Non si è trattato solo di Kyrie o di Durant, che, per motivi diversi, volevano un coach più prestigioso: tutti i Nets sono dietro al licenziamento del coach anglo-americano.

Il 6 marzo il management dei BKN Nets ha dato il benservito a coach Atkinson. La prima preoccupazione del Pres. Joe Tsai è stata dire che, dietro al provvedimento, NON c’erano i giocatori o un giocatore in particolare e che, anzi, era stato un divorzio consensuale, con la formula classica “we mutually parted our ways”.

La data su cui voglio richiamare la Vs attenzione, però, è il 20 Febbraio, quando i Nets persero in OT una gara da me vista vs i Sixers, in cui avevano condotto di 20 nel secondo quarto e di 6 a metà del quarto periodo. Il supplementare fu un monologo di Phila, 9-1 (un libero di Dinwiddie) e i giocatori di BKN a non fare fallo nell’ultimo minuto nonostante le palesi indicazioni di Atkinson dalla sideline.

Quindi sì: è stato licenziato dai giocatori. Difficile considerare casuale che la squadra abbia interrotto una serie di 6 KO in 8 gare proprio a cominciare dal 6 Febbraio. Quello che resta da individuare è il motivo, non il medesimo per tutti i giocatori. Le due Stelle, Kyrie e Durant, sono molto diverse come stile e personalità nel locker e fuori dal campo. Durant è un personaggio poco espansivo, anche se meno musone di come appare in pubblico; ha puntato tutta la carriera sulla capacità di vincere Titoli, anche a scapito di un po’ di soldi, un po’ di gloria personale e senza quasi curarsi del riconoscimento mediatico: ma dicono tutti sia un buon compagno di squadra. Ha però il difetto che tanti grandi hanno: vuole vedere in panchina non solo capacità tecnica da parte del coach, ma anche “ingombro”, pedigree,  grande prestigio acquisito; non a caso ha mollato OKC quando Brooks (già non proprio il top) fu sostituito da Donovan appena arrivato dalla NCAA. Kyrie è più mediatico, più lunatico e un pessimo compagno di squadra: dopo il fallimento a Boston, dove nessuno lo ricorda con piacere, si è ripetuto a BKN, per esempio con una dichiarazione in cui “salvava” solo 5 degli attuali compagni di squadra, dicendo che tutti gli altri non erano potabili in una formazione che vuole vincere il Titolo. In quel frangente gli “altri” non si sono sentiti tutelati da coach Atkinson, un ottimo coach (top 10 NBA, per chi si fida del sottoscritto), ma anche un gran bravo ragazzo, forse troppo. Non ha saputo reagire e contrastare con la dovuta dose di attributi le bizze e i dubbi delle due Stelle, e per motivi diversi si è alienato la fedeltà degli altri. Peccato: la valenza tecnica di Atkinson sta nei risultati, dopo aver portato anche quest’anno NONOSTANTE l’atmosfera frizzante i Nets ai PO, aver creato la maggior sorpresa portandoceli l’anno scorso e facendo maturare al meglio talenti come D’Angelo Russell (poi perso via mercato), Caris LeVert, Joe Harris (uno dei “non ce la può fare” di Kyrie), Dinwiddie (che non sopporta Irving: vedere le sue stats quando gioca con lui rispetto a quando ha giocato senza Kyrie infortunato) e Jarrett Allen. Non dimentichiamo che ai Nets gioca quest’anno anche DeAndre Jordan: non era certo lui il meno rompipalle nel locker dei Clippers all’epoca della sempre in tensione Lob-City.