto che migliori in decision-making e in percentuali di tiro. Al Target Center c’era parecchio non-USA in campo, a cominciare dalla franchigia ospite che è canadese, come lo sono Wiggins, Bennett e Joseph, il GM dei Raptors è nigeriano poi Lituania (Valanciunas e il ref Petraitis), l’argentino Scola, Caboclo e Nogueira from Brazil, Dieng dal Camerun, il congolese Biyombo, il serbo Bielica, il croato Rudez, lo spagnolo Rubio, il montenegrino Lord of the Injuries in giacca in fondo alla panchina di Minnesota. Voilà, this is the Global NBA.

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS. UTAH JAZZ 96 – NO PELICANS 100
Dopo 7 in fila i Jazz affondano a Nola, forse stanchi per l’OT giocato meno di 24 ore prima. Cedono infatti negli ultimi 2 minuti del quarto periodo, quando Anthony Davis (19-4-5), fin lì negativo, trova il modo di scappare a Favors (ancora grande a 29+6) per segnare i punti da 92 a 96 dei Pelicans.

CANDLESTICK RESORT ARENA, PHOENIX. GS WARRIORS 112 – PHOENIX SUNS 104
Earl Watson resta win-less. Questa gara era un letterale testa-coda, affrontandosi il migliore e il peggiore del momento. GS aveva vinto gli ultimi due confronti vs i Suns per complessivi 44: stavolta son stati pietosi, e si sono limitati a tenerli sotto di 8, impietositi forse anche dalla minirissa di frustrazione tra i compagni di squadra Goodwin e Morris durante un TO. Gemello Markieff ha di certo voluto dare un ulteriore colpo per accelerare la sua partenza da Phoenix: non ne vuole mezza di stare in Arizona fin dallo scorso Agosto, quando, separandolo da lui, gli cedettero ai Pistons l’adorato Gemello Marcus. Gli Splash Bros rispettano la loro media cinquantellare: 26 Steph (ma anche 9r e 9a), 24 Klay.

MODA CENTER, PORTLAND. HOUSTON ROCKETS 103 – PORTLAND TRAILBLAZERS 116
Oh-ho. I Rockets infilano la terza GrandeElle consecutiva e ritornano a inizio Dicembre, ossia fuori dai PO come con il licenziato coach McHale. Un fotogramma della gara di stanotte è significativo: James Harden guarda nel vuoto con un’espressione tra lo schifo ed il terrore, e di fianco, poco dietro a lui, coach Bickerstaff ha un’espressione simile, ma condita di rassegnazione e guarda nel vuoto, ma in direzione opposta al suo campione. Il quale campione, nelle tre recenti sconfitte ha avuto di media (per difetto dei decimali) 34-7-6: cosa può mai fare di più? Le cifre dicono che DH aiuta LaBarba, ma le cifre non tengono conto della Sindrome di Barbie che affligge il lungo ex Orlando. Portland, dall’altra parte, è una vera squadra, e non ha lasciato scampo a Houston in questo scontro diretto per l’accesso alla griglia della post-season della Western Conference. Ogni squadra ha un uomo che sublima il gioco: ovviamente è D-Lill, 31-3-9, aiutato stanotte dal miglior Mo Harkless di stagione: 19+13. Josh Smith, come ovvio che fosse, subito precipitato a soli 6’ sulle tavole; il problema è che nello spogliatoio ci sta a tempo pieno..