Maturata in estate la scelta di iniziare la stagione del ritorno nell’Olimpo Italiano del Basket senza una pedina importante come il “4” titolare,

la Virtus Segafredo si trova presto con uno score negativo, il capitano e pilastro della stagione precedente messo fuori rosa e la necessità di rinforzare in maniera celere e sostanziale il reparto lunghi.

Inizia quindi l’inevitabile “fantamercato” su tutti i media che accostano ai bianconeri i nomi più disparati, a volte anche troppo altisonanti e quasi utopici. Trait d’union il fatto che questa fantomatica figura sia un “americano”, come se questo fosse necessariamente sinonimo di alta qualità.

Mentre la piazza attende quindi l’imminente “bomba di mercato” d’oltreoceano, ecco arrivare in punta di piedi (e con passaporto italiano) un ragazzone di 207 cm, già noto da queste parti per essere cresciuto nella “cantera” Virtus e fermo da un anno dopo un brutto infortunio al ginocchio.

Ecco Filippo, innanzitutto complimeti per il grande impatto avuto, ad oggi indubbiamente sei uno dei migliori Italiani della Segafredo ed anche del campionato.

Cosa ci puoi dire di questo ultimo anno caotico: un infortunio grave che ha precluso a te ed anche a Trento la seria possibilità di mettere in bacheca uno Scudetto, ma che ti ha infine riportato a “casa” al centro di un progetto molto ambizioso?

Come hai sottolineato tu lo scorso è stato un anno molto sfortunato, dove è arrivato un brutto infortunio in un momento molto delicato sia perchè la squadra stava andando molto bene, sia perchè io ero in forte ripresa dopo un’altro infortunio, meno duro ma che mi aveva tenuto lontano dal campo paradossalmente per più tempo. All’inizio di questa stagione poi c’è stata l’opportunità di giocare gli Europei, dove non ho avuto ampio minutaggio ma che è comunque stata una grande esperienza; per contro ho però pagato il fatto di avere poco tempo per lavorare su me stesso e sul mio fisico ed anche di non aver seguito la preparazione con Trento. Così, rientrando a soli 3 giorni dalla SuperCoppa giocata a Forlì, mi sono ritrovato indietro di condizione. Tutto questo ha pesato sull’inizio della regular season e pian piano sono scivolato un po’ ai margini del progetto: sono cambiati minutaggio e  responsabilità ed ho faticato a rendere secondo i miei standard. In tutto ciò è arrivata totalmente inaspettata, visto il “toto mercato” che si stava facendo a Bologna, la chiamata della Virtus. L’ho vista come una grande opportunità di rilancio e poi tornare a Bologna per me è un sogno anche se non mi aspettavo di arrivare a stagione in corso…

Come valuti la tua condizione e tenuta fisica ad oggi?

C’è ancora margine di miglioramento a livello fisico ma il ginocchio sta bene, io sto bene e sto lavorando tanto insieme allo staff  Virtus che è estremamente preparato. Ho tanto tempo in settimana per concentrarmi sul pieno recupero, purtroppo dopo questo infortunio non è né semplice né  veloce tornare al basket giocato ma ci sto arrivando anche grazie all’ampio minutaggio che la Segafredo mi concede. Sono molto contento dei miei progressi ed in più la squadra sta andando molto bene: il cambio ha decisamente pagato!

Esordio, grande accoglienza del popolo bianconero ma, pronti via, un nuovo piccolo infortunio e festa rinviata. Ci puoi dire cosa hai pensato?

Ma guarda, ero arrivato da pochi giorni e per come era andata la trattativa la mia presentazione doveva avvenire dopo il match con Cremona; mi sono invece  trovato gettato nella mischia ed i compagni sono stati fantastici nell’inserirmi subito nel gruppo. Appena sceso sul parquet ero molto teso, entrare in questo PalaDozza da una grande emozione,  poi un minuto e mezzo e questo contatto fortuito, tra l’altro col mio amico Gazzotti con cui abbiamo fatto le giovanili insieme, 13 punti di sutura al mento e tutto rimandato. Esordio rivedibile…

Che ambiente hai trovato appena arrivato? Com’è stato l’impatto col metodo di lavoro di coach Ramagli?

Con i compagni super: con Ale Gentile avevo già fatto due Europei a livello giovanile, Stefano lo conoscevo per averlo affrontato sul campo così come Klaudio. Pietro Aradori ho avuto la possibilità di conoscerlo questa estate agli Europei e devo dire che mi ha dato una grandissima mano ad inserirmi nel gruppo: come ultimo arrivato tra tutti questi “colossi veterani” non era semplice integrarsi. Anche il gruppo di “Americani” è fatto di grandissime persone a livello umano e non è stato complesso unirsi a loro. Sia i veterani della promozione che i nuovi arrivati hanno dato vita ad un grande gruppo molto affiatato; prima di arrivare leggevo sui giornali di uno spogliatoio “complesso” ma posso assicurare che niente è più lontano dalla realtà. Per quanto riguarda coach Ramagli c’è stato un feeling immediato dovuto anche al fatto di aver lavorato insieme ad un Europeo giovanile. Sulla soglia del decidere se venire a Bologna, è bastata una sua semplice telefonata in cui spiegava quello che pensava di me per convincermi all’istante.

Con te in campo la Virtus ha indubbiamente aumentato sia la tenuta difensiva che la qualità di circolazione di palla. Riesci a dare grande calma e lucidità alla manovra: avete lavorato su questa posizione da “playmaker occulto”?

Credo di essere stato preso per questo; non sono e non sarò mai un “4 Americano” da 20 punti e 10 rimbalzi a partita, però mi hanno sempre visto come un giocatore che può aumentare la circolazione di palla e siccome ho buone doti di passaggio e di lettura della pallacanestro posso togliere pressione al playmaker. Come anticipato sono venuto qui per rilanciarmi ma non a livello statistico e vedere che la squadra giri meglio (questo me lo hanno fatto notare anche altri), per me è già un ottimo risultato.

Nella partita con Reggio Emilia, dopo la brutta prova di Avellino, il tuo impatto sulla gestione del pallone e sul riportare calma e lucidità nel gioco credo si sia visto nitidamente. Quando attacchi bene, poi, la difesa riesce ad essere più incisiva.

Si se attacchi con fluidità e giuste spaziature riesci  poi ad accoppiarti meglio nella transizione difensiva perché risulti meno sbilanciato. Ancora oggi soffriamo momenti di eccessiva frenesia ma nel complesso stiamo lavorando duro e credo i risultati si vedano chiaramente.

Capitolo rissa Vs Trento: premesso che in merito si è già scritto e parlato troppo e spesso a sproposito, vorrei solo un tuo parere sull’attenzione mediatica attorno ad Ale Gentile: non ti sembra che ci sia poca oggettività e che spesso si cerchi la critica a tutti i costi sul giocatore?

Un po’ si, sappiamo che chi ha più responsabilità è anche uno dei più bersagliati; ricordo anche Pietro, quando ha avuto un piccolo periodo con percentuali inferiori al suo standard ad inizio stagione, essere attaccato subito su questi numeri dai giornalisti e da alcuni tifosi meno ferrati tecnicamente. E’chiaro che Ale lo consociamo tutti, è un ragazzo sanguigno e già a fine gara aveva capito l’errore; bisogna però contestualizzare il fatto: è successo qualcosa di molto spiacevole che ha coinvolto suo fratello e li non hai 2/3 minuti per poter ragionare a sangue freddo. Ha pagato quello che era giusto scontare (la Virtus ha vinto lo stesso) e, pur non essendo schierabile in campo, è stato di grandissimo aiuto durante il lavoro in palestra delle ultime settimane, sintomo di grandissima professionalità e maturità. Contro Sassari sarà sicuramente prontissimo.

Infine un pensiero sulla Coppa Italia. La Virtus incrocerà subito la grande rivelazione della stagione, la Leonessa Brescia. Che partita dovrà interpretare la Virtus per tentare di raggiungere la semifinale?

Innanzi tutto credo che i miei compagni dovranno tirarsi via un “sassolino dalla scarpa” per come è arrivata la sconfitta in campionato. Ormai Brescia non è più una sorpresa, ha fatto un girone d’andata realmente strepitoso e si stanno confermando giornata dopo giornata, basti vedere il colpo ad Avellino. Hanno un bel mix di Americani ed Italiani che sta portando risultati ma noi ad oggi pensiamo solo a Sassari; da lunedì ci metteremo in palestra a studiare come fronteggiarli.

Concedimi una domanda un po’ “Marzulliana”… Un difetto ed un pregio di questa Virtus secondo te.

Un difetto… quello che hai detto tu prima: capita che a sprazzi si vada fuori giri sia in attacco che in difesa e quindi si corra il rischio di subire dei break in poche azioni, anche in partite in cui siamo in controllo. Il pregio più grande invece è il gruppo: credo che, a discapito di quello che si diceva dall’esterno ad inizio stagione, l’atmosfera sia di grande collaborazione e sul campo direi che i risultati si siano visti.