Tutti schierati a vedere cosa sarebbe stato all’esordio dell’accoppiata Harden-Westbrook.

Esordio non semplice: i Rockets aspettavano la visita dei Milwaukee Bucks dello Pterodattilo Greco. L’inizio di Milwaukee è stato orribile, forse anche per colpa di una deprecabile barbetta mostrata da coach Budenholzer che faceva sembrare i Cerbiatti allenati da Paul Giamatti. Nei primi 11 mins di gara MIL solo 17 pti, dei quali solo 5 segnati da uno del quintetto base (Bledsoe): niente dai primi 3 scorers dello scorso anno, Gemello Brook, Middleton e Antetokounmpo (primo punto a 55 secs dal termine del primo quarto, 1/2 dalla lunetta). Contemporaneamente, i Rockets facevano valere la prestanza di Westbrook (24-16-7, davvero positivo nell’inizio di gara e con decisa leadership anche sopra Harden), la sapienza della Barba nel guadagnare lunette (8/8 anche se 0/2 dal campo) e l’energia dei gregari, tra cui soprattutto i lavoratori sporchi House e Tucker (5/8 da 3). I due manovali infatti, con qualche aiuto dalla panchina di Sefolosha, facevano sudare Giannis ad ogni possesso. In un primo half concluso sopra di 16, tuttavia, i Rockets hanno incontrato anche il fischio che ha cambiato la gara: il quarto fallo di Harden, terzo offensivo (2 per merito dell’immenso e misconosciuto Ilyasova). L’errore fondamentale è arrivato da Mike D’Antoni che, invece di destinare la Barba al quarto periodo, lo ha fatto giocare anche al ritorno in campo: mossa assurda sopra di 16, con Eric Gordon a disposizione e in una notte in cui anche McLemore aveva fino allora messo dentro 2 triple su 2, perchè Harden non era limitato solo in difesa, ma anche (3 in attacco) offensivamente; praticamente giocando sulle uova, la guardia dei Rockets non ha potuto rendere e anzi ha influenzato negativamente il gioco dei suoi. Il risultato era far rimontare i Bucks, anche grazie al risveglio di Antetokounmpo (30-13-11 con il 40% da 3, attenzione) che sul finire del terzo periodo rendeva possibili 16 punti consecutivi tra panieri ed assists. Messa in difficoltà, HOU ha mostrato i vecchi difetti di mancanza di alternative rispetto al gioco di sparare triple: nel terzo periodo Capela è stato dimenticato, e Westbrook ha giocato meno di Harden. Le riserve sul coaching di D’Antoni vengono anche dai dettagli, come la scarsa disciplina situazionale dei suoi: il primo sorpasso dei Bucks (91-90) è arrivato su una transizione originata da un tentativo non opportuno di Westbrook di rubare il reboff a Giannis, cosa che ha generato la superiorità numerica grazie alla quale l’uomo di RW ha imbucato la tripla. Disciplina, invece, hanno mostrato i Bucks nel momento in cui lo Pterodattilo ha commesso il suo sesto fallo: erano sopra di 6, mancavano 5:18 al termine e pochi avrebbero puntato su di loro in quel momento. Middleton (11+8, tutti o quasi alla fine) ha preso le responsabilità che gli competevano, Wes Matthews (14 con il 50% dal campo) difendeva bene sulla Barba infilando anche un paio di triple ed Ilyasova (13+11 e 1 stoppata) continuava a insegnare, mentre i Rockets ancora si perdevano nella loro mancanza di disciplina: fallo in attacco di Harden, Westbrook che nel quarto periodo tira più triple di Harden. Parziale di 39-24 per i Bucks nel quarto periodo, Harden (19-7-14, 2/13 dal campo) giocato inopportunamente segna solo 6 pti nel secondo half e solo 2 nel quarto periodo: segnate questo KO sul conto di coach D’Antoni, che è anche rimasto con addirittura 2 TO nel cassetto.